PISANU «Non sono un ministro di polizia»

PISANU «Non sono un ministro di polizia» IL RESPONSABILE DEL VIMINALE: «OCCORRE SINTONIZZARE A LIVELLO EUROPEO LE POLITICHE NAZIONALI» PISANU «Non sono un ministro di polizia» intervista Guido Ruotoio ROMA IO sono il ministro dei diritti civili, non un ministro di polizia». Nell'appartato studio di Beppe Pisanu al Viminale, gli echi dei colpi di cannone evocati da Umberto Bossiper fermare iclandestini giungono soffusi e lontani. Come la richiesta di dimissioni e le «dispute da osteria» della Lega, accese soltanto - lascia intendere il ministro - per uscire dall'angolo in cui la sconfitta subita in Friuli ha cacciato il Carroccio e per sedersi meno deboli al tavolo della verifica di governo. Nondimeno, la contrapposizione (anche culturale) con le tesi leghiste che traspare dalle parole del ministro dell'Interno non potrebbe essere più netta. Per la consapevolezza, scevra di qualsiasi demagogia, che il problema immigrazione è epocale, «che non si risolverà fino a quando ci saranno paesi che producono molta ricchezza e pochi figli e altri che hanno molti figli e poca ricchezza». Che né l'attuale legge né i decreti attuativi che verranno approvati al prossimo Consigho dei ministri potranno costituire una soluzione esauriente. E tantomeno lo sarà ridurre il nodo dei clandestini a una questione di ordine pubblico. Anche l'immigrazione è diventata materia di verifica di governo e di maggioranza. Lo chiede la Lega. Bossi è stato esplicito; "U Viminale fornisce dati fasulli sui clandestini che arrivano da noi". Per il leader del Carroccio l'Italia è l'Eldorado dei clandestini perché c'è un ministro democristiano all'Interno e c'è la Caritas.... «Ben venga l'immigrazione come materia di verifica: finalmente se ne potrà discutere con cognizione di causa, fuori dalle dispute da osteria e dalle opposte strumentalizzazioni politiche, guardando alle reali dimensioni del fenomeno e all'influenza che esso è destinato ad esercitare sui processi sociali, civili e politici dell'interno pianeta. A questo riguardo, perché non prevedere che il Parlamento dedichi una sessione dei suoi lavori proprio al tema dell'immigrazione?». E 1 ritardi di cui l'accusa il senatore Calderoli, fino a chiedere le sue dimissioni? «Non sono un assiduo lettore di Calderoli. E' vero che c'è qualche fisiologico ritardo nella emanazione dei regolamenti e dei decreti di attuazione della Bossi-Fini. Ma questo si deve, da un lato, alla complessità della legge e, dall'altro, alle difficoltà e alle resistenze che si sono incontrate nel coordinare le amministrazioni a vario titolo competenti: la presidenza del Consiglio e i ministeri dell'Interno, degli Esteri, della Difesa, dell'Economia, del Lavoro, della Giustizia, delle Infrastrutture, della Pubblica Istruzione e degli Italiani all'estero. Quando saranno approvati i decreti attuativi e il regolamento della legge BossiFini si capirà il perché dei ritardi e delle responsabilità, ministero per ministero». Il ministro Bossi l'accusa di non aver firmato il protocollo di Palermo. E' sua la responsabilità? «Bossi lo deve chiedere ai ministri degli Esteri e della Giustizia. H protocollo di Palermo peralti^ e ratificato solo da 36 paesi mentre ne necessitano almeno 40 per renderlo operativo». Guai è il bilancio della legge Bossi-Fini? «Il bilancio, dati alla mano, è largamente positivo. Consideri innanzitutto l'emersione dal lavoro nero di centinaia di migliaia di extracomunitari già inseriti nel mondo produttivo e di altrettante colf e badanti indispensabili per i lavori domestici e l'assistenza agli anziani. E consideri, per il resto, che dall'inizio dell'anno ad oggi il numero dei clandestini sbarcati in Italia è diminuito del 40.70Zo, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Non solo, ma di fronte a 6.544 extracomunitari entrati clandestinamente nel nostro Paese, ve ne sono ben 26.490 effettivamente allontanati. Tenga conto, inoltre, che soltanto il 25Vo degli sbarcati rimarranno in Italia, mentre il 7507o si trasferiranno nel resto d'Europa. Bastano, dunque, i conti della serva per dimostrare che la