«In via Verdi un varietà sulla storia della radio» di Luciano Borghesan
«In via Verdi un varietà sulla storia della radio» LA PROPOSTA DI MICHELE MIRABELLA: GLI STUDI TORINESI RAI COME LUOGO Di SPERIMENTAZIONE DI UNA NUOVA STAGIONE «In via Verdi un varietà sulla storia della radio» Luciano Borghesan L'idea di Michele Mirabella è di produrre a Torino un varietà sulla storia della radio. Il popolare conduttore di programmi Rai conosce bene la città, gli studi di via Verdi 31, la gente che vi lavora. Pensa a una sigla realizzata dall'Orchestra Sinfonia Nazionale della Rai, a spezzoni di musiche e di trasmissioni ricavate dalle registrazioni archiviate nella palazzina dei mattoni rossi. Chiederà ad artisti resi famosi dal microfono, come Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, di offrirsi «gratis», come ha fatto lui. Mirabella, per «progettare la memoria». A Massimo Scaglione, Luciano Gravino, Adolfo Fenoglio, Enzo Cucco, al centinaio di attori e registi del Comitato Palazzo della Radio presenti ieri nella sede della Provincia piacerebbe molto ascoltare dall'inizio del 2004 un annuncio del tipo: «Dalla sede Radio Rai di Torino va in onda "Domenicain.... radio"». Il prossimo anno si celebra il cinquantenario della televisione. Fu da via Verdi 31 che s'irradiò il primo segnale video. Se il consi;lio d'amministrazione della Rai, a presidente Annunziata il direttore generale Cattaneo hanno bisogno di occasioni, da ieri hanno anche una proposta concreta. «Un'idea validissima. Gh enti locali potrebbero sponsorizzare il programma», dice Mercedes Bresso, presidente della Provincia. Parla anche a nome di Comune e Regione: a fianco di Chiamparino e Ghigo ha avuto lunghi confronti con i vertici Rai proprio per importare attività in Piemonte. E' un tassello che potrebbe servire a comporre il più complesso puzzle del rilancio delle sedi Rai a Torino. Quello della radio appare il più dehcato perché si è arrivati a un passo dalla vendita dell'edificio di via Verdi 31 al Comune senza impegnarsi sul futuro produttivo. Il Comitato approva la proposta di Mirabella: «Ci impegniamo - dicono Scaghone e Gravino - a investire capacità organizzative e competenze artistiche per studiare e sviluppare l'idea "Progettiamo la memoria". Non una commemorazione, ma un progetto culturale e un programma radiofonico, aperto a tutti i contributi di artisti, tecnici, produttori, che vorranno consobdare l'archivio, delineare l'identità e immaginare il futuro della radiofonia». Mirabella è stato abile nel catturare la fantasia dei suoi uditori: «Torino ha diritto a chie¬ dere di essere un luogo di sperimentazione radiofonica. Chiudere lo storico centro di produzione sarebbe un problema nazionale. Serve tomare alla storica tradizione che la Rai ha saputo creare, in grado di trascinare un grande pubblico di ogni età, di gusto elegante». Ha precisato di sentirsi chiamato in causa sulla questione del centro di produzione torinese, come cittadino e artista. «Non mi compete, invece, e non riesco ad appassionarmi alle richieste di avere a Torino uffici e direzioni. Non è così che s'incide sui palinsesti». Di diverso parere Piero Chiambretti presente alla conferenza stampa: «Ho provato a portare a Torino i miei programmi, i direttori mi ribattevano che gli ospiti non volevano venirci, che persino il pubbhco bisognava portarlo, dicevano che "il torinese non ride, è grigio", io aggiungevo "metallizzato". Torino non può fare nulla se Roma non vuole. Le direzioni hanno budget, palinsesti. Per contare è bene averle». Il conduttore: «Sono disposto a lavorare gratis con Arbore e Boncompagni» Piero Chiambretti «Meglio portare qui le direzioni: hanno budget e palinsesti» Michele Mirabella
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