«Torino ha tutte le potenzialità per costruire un nuovo sviluppo»

«Torino ha tutte le potenzialità per costruire un nuovo sviluppo» LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE DEGLI INDUSTRIALI ALLATRADIZIONALE ASSEMBLEA DELLA CATEGORIA «Torino ha tutte le potenzialità per costruire un nuovo sviluppo» Andrea Pininfarina, che critica sindacati e governo, chiede la collaborazione del Paese «Non vogliamo elemosine, ma investimenti perché tutta l'Italia possa crescere di più» Marina Cassi «Torino è oggi a un tornante dei suo processo di trasformazione e per vincere la sfida dello sviluppo occorre il contributo di tutto il paese». Senza toni enfatici, senza pessimismi o ottimismi di maniera il presidente dell'Unione industriale, Andrea Pininfarina, nella sua relazione all'annuale assemblea, parla del futuro di Torino, ma non solo. Con una relazione mài così sintetica, 19 cartelle, mai così netta nei giudizi politici affronta e giudica come preliminare due nodi cruciali per il Paese: le relazioni sindacali e il quadro politico. Non è soddisfatto né dell'uno né dell'altro e alle forze politiche imputa di occuparsi di giustizia piuttosto che fronteggiare la minaccia di declino dell'Italia. Ritiene che Torino sia «oggi al tornante più impegnativo del suo processo di trasformazione»; le potenzialità ci sono - come ha dimostrato «nella reazione alle difficoltà dell'auto» - ma «la città non può più essere un'isola come negh anni del "boom"». E per «essere ancora un polo della crescita itahana deve sapere convoghare l'attenzione e le risorse del Paese». Gh imprenditori «non chiedono elemosine, ma investimenti per lo sviluppo» e le richieste della città «non sono un piagnisteo su un presunto dechno, ma struménti perchè tutta l'Italia cresca di più». Dice: «A referendum è un ulteriore sintomo dello stato di malessere che attraversa la società itahana. Le relazioni sindacali rispecchiano questo malessere». Racconta di polemiche «sempre più aspre» tra i sindacati e del riemergere di «degenerazioni corporative». Assicura che gh imprenditori non volevano un contratto metalmeccanico separato, ma «c'è una componente, o almeno gran parte di essa, che si ispira ad una pohtica di mobilitazione sociale e di pregiudiziale antagonismo». Spera che le relazioni riprendano in una «cultura improntata a spirito di collaborazione e declini quella - massimahsta, minoritaria ma condizionante arroccata sul no pregiudiziale». D presidente dell'Unione mette in relazione la situazione sindacale con quella pohtica: «E' evidente cbe sulle divisioni del sindacato pesa il clima che contraddistingue il quadro pohtico itahano». Auspi¬ ca: «Occorre uscire dal confronto interminabile ed inconcludente sui problemi della giustizia, per affrontare finalmente i nodi irrisolti da cui dipende la qualità del futuro del nostro Paese». E con forza dice: «Se voghamo sottrarci alla minaccia del declino una parola sempre più incombente nei discorsi pubbhci - dobbiamo impegnarci concordemente a ricostruire una prospettiva per l'Italia. E' proprio questo che è venuto a mancare nell'ultimo decennio e che ha indotto una parte della Nazione a ripiegarsi su se stessa». Poi Pininfarina incanala la sua relazione sui più abituah terreni della competitività dell'Europa e dell'Italia, sulla «fase di stanchezza dell'economia», sui tormenti della globalizzazione. Il futuro si gioca molto sul terreno della ricerca e dell'innovazione dove «il ritardo europeo è ampio con l'Italia nelle ultime posizioni». In sintesi «il quadro itahano è quello di un Paese che ha accumulato ritardi importanti e il cui modello fondato sulla piccola impresa, sulla flessibilità produttiva e sulle specializzazioni di nicchia, non pare oggi adeguato alle necessità dell'economia della conoscenza». Pininfarina assicura l'impegno deUe imprese, ma polemizza: «Deve esserci anche quello dello Stato mentre, in realtà, gh stanziamenti pubbhci per la ricerca sono diminuiti in rapporto al Pil ed è preoccupante la situazione che si è creata con la Finanziaria 2003 con risorse stanziate sui principah fondi di fatto esaurite già dai primi mesi del 2002». Venendo alla sua città introduce forse la prima nota di relativa positività: ((A Torino esistono i pre¬ supposti e le basi per una moderna economia della conoscenza. Particolarmente significativo è l'intenso sviluppo deUe attività connesse all'Ict che ha 7 mila aziende con 54 mila addetti». Quello che sta vivendo il sistema industriale torinese «è un intenso processo di trasformazione, con le sue luci e le sue ombre, le sue opportunità ed i suoi rischi, ma per coghere le opportunità e trarre tutti i vantaggi che un nuovo ciclo di sviluppo può dare, occorre supportare questa trasformazione con pohtiche adeguate, sia a livello locale che nazionale». Pininfarina ricorda inoltre il nodo deUe infrastrutture, a partire dalla Torino-Lione e dei valichi alpini; lamenta che per questi «permangono intatte le incertezze e le preoccupazioni per i tempi di avvio e la disponibilità di risorse ». Andrea Pininfarina ieri all'Unione industriale

Persone citate: Andrea Pininfarina, Marina Cassi, Pininfarina