Bossi-Fini sta funzionando bene. Capisco comunque, le critiche dell'opposizione, quelle della maggioranza me le devono ancora spiegare». In questi ultimi giorni, più di mille extracomunitari sono sbarcati in Sicilia. Secondo il presidente del Copaoo, ex ministro dell'Interno, Enzo Bianco, siamo all'emergenza: due milioni di clandestini potrebbero salpare dalla Libia... «Per la precisione, un milione e mezzo circa è la cifra, ma non sono tutti sul piede di partenza. Comunque è da un anno che personalmente richiamo l'attenzione dei miei colleghi europei sulla Libia, diventa¬ ta onnai area di transito per molte correnti migratorie del continente africano e di quello asiatico. Proprio per questo abbiamo lavorato intensamente alla ricerca di un accordo bilaterale che potrebbe poi estendersi ad altri partner europei. L'accordo tecnico è definito in tutti gli aspetti. Il Presidente Berlusconi è già intervenuto al più alto livello per sollecitare il placet politico. In pratica si sta seguendo la stessa strada (cooperazione intemazionale, controlli congiunti alle frontiere e governo dei flussi regolari) che ci ha consentito di chiudere i varchi e azzerare i passaggi dal Canale di Suez, dal Canale d'Otranto e dal confine sloveno». Scusi ministro, sta annunciando che l'ostacolo, ritenuto insormontabile, dell'embargo nei confronti della Libia è superato? «Almeno in parte ci stiamo riuscendo, ed è un passo importantissimo». Il fenomeno dell'immigrazione è legato a diversi fattori: povertà, crescita demografica, instabilità geopolitica delle regioni di provenienza pro¬ vocata dalle guerre e dai conflitti etnici e rehgiosi. Alcuni insistono perché il fenomeno venga affrontato innanzitutto come problema di ordine pubblico. Qual è la sua opinione? «Le cause principali sono gli squilibri economici, demografici e politici del pianeta. Fino a quando ci saranno paesi poveri che producono molti figli e poca ricchezza e, per contro, paesi progrediti che producono molta ricchezza e pochi figli, ci saranno migrazioni dagli uni verso gli altri. Fino a quando i mezzi di comunicazione diffonderanno ovunque le immagini del benessere, cresceranno le migrazioni. Un fenomeno come questo non si può governare soltanto con gli strumenti, pur importanti, dell'ordine e della sicurezza intema». E allora come si deve agire? «Occorre sintonizzare a livello europeo le politiche nazionali dell'immigrazione e soprattutto adottare decisioni comuni, puntando su almeno quattro obiettivi: gli aiuti allo sviluppo per creare occupazione nei luoghi di origine; la concessione dei permessi regolari in cambio di accordi sul controllo congiunto delle frontiere e sul rimpatrio dei clandestini; il rafforzamento e la gestione integrata dei confini estemi di Schengen; la guerra alle organizzazioni criminali e ai trafficanti di esseri umani che lucrano spietatamente sui trasporti. Le assicuro che il governo lavora e ha lavorato in questa ottica, specialmente dopo i decisivi interventi del presidente Berlusconi al Consigho Europeo di SivigUa». L'Italia - come del resto anche la Spagna - si conferma come tappa intermedia di un viaggio che ha come destinazione finale altri paesi dell'Europa (Germania, Francia, Inghilterra). L'Europa ha assunto impegni comuni per fronteggiare l'iminigrazìone extracomunitarìa. Sta marciando il progetto di polizia comune di frontiera? E il pattugliamento comune delle acque intemazionali? «Le intese in sede europea stanno facendo passi avanti, in particolare con i paesi maggiori, che sono anche, insieme a noi, le mete principali dei migranti. Tra i risultati cito soltanto per brevità: il piano d'azione per la gestione comune delle frontiere esteme con l'equa ripartizione delle spese relative; lo studio di fattibilità italiano sulla Polizia Europea di Frontiera che ha dato avvio a 17 progetti operativi; il prossimo varo del progetto italiano per il pattugliamento congiunto del Mediterraneo Centro-Orientale; la richiesta che abbiamo fatto insieme al Regno Unito, alla Spagna, alla Grecia e al Portogallo per l'istituzione di un fondo europeo per il rimpatrio dei clandestini; l'aumento