SEBBEN CHE SIAMO ISLAMICHE di Giovanna Zucconi
SEBBEN CHE SIAMO ISLAMICHE AL CAIRO UN FORUM SULL'INFIBULAZIONE SEBBEN CHE SIAMO ISLAMICHE Giovanna Zucconi QUANTE saranno, al mondo, le donne che portano ai piedi scarpe Nike e nascondono sotto la veste la cicatrice dell'infibulazione? Quante le donne nei cui corpo convivono i segni della globalità e quelli della tribalità? Si apre oggi al Cairo, e durerà fino a domenica, un seminario internazionale contro le mutilazioni genitali femminili. Lo organizzano l'Aidos (associazione italiana donne per lo sviluppo) e un altro gruppo italiano, «Non c'è pace senza giustizia», con il patrocinio del National Council fot Child and Motherhood, proponendosi di fare il punto sulle politiche e le legislazioni dei diversi paesi. Sarà un'altra tappa della Campagna «Stop Fgm» contro le mutilazioni genitali femminili (alla campagna e al seminario aderisce anche l'Udì che ha raccolto più di 4 mila firme dall'S marzo ad oggi). E come se cinquant'anni fa due associazioni straniere, venute da luoghi più settentrionali e più emancipati, fossero scese da noi a dibattere del delitto d'onore: una promiscuità tra culture che rischia l'interferenza nel nome di princìpi più avanzati. Per altro, sono rischi che è indispensabile correre se si vuole e si crede che la globalizzazione non sia solo una pratica di mercato. È sicuramente più facile e più comodo produrre su licenza scarpe e magliette, magari con manodopera a basso costo, che esportare o importare i diritti umani. Persino se si tratta di un diritto così macroscopico come quello all'integrità fisica. Il sospetto di colonialismo umanitario è diradato, in questo caso, dall'elenco dei partecipanti. C'è Emma Bonino, deputato europeo, e c'è la signora Susanne Mubarak, first-lady egiziana. Ci sono il patriarca della chiesa copta e la massima autorità islamica. Europei e africani, donne e uomini. Stato e Chiesa. E forse intendersi su una questione pur così delicata, che affonda le sue radici nella cultura tribale africana (non nell'Islam), è meno ostico di quanto si possa temere. La giusta esitazione di fronte alle culture e alle usanze che l'invadenza occidentale rischia di cancellare, diventerebbe pura viltà, o cinico relativismo, di fronte a pratiche come l'infibulazione. La cui cruenza, già di per sé, richiama un principio davvero universale, e traducibile in tutte le lingue e in tutte le culture, come il rispetto del corpo umano, specie quello infantile. Se sul chador è comprensibile, e infatti accade, che la discussione sia aperta, suil'infibulazione è naturale che alcuni princìpi perdano la loro relatività, e si globalizzino senza alcun complesso. Il paradosso, in caso di un'estrema e quasi caricaturale applicazione del relativismo culturale, sarebbe la mutilazione del clitoride passata dalla Usi. Ma qualche principio è più principio degli altri, e il seminario del Cairo prova a trovare, nel groviglio interculturale, il bandolo di uno sguardo comune sulle donne e gli uomini.
Persone citate: Child, Emma Bonino, Susanne Mubarak
Luoghi citati: Cairo
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