L'antropologo in Sud America studia le società senza Stato

L'antropologo in Sud America studia le società senza Stato L'antropologo in Sud America studia le società senza Stato N un'epoca in cui si parici di esportare la democrazia, se non di imjoria con la forza, eggere gh scritti di Pierre Clastres, antropologo francese scomparso' nel 1977 scomparso nel 1977 a soli 44 a:nni e definito "l'erede libertario eli Lévi-Strauss", acquista un sapore quanto mai attuale. Le sue ricerche presso alcune popolazione dell'America Latina lo hanno pi orlato a riflettere sul tema del potere, delle diverse forme di leadership, dello Stato e della violeniza che spesso ne consegue. E il primo ostacolo che ha incontrato è stato l'etnocentrismo occideintale. Nei sag^;i che compongono La società comfro lo Stato, la critica all'etnocen trismo costituisce una sorta di filo conduttore. Per esempio, fa notare Clastres, quando definiamo le società di interesse etnografico, lo facciamo sempre per difetto, mettendo in evidenza ciò che non hanno (e che noi invece abkiamo). Ecco allora nascere le cosiiddette "società senza Stato", le quali, così definite, denunciano fin dall'origine una forma di incompletezza, così come le società senza mercato o senza storia. Insomma, sempre "senza" qualcosa. Cosa mancherebbe alle società senza Stato? Quella particolare relazione sociale traducibile nel bino traducibile nel binomio comando-obbedienza. Ne consegue allora che in queste società il potere è assente in quanto assente è la forza coercitiva che costringe i sudditi a obbedire. Partendo dalla critica a tale concezione, che per decenni ha segnato anche la ricerca etnologica, Clastres ci accompagna in un interessante cammino attraverso le forme di rappresentatività e di autorità di molte popolazioni amerindiane mettendo di volta in volta in crisi molte delle concezioni comuni. Infatti, spesso i capi tradizionali, fanno molta più pohtica di quanta ne facciano i membri di un parlamento occidentale. Di più perché non hanno dalla loro quel monopolio legittimo della forza che lo Stato invece possiede. Il capo tradizionale diventa soprattutto un mediatore, un paciere, che però deve essere capace di rinnovare di volta in volta, con azioni appropriate, la fiducia che la società ripone in luì, pena la nullità della sua parola. Ecco un altro dei temi finemen¬ te analizzati da Clastres: la parola. In contesti dove il capo non agisce di forza, ma deve persuadere, convincere, la capacità oratoria e affabulatoria diventa fondamentale. "Parola e potere intrattengono rapporti tali che il desiderio dell'ima si realizza nella conquista dell'altro" scrive Clastres a proposito degh indios amerindiani, presso i quah il capo detiene il monopolio della parola. Si potrebbe in questo intravedere una facile analogia con certi nostri rappresentanti pohtici e con l'uso da loro fatto dei mezzi di comunicazione, ma si cadrebbe ancora una volta nel tranello etnocentrico di riportare tutto in termini a noi noti. Se nelle società con lo Stato la parola è un diritto del potere, in quelle senza Stato, al contrario, essa è il dove¬ re del potere. Il capo deve parlare alla sua gente, ha l'obbligo di farlo, anche se la gente non ha l'obbligo di ascoltarlo. Questo apparente paradosso si spiega solo se si penetra nella diversa essenza del potere di certe società tradizionali, dove il capo viene relegato nel mondo della parola proprio perché quello della forza e della violenza gh è negato. Così come al capo vengono richiesti gesti che ribadiscano in continuazione il suo essere capo, per esempio, offrire ripetute dimostrazioni di generosità. Un capo deve fare doni in abbondanza per essere riconosciuto tale, non accumulare per sé. Una pratica condivisa da molte popolazioni tradizionah. "Per essere un uomo prestigioso - diceva Jean-Marie Tchibaou a propo¬ sito del sistema melanesiano bisogna avere, certo, come dappertutto. Ma il prestigio sta nel donare, donare molto e donare , dappertutto. Il contrario del mondo capitalista!". Diversi esempi contenuti del libro ci dimostrano come alcuni capi siano stati destituiti perché a un certo punto si sono messi a perseguire politiche personah, tentando di piegare condurre la comunità al loro servizio, quando invece è il capo a servire la comunità. Già da queste considerazioni si può intuire il pensiero di Clastres e questo suo contrapporre la società allo Stato, una forma di organizzazione che nasce per imporre e controllare ima sempre maggiore produzione di beni e servizi. Numerosi studi etnografici hanno dimostrato che quelle che chiamiamo economie di sussistenza non sono affatto sinonimo di povertà o privazioni, ma in molti casi offrono abbondanza di beni e di tempo libero, cosa che invece manca alla nostra società. In queste società gli individui, soddisfacendo individualmente o in piccoli gruppi i loro bisogni, non danno vita a classi sociah e di conseguenza a uno Stato che le organizzi. Sono una moltitudine che si contrappone all'Uno rappresentato dallo Stato. Il rifiuto di passare a un'economia di scala, che prevede un'alienazione dal lavoro, rappresenta una forma di resistenza a un modello dominante in Occidente. La piccola società "primitiva" esercita un controllo assoluto su tutto ^ ciò che la compone, in uno Stato questo compito viene delegato a pochi. Nasce così un corpo separato dalla società, la cui presenza è percepita come estranea, se non antagonista, dalla società. Quel corpo è lo Stato, ed è a questa sua unicità e forza di unificazione che in molti casi, non solo nelle piccole comunità studiate da Clastres, che la società si oppone. "La storia dei popoli, che hanno una storia - conclude l'autore - è, si dice, la storia delle lotte delle classi. La storia dei popoli senza storia è, si dirà con almeno altrettanta verità, la storia della loro lotta contro lo Stato". Pierre Clastres, «l'erede libertario di Lévi-Strauss», denuncia il nostro etnocentrismo: l'autorità è stabilita non solo dalla forza Le ricerche condotte presso alcune popolazioni dell'America Latina hanno portato Pierre Clastres (erede dì Lévi-Strauss, nella foto a sinistra) a riflettere sul tema del potere, dello Stato e della violenza che spesso ne consegue P. Clastres La società contro lo Stato. Ricerche di antropologia politica traduzione di Luigi Derla. Ombrecorte, pp. 159, e .13.50 SAGGI V.

Luoghi citati: America Latina, Sud America