An festeggia le dispari opportunità di Michela Tamburrino
An festeggia le dispari opportunità L'IDEATRICE DELL'INIZIATIVA SANTANCHE: «VOGLIAMO UNA DONNA CHE NON FACCIA L'UOMO» An festeggia le dispari opportunità Michela Tamburrino ROMA MILLE donne da tutt'Italia: domani a Milano, Palazzina Liberty, per la giornata al femminile nella cornice della Festa del Secolo d'Italia, preceduta da un pranzo in giardino per cinquecento; stasera, con i tavoli addobbati e le coccarde con su scritto «Viva la differenza». Il premio «Donne protagoniste» è nato da un gruppo di amici, guidati da Daniela Santanchè, di An. «Lo abbiamo inventato dice Santanchè - con Ignazio La Russa, Vera Slepoj, Paola De Benedetti, Francesco Micheli, Cristiana Muscardini. Maria Ida Germontani ed è diretto a dare un riconoscimento a quelle donne che sono rappresentative di una categoria professionale, senza steccati ideologici. Ecco perché ab¬ biamo pensato a Ornella Vanoni, a Valentina Cortese, a Luciana Savignano, a Maria Latella, ad Aaina Maria Bernardini De Pace, alla mamma di Sergio Ramelli, a suor Miriam Castelli, ad Andreé Ruth Shammah, ad Alda Merini, a Rosa Alberoni, a Renata Polverini». Capacità di pensare un allargamento oltre i quadri del partito, un'idea che piace ai promotori, tanto da sistemare, subito dopo il premio, un dibattito dal titolo provocatorio: «Oltre le pari opportunità. Viva la differenza», incontro moderato da Maurizio Belpietro e da Barbara Palombelli che non nasconde una certa curiosità culturale per quello che sarà: «Sono molto interessata al tema del dibattito. Voglio proprio vedere come si incrocia il femminismo con la donna di destra». Come si incrocia è già chiaro a Daniela Santan- che: «Andiamo oltre le pari opportunità in nome delle differenze. Siamo il 530Zo del Paese e non siamo in politica, non siamo nel giornalismo, non siamo nelle banche. Siamo esclusivamente come quantità e non come qualità. Se finora non siamo riuscite a scardinare certe regole significa che dobbiamo individuare altri strumenti, vuoi educativi, vuoi culturali. Dopo anni a sentir parlare di omologazione dalla sinistra, riconosciamo che il nostro valore sta nella differenza. E, soprattutto, non ci ghettizziamo. Perché è un problema del Paese se il 5307o non è rappresentato adeguatamente. Chiediamoci piuttosto se sono giuste le quote, se sono servite a qualcosa. Facciamoci venire dei dubbi. Nessuno di noi ha la verità in tasca. Facciamo aiutocritica». Autocritica spietata so¬ prattutto verso se stesse: «Certo, interroghiamoci. Chi sono i peggiori nemici delle donne? Le donne che come scriveva Alberoni non sanno fare branco». E per quanto riguarda l'ambizione e la fame di potere? «Ci risiamo, non è una vergogna. Io sono ambiziosa e ne sono contenta. Usiamo una volta tanto il metro della solidarietà femminile». E puntuale arriva il vaticinio: «Il partito che saprà rispondere alle esigenze femminili dell'Italia aumenterà il suo consenso». La colpa di tutto questo equivoco dei ruoli? «Non è degli uomini. Oltretutto io la figura della vittima non la voglio fare». E uno sguardo al valore più grande: «La famiglia. I figli sono una risorsa non un ostacolo. Si ritorni alla centralità del nucleo familiare. La donna in carriera è solo grottesca». Daniela Santanchè
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