C'è poco da rubare all'agricoltura

C'è poco da rubare all'agricoltura C'è poco da rubare all'agricoltura LE «Braccia rubate all'agricoltura», titolo della nuova striscia in onda dall'altra sera su Raitre, fanno ormai parte di una compagnia di giro, quella dei comici itineranti da una rete all'altra, da una trasmissione all'altra. A volte i personaggi sono proprio gli stessi (Francesco Paolantoni, Lillo fr Greg), a volte sono diversi, ma la sostanza appare omogenea. C'è un programma che ha preso il volo, «Zelig», aiutato dall'esperienza e dalla lunga militanza degli autori, Gino e Michele, e del conduttore-maieuta Claudio Bisio. Le altre trasmissioni, da «Visitors», a «Bulldozer», a questo «BRA» sembrano un po' tutte uguah, con alcune varianti di uomini e impostazioni, ma con molte similitudini, Serena Dandini, mèntore dell'ultimo lavoro, sta dietro le quinte del suo Ambra Jovinelh, glorioso tempio dell'avanspettacolo romano. Aveva promesso che ci sarebbe stata poca satira politica e così è. Ecco i rari momenti «sociali»: vecchie canzoni di protesta continuamente interrotte (come la conversazione di Flaiano), «Bella ciao», «Le otto ore» («Se otto ore vi sembran poche, provate voi a lavorar, e proverete la differenza di lavorare e di comandar; la bassa plebe va rispettata va rispettata perché lavora da mani a sera»: mamma mia che impressione, che concetti obsoleti...); in chiusura, l'arrivo di Gunter, un esibizionistamamasochista con il filo interdentale (di pelle) nel sedere, che ama farsi frustare, ma non regge la vista del discorso di Previti dopo la condanna, riproposto su un televisore retto dalle «masoquette»: e sviene. La satira finisce qui. Poi c'è il numero del mago fantasista (vanno di moda, i prestidigitatori che la buttano sul comico, fanno bene, l'evoluzione di una specie); c'è la sedicente attrice che aspira al ruolo di pubbhco dietro a Cucuzza con la manina alzata; quando si deve concentrare (si vede che ha studiato col metodo Stanislasvki) impone allo spettatore di spegnere quel fastidioso by-pass. D cinismo della tv, il suo cattivo esempio. C'è la suora che parte cantando monodico e finisce in rock, ci sono i due ragazzi che fanno la parodia di Starsky 8- Hutch, e ricordano gli zelighiani Ale e Franz o James Tont. Insomma, numeri discontinui, personaggi in realtà non sottratti all' agricoltura perché l'agricoltura è una cosa seria. Fa effetto rivedere «Drive in»; già allora Ricci era tignoso e non perdonava le contraddizioni. Erano i tempi in cui Celentano declamava le sue geremiadi contro la caccia, e Gianfranco D'Angelo gli aveva recitato un Uscia e bussa niente male, riproponendo le sue foto impellicciato. Quattro milioni 470 mila spettatori, sempre meno di «Beautiful» dell'ora di pranzo, ma sempre megho degli altri programmi della sera. alessandra.c0maz2i@lastampa.it

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