CONCERTO PER MENDICANTE E ORCHESTRA di Cesare Martinetti

CONCERTO PER MENDICANTE E ORCHESTRA PARIGI, FAVQLAA LIETO FINE CONCERTO PER MENDICANTE E ORCHESTRA Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI SOTTO la crosta di Parigi, nel labirinto della metropolitana, all'incrocio di corridoi che si inseguono e confondono come i suoni, gli odori, i respiri, i colori e le vite, Petra Odrekhivskyy ci andava molto spesso. Chàtelet, Les Halles, la Bastille, Montpamasse. Con la fisarmonica, facendosi largo nella giungla di una concorrenza casuale; tzigani, cileni, africani, indiani, slavi, ognuno con i suoi suoni e un cappello buttato per terra in attesa di -qualche centesimo di euro. Ci voleva l'orecchio aguzzo di un vero musicista per distinguere in quell'assordante cacofonia il tocco dell'artista. Ci voleva Mark Laycock, direttore della Princeton Symphony Orchestra. Un americano a Parigi che mentre trascinava la sua valigia sui marciapiedi del metrò è stato inseguito e raggiunto da qualcosa di speciale: «Sento sempre un brivido ad ascoltare musica che viene dallo spirito - ha raccontato Laycock all'Herald Tribune -. Non potevo continuare il mio viaggio senza aver prima trovato la fonte di quei suoni». Corridoio dopo corridoio il musicista è così arrivato a Petra Odrekhivskyy, alla sua fisarmonica che suonava come un'orchestra la Toccata e Fuga in Fa minore di Bach, al suo cappello che invocava una modesta ricompensa, ai ed fatti in casa che Laycock ha acquistato e s'è portato in America. Tutto questo succedeva giusto un anno fa. Poco dopo il direttore è tornato, ha impiegato una settimana per ritrovare il suo musicista, l'ha arruolato e sei mesi dopo Odrekhivskyy ha suonato per la prima volta con la Princeton Orchestra, in Francia. Ora - ci racconta - sta preparando un nuovo concerto che si farà negli Stati Uniti, a gennaio. La sua voce ci arriva attraverso il cellulare in un tumulto di rumori: «Sì, è vero, è cominciato tutto in metrò». Odrekhivskyy ha 34 anni, è ucraino, studia musica da quando ne aveva sei, nel '94 s'è diplomato solista-interprete e direttore d'orchestra al conservatorio di Lviv. Per cinque anni ha girato l'Europa suonando nell'orchestra folkloristica Goryzvit, capace di un repertorio infinito: classica, canzoni francesi, russe e cosacche. A lui piace soprattutto la classica: Listz, Cajkovskij, Vivaldi. Tre anni fa s'è fermato a Parigi, s'è iscritto al conservatorio di Aubervilhers-La Coumeuve, in banlieue, ha continuato a studiare, a fare concerti, a girare per birrerie e per corridoi di metrò. «Ci andavo spesso, stavo là sotto ore e ore, per tirare su un po' di soldi». Quanti? «Pas beaucoup, non si fa molto». Quella di Petra Odrekhivskyy è quasi ima favola senza tempo ma racconta molto dell'Europa di oggi, dell'Est povero di denari, ma ricco di genio, dell'America che sa riconoscere dietro ogni vita un'opportunità, ma dove ogni sicurezza è finita. E' ima storia dove il riscatto non si è ancora compiuto. Celebrato dall'Herald Tribune, Petra Odrekhivskyy ci confessa che di tanto in tanto scende ancora in metrò perché «qui la vita è molto cara». Ma ridendo aggiunge: «Io però ho molti progetti». Auguri.

Persone citate: Bach, Mark Laycock, Petra Odrekhivskyy, Vivaldi