Il questore che salvava gli ebrei

Il questore che salvava gli ebrei Il questore che salvava gli ebrei La figura di Giovanni Palatucci ricordata con un seminario al Cinema Massimo DI OMENICA 22 giugno, alle lore 15,30, al Cinema Massimo di via Verdi 18, si tiene un seminario su Giovanni Palatucci e viene proiettato il film-documentario «Senza confini» che ne ricostruisce la storia. L'iniziativa è della «Promozione Cultura Europea Comunità di origine irpina», presieduta da Costantino Giordano, consighere regionale. Palatucci era nato in Irpinia, ma la sua vicenda e il suo eroismo, sino a pochi anni fa poco noti in Italia, sono di una grandezza senza confini. Per lui, la Chiesa ha di recente anche iniziato il processo di beatificazione. La storia di Palatucci si svolge tutta dal 1938 al 1944. Nato a Montella (Av) nel 1909, dopo gli studi e la laurea conseguita a Torino, viene inviato a Genova come vice commissario. Ma non è brillante, anzi viene definito «funzionario scarsamente attaccato al servizio, assenteista, assiduo frequentatore di luoghi di divertimento, elemento che l'amministrazione della Ps perderà senza risentire alcuno svantaggio». Per punizione è trasferito a Fiume, porto di confine e sede di una antica comunità ebraica. Gli affidano l'ufficio stranieri, che di fatto significa dedicar¬ si alla persecuzione degli ebrei, ai quali il regime aveva tolto la cittadinanza italiana. Ma Palatucci non obbedisce alla direttiva del governo fascista di respingere gli ebrei al confine e di consegnarli ai carnefici. Si circonda di agenti e di soldati che la pensano come lui e con il loro aiuto trasforma l'ufficio in una fabbrica di falsi documenti ariani. Le spie fasciste non riescono a procurarsi prove contro di lui e restano impotenti fino a quando arrivano arrivano le SS. Solo allora la delazione raggiunge il suo scopo. Avvisato del pericolo, riesce a mettere in salvo la compagna ebrea Mika e, rinunciando a fuggire in Svizzera, rimane a Fiume a reggere la questura. Il 13 settembre 1944 viene arrestato e inviato nel campo di Dachau, dove muore il 10 febbraio 1945. Aveva 36 anni. Palatucci ha salvato circa 5 mila ebrei. «Giusto tra le nazioni» è stato riconosciuto dal congresso mondiale delle comunità israelitiche, svoltosi a Londra nel '45. Gli sono state intitolate una strada e una foresta nella città israeliana di Ramat Gan per iniziativa di quattrocento israeliani che, grazie al suo aiuto, poterono scampare al massacro e rifugiarsi in Palestina. L'Italia lo ha ignorato per cinquant'anni. Solo nel 1998 la storia di Palatucci è stata rivelata al pubblico dal libro di uno storico istriano. Per non dimenticare questa figura straordinaria, la Comunità di Origine Irpina organizza il seminario di domenica 22 giugno cui parteciperanno, tra gli altri, un compagno di prigionia a Dachau (Palatucci aveva il numero di matricola 117.826) e il referente locale del processo di beatificazione. Da venerdì 20 a domenica 22 in piazza Carignano, dalle 14 alle 19, un banchetto di Promozione Cultura Europea distribuirà inviti per assistere alla proiezione al Cinema Massimo e materiale documentario. Info 011/575.74.00. [a. top.] Giovanni Palatucci morì a Dachau