Un conto da 160 milioni di euro

Un conto da 160 milioni di euro SERVIREBBERO A RIALZARE L'AUTOSTRADA NEL TRATTO BANCHETTE-FIORANO Un conto da 160 milioni di euro Per proteggere la Torino-Aosta dalle alluvioni Gianni Bisìo Centosessanta milioni di euro: è la cifra che occorre per evitare che si ripeta quel che accadde presso Ivrea nell'ottobre del 2000 a causa dell'alluvione. Cioè l'isolamento totale della Valle d'Aosta, e dello sbocco del Nord-Ovest verso l'Europa attraverso il traforo del Bianco, dopo che erano finite, sotto i flutti della Dora Baltea in piena, prima la ferrovia, ripristinata solo due anni dopo, poi la statale e, per ultima, l'autostrada A5 Torino-Aosta. E' il progetto sul nodo idraulico di Ivrea, preparato da Hydrodata per conto dell'Ativa, ora all'esame di Regione, Provincia e Autorità di bacino del Po. In sostanza si tratta di alzare di poco più di quattro metri l'autostrada nella zona tra Panchette e Fiorano, presso Ivrea, per ima lunghezza di circa 3,6 km, a monte ed a valle di un viadotto di 510 metri. Inoltre, nella interconnessione tra la A5 e la Torino^Milano, accorre realizzare due viadotti, di 360 e 240 metri, sopraelevando (tra un metro e 20 e 4 metri) i rilevati autostradali di raccordo, per imo sviluppo totale di poco più di 3 km. Tutti lavori da eseguire impiegando metodologie costruttive che pennettano di non interrompere il traffico. Spiega l'ing. Antonio Chiari, vicepresidente dell'Ativa con delega allo sviluppo e alle strategie: «Per gh esperti di idraulica questo insieme di interventi 3uò assicurare sicurezza e stabiità al sistema autostradale e garantirne l'efficienza anche in caso di portate di piena pari a 2800 metri cubi al secondo previste nella delimitazione delle nuove fasce fluviali allargate». Ma il presidente della società, il prof. Giovanni Ossola, chiarisce subito che i 160 milioni di euro previsti sono «il conto dell'autostrada, ma non un problema dell'autostrada». In altre parole: «Predisporre una struttura che possa consentire il collegamento del Nord Ovest con il Centro Europa, anche in caso di precipitazioni eccezionah e di piene, non è un compito dell'Ativa. Questo perché la situazione venutasi a creare oggi non è attribuibile ad un'inadeguatezza dell'autostrada così come a suo tempo progettata e realizzata, perché all'epoca, era il I960, il riferimento progettuale era una piena ipotizzabile ogni 100 anni con una portata massima di 1500-1600 metri cubi al secondo. Inoltre l'Ativa non ha le forze per sostenere costi di questo livello, non addebitabili né su ritocchi tariffari, ingiustificabili localmente, né su ulteriori proroghe delle concessioni, osteggiate dall'Unione Europea. O se ne farà carico lo Stato, e la nostra società è pronta a partecipare nei suoi limiti, o il problema, che è nazionale e non locale, rimarrà irrisolto». Perché il collegamento autostradale con la Valle d'Aosta, che nel 1960 era sicuro, oggi è a rischio? La risposta dell'ing. Chiari è ferocemente polemica: «Il bacino della Dora Baltea ha sopportato negh ultimi anni interventi demenziah: è diventato Disneyland. E' stato ridotto ad un canale, non è più un fiume». Aggiunge: «Se adesso piove a Courmayeur, fra due ore c'è la piena a Ivrea. Sono aumentate le velocità. Sono state rivestite di cemento le rive, create oasi per pic-nic, è stato raddrizzato il corso del fiume per renderlo più impetuoso e farvi le gare di rafting. Una foiba. E poi occorre aggiungere che il clima è cambiato, le precipitazioni sono più intense, e che sono cambiate anche le regole perché il Magistrato del Po, più prudenzialmente, nel 2002 ha allargato le fasce fluviali, le zone allagabili». Chi pagherà ora l'assicurazione-alluvione, 160 milioni di euro, per il collegamento con la Valle d'Aosta? L'autostrada Torino-Aosta sommersa dall'acqua durante l'alluvione dei 2000

Persone citate: Antonio Chiari, Fiorano, Giovanni Ossola