La violenza sconfitta dall'arte
La violenza sconfitta dall'arte OCCHIO ALLA BIENNALE La violenza sconfitta dall'arte Frar-roseo Sonami CIÒ che vediamo potrebbe essere una di quelle strutture dei parchi giochi dove i bambini si arrampicano: l'aspetto è giocoso, il colore un rosso brillante. Se guardiamo bene però questo lavoro di Carmit Gii, artista israeliana, è qualcosa di ben diverso da un gioco per bambini, anzi i bambini se possono da questa cosa ne stanno alla larga in Israele perché quello che vediamo non è altro che un corrimano di un autobus e la sua base la piattaforma di tutto il veicolo. Bus, il titolo dell'opera, porta immediatamente alla mente dello spettatore le tragiche immagini che ormai siamo abituati a vedere troppo spesso sui quotidiani e in tv: autobus dilaniati da bombe di kamikaze suicidi. L'artista però non desidera mantenere intatto l'aspetto tristemente spettacolare dell'autobus dilaniato e lo trasforma in una scultura astratta creando questa ambiguità che lo fa scambiare per un gioco da bambini. In questo modo non si viene attratti dalla violenza che quell'immagine familiare comunica ma dalla bellezza che invece nasconde, potremmo dire dalla sua anima, dal suo spirito. Il lavoro della Gii è molto importante per questa Biennale perché rappre- senta uno dei problemi cruciah di oggi: due popoh che continuano a non capirsi. L'artista sogna con il suo lavoro un mondo dove dagli spazi della tragedia possano nascere gh spazi per la bellezza ed il gioco. E Bus rimane nella sua bellezza astratta come un monito a non farsi ingannare dalle apparenze ma a continuare a cercarne il contenuto ed i significati. La prima volta che l'ho visto in una mostra a Tel Aviv ho capito subito che sarebbe arrivato a Venezia anche se la sua autrice era del tutto sconosciuta persino nel proprio paese. Bus è il titolo dell'installazione dell'artista israeliana CarmitGil, al Padiglione Italia della Biennale di Venezia per la mostra «Ritardi e rivoluzioni»
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