Retes, il «non omologato»
Retes, il «non omologato» Retes, il «non omologato» L'anticonvenzionale regista messicano al centro di una personale del Museo CI sono ogni tanto delle improvvise epifanie di registi che hanno alle spalle una carriera interessante e anche significativi riconoscimenti, ma che rischiano di restare completamente sconosciuti anche presso gh appassionati di cinema. E' il caso di Gabriel Retes, attore e regista del cinema messicano che vanta un discreto palmarès personale ma che sarebbe un nome completamente ignoto in Italia se la personale completa dei suoi film non fosse stata presentata tempo addietro dal festival del Cinema Latino Americano e di conseguenza non fosse stata adesso ripresa da una proposta del Museo Nazionale del Cinema. Retes ha una carriera che potrebbe a sua volta essere raccontata da un film. I suoi genitori sono attori famosi, lui stesso ha esordito nella recitazione a 13 anni nel i960 e negli anni successivi, quando anche in Messico si è iniziato a coniugare sperimentazione cinematografica e lotta politica, è stato imo degli animatori di un movimento di cineasti che realizzavano film militanti in superS. Il suo esordio avviene negh Anni Settanta e i suoi film raccontano la situazione pohtica e sociale del suo paese, e Retes affianca da subito l'attività di regista con quella di attore (lavora con l'esule cileno Miguel Littin e con molti cineasti messicani) e anche di produttore (tra gh altri anche per Jean Luis Bunuel, figlio del grande Luis). Tra i suoi film, che saranno presentati nella sala del Massimo Tre (via Verdi 18) da venerdì 13 a sabato 21 giugno, sembra molto interessante sulla carta «Los naufragos», diviso in due parti che sono uscite rispettivamente nel 1984 e 1986. Racconta di un naufragio e di un gruppo di superstiti che deve affrontare, su un'isola deserta, una nuova vita con nuove regole: e il passaggio dall'apocalisse ah'affiorare di nuovi istinti e nuove pulsioni rende la storia sospesa tra commedia e dramma. Proprio come avviene per la vicenda di «Bienvenido? Welcome», girato nel 1993 e ambientato all'interno di un altro gruppo chiuso come può essere una troupe cinematografica al lavoro: in più, bisogna anche tener conto che nel gruppo dei protagonisti c'è anche un uomo che teme di aver contratto l'Aids dopo un atto di infedeltà. Insomma, in cinema di Gabriel Retes sembra essere una perfetta fusione tra l'urgenza della militanza pohtica e l'uso sapiente e divertente della metafora, e questa coincidenza lo rende interessante e meritevole dell'attenzione di chi ama il cinema non convenzionale e non omologato. Stefano Della Casa Il messicano Gabriel Retes
Persone citate: Cinema Latino, Gabriel Retes, Jean Luis Bunuel, Miguel Littin, Retes, Stefano Della Casa
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