Roma, habemus bibliothecam di Antonella Rampino

Roma, habemus bibliothecam APERTA AL PUBBLICO LA COLLEZIONE LIBRARIA DEL SENATO VOLUTA DA SPADOLINI E COMPLETATA DA PERA Roma, habemus bibliothecam Antonella Rampino ANCHE se, come racconta Tommaseo, la «prima biblioteca pubblica fu fondata a Roma al Foro, nell'atrio della Libertà, da Asinio Pollione», non è che poi alla città sia andata molto meglio che ai tempi dell'ex governatore transpadano, prima amico di Cesare, poi nemico di Ottaviano. La Casanatense, per carità. Poi in età moderna la grande Biblioteca Nazionale, angoscia di studenti e professori per via delle dimensioni aeroportuali e delle code degne di un check-in. Poi tante graziose bibliotechine di quartiere, nate alla fine anche in omaggio alla deflagrante e puntuta polemica che Alberto Arbasino intavolò contro l'esordiente (negli anni 70 dello scorso secolo) Estate Romana di un certo Renato Nicolini: «Ma non sarebbe megUo costruire delle biblioteche?», era il refrain arbasiniano. Ecco, adesso, proprio da oggi, una biblioteca nuova aperta al pubblico (si entra su semphee presentazione di un documento di identità, e non è poco) Roma ce l'ha. Grande, bella, raffinata di stucchi e antichi affreschi, praticamente il più considerevole evento cittadino dopo l'inaugurazione dell'Auditorium di Renzo Piano. E ce l'ha, per la verità, l'Italia, perché si tratta della Biblioteca del Senato. Anzi, della «Biblioteca Giovanni Spadolini», perché fu lui che se l'immaginò, e da bibliofilo quasi la progettò, nel lontano 1991, come nuova collocazione di quella che provvisoriamente a Palazzo Madama, giusto dietro l'Aula, per 130 anni era stata la collezione di libri di Palazzo Madama. Nata nell'SOO, a Torino, e poi calata a Roma con l'Unità d'Italia. Tanto che uno dei «giochi» che l'intellettuale presidente del Senato di oggi, Marcello Pera, argutamente consiglia è andarsi a rivedere chi leggeva cosa. Andare a compulsare l'elenco delle richieste, per scoprire quali erano le letture di Benedetto Croce, di Urbano Rattazzi, di Giovanni Gentile, di Giustino Fortunato... La Biblioteca è nuova di zecca, in un palazzo antico ma fiammante di restauro, giusto di fronte alla famosa statua con l'elefantino col quale il Bernini, un po' inviso a Santa Romana Chiesa che a un certo punto gli preferì il Borromini, si divertì a prendere in giro la dirimpettaia chiesa (unico esempio di gotico a Roma, nonostante la facciata tardo-romanica), e l'annesso collegio dei Domenicani. È proprio nell'edificio dell'ordine che partorì l'Inquisizione, oggi chiamato Palazzo Minerva, che sta la nuova biblioteca, secondo una specie di ricorso storico, di tratto comune a tante collezione di libri, come la Braidense che a Milano s'impiantò all'epoca dell'Uluminisrao, togliendo il Collegio alla Compagnia del Gesù! Soprattutto, come la romana Casanatense che dista pochi isolati, e che era dei domenicani e fu incamerata dallo Stato itahano nel 1873. I 600 mila volumi della Biblioteca Spadolini sono un patrimonio cui sarà indispensabile attingere per chiunque voglia studiare le radici storiche, politiche e legislative dell'Italia, visto che un intero piano è dedicato alle Scienze Politiche, un altro ospita un'emeroteca che ha in collezione quotidiani a partire dall'SOO, un altro ha (in cassaforte, ma in visione su richiesta) gli Statuti dei Comuni e quelli delle Corporazioni dell'Italia ai tempi dei Comuni e deUe Corporazioni. Seicentomila volumi, per capirci «sei volte tanto quello che fu il nucleo centrale, arrivato nel 1871 da Torino a Roma, dove fu impiantata a Palazzo Madama r8 maggio 1848» spiega, apertamente febee, Marcello Pera. Il professore di epistemologia, che ormai tutti sanno essere stato allievo di Popper, ha dato lo sprint finale a un progetto nato dieci anni fa. Per inciso, l'impegno e il desiderio di portare a compimento l'opera è stato tale che il professor Gaetano Quagliariello, consulente culturale del presidente del Senato, è stato visto metter mano personalmente agli scatoloni per accelerare le operazioni, oltre ad aver svolto naturalmente incarichi di più alta strategia organìzzativo-bibliotecaria. E insomma ieri è infine arrivato il momento dell'inaugurazione davanti al Capo dello Stato e a svariati ministri. Era presente il Presidente della commissione di Vigilanza della Biblioteca del Senato, che sarebbe poi Marcello Dell'Utri in veste di bibliofilo. Il quale la sua vigilanza l'ha già operata: «Tra i seicentomia volumi c'è L'elogio della follia di Erasmo da Rotterdam, ma non nella versione (con prefazione di Silvio Berlusconi, ndr) curata da noi». Si prowederà, evidentemente, con una emplice donazione. Ma il bello della giornata d'apertua, le rievocazioni storiche, l'interese che Ciampi mostrava nel giro di visita condotto dalla direttrice della bibhoteca Maria Rodriquez, in qualhe modo mostravano il meglio di sé n una sorta di armonico circuito di oincidenze. Marcello Pera, che ha trenuamente voluto la Biblioteca Spadolini, fu il più grande amico taliano di Feyerabend, l'epistemologo famoso anche per aver difeso (nel Dialogo sul metodo) l'astrologia, e in genere le forme di conoscenza non azionali, dagli assalti dell'unicità cientifica. E il caso vuole che la Biblioteca Spadolini sia insediata proprio nel palazzo in cui Galileo Galilei u processato dall'Inquisizione, per volontà di papa Urbano Vin che di astrologhi e oroscopi era in realtà un gran frequentatore, e interrogato anhe perché aveva, tra le altre cose, pubblicato un trattato sull'astrologia. Per m m parlare poi del fatto che a prima uihlioteca pubblica a Roma u voluta da un politico, Asinio PoUione. Come anche l'ultima. Anche se per la verità, in questo caso, gli artefici sono almeno due. Giovanni Spadolini e Marcello Pera. Pera e Ciampi all'inaugurazione della Biblioteca Spadolin