Il boom dell' edilizia sostiene l'economia in crisi di Marina Cassi

Il boom dell' edilizia sostiene l'economia in crisi DIFFUSI IERI I DATI DELLA BANCA D'ITALIA SULL'ANDAMENTO NEL 2002 Il boom dell' edilizia sostiene l'economia in crisi n calo il pil regionale ma l'occupazione continua a tenere: più 0,4oZo Marina Cassi Il ciclo economico bene non va; lo si sapeva, ma ieri è arrivata l'autorevole conferma da parte della Banca d'Italia che ha presentato uno studio sul Piemonte che confenna anche la crescita del lavoro flessibile - o precario nella regione con un 160Zo di lavoratori sul totale, in particolare concentrati nell'industria, impiegati a tempo o a part time. Si tratta di una crisi che secondo un nutrito campione di imprese consultate dalla Banca d'Italia non è ancora arrivata alla sua fase dechnante; per metà del campione la ripresa forse ci sarà nella seconda metà dell'anno, ma per il 34 per cento questa è ormai spostata a fine anno-inizio 2004 con tempi più lunghi per le aziende dell'auto e del tessile. Nel 2002 il Pil della regione è sceso dello 0,5 per cento mentre quello itahano ha ottenuto un seppur lievissimo incremento. Alla base di questo andamento negativo c'è stata anche la crisi dell'industria dell'auto, particolarmente acuta dall'autimno, che non ha risparmiato neppure il tessile. E' proseguita invece anche l'anno scorso la buona performance dell'edilizia sia per le opere pubbliche sia per l'edilizia abitativa e destinata a tirare ancora fino alla fine dei cantieri di Torino 2006. In Piemonte la produzione manifatturiera è dinunuita del 4,4^0 con punte dell'8-9 nel metalmeccanico e nel tessile. E la crisi economica ovviamente ha inciso anche sui fatturati delle imprese, in calo del 2,307o il che significa che - considerando l'inflazione relativamente stabile - si sono contratte le quantità di prodotti vendute. In un quadro così è ovvio che ci sia stato anche ima diminuzione neh'utilizzo degli impianti che è passato dal 76,407o del 2001 al 74,4 del 2002 arrivando nel dicembre dello scorso anno al solo 73,8, uno dei tassi più bassi degli ultimi otto anni. La stagnazione non sembra però aver travolto l'occupazione anche se pure questo indicatore parla di una sofferenza ancorché per ora non acuta: gli occupati sono cresciuti dello 0,407o mentre nel 2001 l'incremento era stato dello 0,9. Ma se si tiene conto dei lavoratori in cassa integrazione censiti come occupati, ma che non lavorano - la percentuale di crescita è solo dello 0,10Zo con un meno 0,6 nell'industria. Inoltre è lievitato anche se di poco il tasso di disoccupazione dal 4,9 del 2001 al 5,1 invertendo una tendenza, avviatasi nel '93, alla progressiva discesa. Il mercato del lavoro prosegue la sua ridefinizione con un aumento delle forme di lavoro flessibili, quelle che solo qualche anno fa si definivano atipiche, e che molti ritengono rappresentino una precarizzazione del lavoro. Sono diminuiti dell'l,90Zo i lavoratori a tempo indeterminato, quelli del posto fisso e tutelato, mentre sono saliti del 12 i tempi determi¬ nati e dell'8,4 i part-time. Nell'analisi della Banca d'Italia c'è una specifica attenzione al settore della componentistica auto concentrata in particolare in provincia di Torino e che nel 2002 ha conosciuto, malgrado la crisi dell'auto in Italia e in Europa, un incremento dello 0,5 nelle esportazioni verso i paesi dell'Unione europea. Questo dimostrerebbe, secondo lo studio della Banca d'Italia, che prosegue quel riposizionamento rispetto alla clientela del settore in corso almeno dal '96. L'export complessivo della regione è andato invece abbastanza male con una flessione del 4 per cento rispetto al 2001 quando invece era cresciuto del 3 rispetto all'anno precedente. Il calo è inferiore a quello della altre regioni del Nord-Ovest, ma superiore a quello nazionale e si concentra nell'auto e nel tessile. Il deterioramento della congiuntura economica ha avuto ri¬ flessi negativi sull'attività di investimento, sui consumi (nel settore commerciale c'è stata una riduzione media dell' l07o delle vendite, in quello delle immatricolazioni automobilsitiche dell' 1 l07o) e parzialmente anche sul credito, con un calo dell'l07o nel settore delle imprese. Ma non cosi è stato per le famiglie che anzi hanno chiesto prestiti con un incremento del 12,8 soprattutto per i mutui-casa, vero bene rifugio dopo le crisi delle Borsa. E la crisi della Borsa ha fatto diminuire gli investimenti in azioni (-3,507o) a favore di quelli in obbligazioni non bancarie ^9,307o) e persino dei titoh di Stato H-0,807o). Nel settore bancario si segnala anche un aumento degli utenti dei servizi in rete o per telefono; un modo diverso e veloce di avere rapporti con la propria banca che è apprezzato ormai da mezzo milione di piemontesi tra famighe e aziende. Crescono i contratti flessibili: rappresentano il 16 per cento del totale e sono concentrati nell'industria, impiegati a tempo o part time MERCATO DEI MUTUI IN PIEMONTE (dati in milloni dl euro) 2001-2002 Anno 2002 Anno 2001 Variazione % • ALESSANDRIA 222 189 18% ■ASTI 90 80 12% ■BIELLA 100 114 -12% ■CUNEO 272 172 59% ■ NOVARA 180 162 11% ■ TORINO 1695 1475 15% aVERBANOCUSIO 56 42 35% OSSOLA ■ VERCELU 71 62 15% • PIEMONTE 1 2687; 2295 I 17% Fonte: elaborazione Abbey National su dati Banca d'Italia