Cicatrici da ustioni, vent'anni e 75 ricerche

Cicatrici da ustioni, vent'anni e 75 ricerche [SABATO UN BILANCIO DELLA FONDAZIONE PIEMONTESE Cicatrici da ustioni, vent'anni e 75 ricerche TEICH ALASIA: «LA NUOVA FRONTIERA E' LO STUDIO DEI MECCANISMI BIOLOGICI DELLA CICATRIZZAZIONE» LA Fondazione Piemontese per gli Studi e le Ricerche sulle Ustioni compie vent'anni e sabato 14 giugno a Torino, presso il CTO, un convegno tirerà le somme di questi due decenni di lavoro scientifico della Fondazione, riassumibili in 75 progetti di ricerca e oltre 150 pubblicazioni su riviste di prestigio internazionale. Da Rita Levi Montalcini verrà il contributo di una lettura magistrale sul rapporto tra l'NGF, il fattore di crescita nervosa per la cui scoperta ha avuto il. premio Nobel, e la cicatrizzazione delle ferite. Simone Teich Afasia, pioniere della chirurgia plastica e fondatore del primo Centro grandi ustionati d'Italia, ha creato nel 1983 la Fondazione per le ricerche sulle ustioni che tuttora presiede. A guidarlo era, ed è ancora oggi, la convinzione che progressi sostanziali nella cura sarebbero stati possibili soltanto studiando i meccanismi biologici fondamentali con cui una piaga si cicatrizza. «Quando ero studente spiega - nelle aule universitarie si insegnava che se l'ustione supera in estensione un terzo della superficie corporea, non si sopi'avvive. Oggi riusciamo a salvare anche chi ha ustioni sul 90 per cento della cute, sappiamo coltivare in poco tempo grandi superfici di pelle, sappiamo come trapiantarla con pieno successo. Progressi enormi. Ma c'è un campo dove rimane molto da fare: quello delle cicatrici. Nel 75 per cento dei casi una ustione grave sviluppa una cicatrice patologica. In queste cicatrici la cute cresce in modo abnorme, causando pesanti danni estetici e psicologici, ma anche penose invalidità, perché le cicatrici ipertrofiche possono impedire, per esempio, il movimento degli arti, delle mani, del collo. La Fondazione è sorta con lo scopo principale di affrontare il problema delle cicatrici patologiche mettendo insieme diverse competenze: biologi cellulari, microbiologi, genetisti, immunologi.». Quali obiettivi vi siete dati? «Fin dalla sua nascita la Fondazione sostiene ricerche che puntano a capire perché si formino le cicatrici ipertrofiche, perché siano così difficili da curare, come sia possibile migliorare la loro evoluzione e, in prospettiva, come si possa prevenirle impedendone la formazione. Nel 1983 in Italia questo era un campo del tutto ignorato, anche in Europa si faceva poco, gli Stati Uniti erano il paese più avanzato. Ora l'Italia è in ottima posizione. Di solito dopo la guarigione i grandi ustionati venivano lasciati alle mani dei chirurghi plastici. Ma anche una lunga serie di interventi non sempre annulla i danni funzionali, estetici e psicologici di una brutta cicatrice. Noi cerchiamo soluzioni alternative. Ben 38 piani di ricerca sono stati dedicati a questo fine.» Può sintetizzare 1 risultati che avete ottenuto? «Prima di tutto abbiamo messo a punto una classificazione delle cicatrici ih base a criteri oggettivi per consentire un confronto dei dati a livello internazionale. Una scoperta di grande interesse riguarda il ruolo del sistema immunitario nel processo di riparazione dei tessuti: oggi si sa che le cicatrici patologiche derivano da un eccesso di risposta del sistema immunitario. Molti lavori della Fondazione hanno quindi esplorato i fattori immunologici che possono essere coinvolti, in modo da imparare a controllarli. Un metodo efficace per bloccare le cicatrici ipertrofiche è la elastocompressione: alcuni ricercatori hanno sviluppato un modello di laboratorio per capire meglio come questa tecnica agisce, in modo da renderla più efficace.» La cura delle cicatrici è l'unico ambito di ricerca della Fondazione? «E' il principale ma non l'unico. Importante, per esempio, è ridare sensibilità ai tessuti guariti dall'ustione: 17 piani di ricerca sono stati dedicati alla rigenerazione nervosa sensitiva, ai recettori cutanei nel tessuto sano, cicatriziale e trapiantato, allo studio dei nervi periferici nella patologia da ustione. Altre ricerche hanno supportato la nascita di una Banca della Cute: per esempio, sono state perfezionate le tecniche di conservazione sia tramite congelamento sia tramite glicerolo. Con quest'ultimo sistema la pelle può essere conservata per due anni alla temperatura di 4 gradi centigradi. Altri studi hanno stabilito nuovi standard di controllo sulla qualità e vitalità dei tessuti conservati.» Quali difficoltà incontrate? «Come Fondazione siamo impegnati nelle ricerche scientifiche e nella divulgazione dei loro risultati. Le maggiori difficoltà, al di là di lavorare bene per ottenere progressi, sono legate allo scarso interesse per la ricerca che esiste nel nostro paese, alla fatica per ottenere finanziamenti a sostegno dei progetti di studio. Molto importante è non dissipare quel grande capitale di intelligenza che sono i giovani. La fuga dei cervelli è una realtà. Dobbiamo aiutare i giovani a restare in Italia o a ritornare. Per questo la Fondazione distribuisce borse di studio ai giovani più promettenti.» Qual è il suo messaggio, guardando al lavoro ratto nei vent'anni della Fondazione e a ciò che rimane da fare? «La speranza per quelle persone che credono di essere rimaste sole con la loro menomazione. Non sono sole. Si può fare qualche cosa. C'è chi lavora per loro. Oggi cerchiamo di curare le cicatrici invalidanti, domani forse potremo prevenirle». [p. bia.) L'attrezzatissimo reparto grandi ustionati del CTO di Torino e il suo fondatore, Simone Teich Alasia, pioniere della chirurgia plastica in Italia e presidente delia Fondazione piemontese per lo studio delle ustioni

Persone citate: Rita Levi Montalcini, Simone Teich Afasia, Simone Teich Alasia, Teich Alasia

Luoghi citati: Europa, Italia, Stati Uniti, Torino