da parte della Commissione Europea delle risorse comuni per l'immigrazione e le frontiere». Diverse informative e analisi dei Servizi, nei mesi passati, avevano segnalato il rischio che nella massa dei clandestini si potessero confondere anche terroristi islamici. E' soltanto una intuizione oppure vi sono segnali concreti che ciò sia accaduto o possa accadere? «Sono valutazioni basate su indizi convincenti, che però non configurano una concreta ed imminente minaccia. Peraltro, la presenza del terrorismo di matrice islamica in Italia non è certo una novità ed è anche noto che esso trova coperture diverse anche tra gli immigrati clandestini». La settimana scorsa lei ha polemizzato con il sermone dell'imam della moschea di Roma che invitava alla guerra santa. Puntualizzando che la libertà di culto e di religione ha un limite: il rispetto delle leggi e del paese ospitante. C'è chi ha letto nella sua precisazione un suo cambiamento di atteggiamento rispetto al suo appello al dialogo e all'islam italiano. E'così? ((Nessun cambiamento di linea da parte mia. Anzi sono sempre più convinto della necessità di dialogare con tutti i moderati islamici presenti nel nostro Paese e credo anche che la legge sulla libertà di religione, ora all'esame del Parlamento, getterà le basi per la nascita di un "Islam italiano", forte delle sue convinzioni religiose, ma totalmente rispettoso delle nostre leggi e dei nostri ordinamenti democratici. Il sermone violento e infelice dell'imam di Poma è un episodio grave a cui i massimi responsabili della moschea hanno posto rimedio con una loro autonoma decisione. 10 rispetto e continuerò a rispettare l'autonomia di ogni culto rehgioso. 11 mio approccio al mondo islamico è dunque chiaro; dialogo con i moderati, fermezza con estremisti, contrasto duro ai terroristi». Ministro, aproposito del terrorismo intemo, lei ha parlato di continuità forse anche operativa tra Br e gli attentati alla Cisl di Savino Pezzetta. Può spiegarne le ragioni? «Le Br-Partito Comunista Combattente e i gruppi affini, vedono i riformatori del mondo del lavoro come autentici nemici dell'unità della classe operaia (intesa nella sua storica accezione di forza rivoluzionaria) e, proprio per questo, li combattono». Perché vede un automatismo tra la contestazione e i fischi di piazza e gli atti vandalici, e tra questi e gli attentati? «Non ho mai parlato di automatismi e anzi ho sempre marcato le doverose distinzioni tra contestazioni sindacali esasperate, forme diverse di violenza politica diffusa e attentati cruenti delle Br-Pcc. Direi, semmai, che protesta antidemocratica e violenza politica possono creare un clima pericoloso e spianare la strada ai terroristi». Finora, le Br hanno colpito due giuslavoristi, D'Antona e Biagi, rivendicandolo nei loro documenti. Anche Nadia Lioce, nei proclami scritti in carcere, sembra riconfermare questi obiettivi. Si può ipotizzare che le Br possano voler colpire sindacalisti, e in particolare quelli della Cisl? «Penso che continueranno a tenere alta la mira sugli studiosi e i progettisti della riforma del mercato del lavoro come Tarantelli, D'Antona e Biagi, anche se di recente c'è stata una insistenza inusuale sul nome di Savino Pezzotta, sindacalista di solida tradizione democratica e riformista. La cosa ha suscitato vasto allarme non solo al ministero dell'Interno, ma anche in tutto il mondo del lavoro e delle imprese. Naturalmente, nessuno, e Pezzotta per primo, ha perso la testa. Non dimentico, tuttavia, che le Br sono state capaci di assassinare a sangue freddo anche umili e onesti lavoratori, come Guido Rossa». ^^ Parliamo pure "" di immigrazione nella verifica e magari in una sessione parlamentare Così se ne potrà discutere consapevolmente, fuori da strumentalizzazioni e dispute da osteria Q9 ^1^ Il bilancio della "" Bossi-Fini è largamente positivo In ogni caso capisco le critiche che vengono dall'opposizione, mentre quelle della maggioranza me le devono A A ancora spiegare 9Q I ministro degli Interni Giuseppe Pisanu fra il ministro per le Riforme Umberto Bossi e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi