Israele prepara un primo ritiro dal Nord di Gaza
Israele prepara un primo ritiro dal Nord di Gaza LA ZONA SARA CONSEGNATA Al SERVIZI DI SICUREZZA DEL PREMIER ABU MAZEN. SHARON: INTERVERREMO SE NECESSARIO Israele prepara un primo ritiro dal Nord di Gaza Bush: «Tutto il mondo libero deve combattere Hamas e i suoi assassini» Yariv Gonen GERUSALEMME Israele ha iniziato ieri i preparativi di un primo ritire, molte ristrette, da zone autonome palestinesi a Nord di Gaza che saranno consegnate ai servizi di sicurezza del premier palestinese Abu Mazen. Si tratta solo di un banco di prova, hanno spiegato i dirigenti israeliani, la cui riuscita consentirebbe alle forze israeliane a Gaza di tornare ad assestarsi nelle postazioni occupate il 28 settembre 2000, alla vigilia delle scoppio dell'Intifada. Anche lo sgombero della città cisgierdana di Betlemme è stato evocato ieri nei contatti fra i responsabili militari delle due parti. Da parte sua il premier israeliano Ariel Sharon ha chiarito che l'assunzione di responsabUità della sicurezza da parte degli agenti di Abu Mazen non significa necessariamente che in quelle zone, in casi di emergenza, raid israeliani non possane più ripetersi. «Al cospetto di "bombe umane" in precinte di esplodere, se le forze palestinesi restassero inerti non esiteremmo ad agire in prima persona», ha avvertito Sharon, secondo cui in merito esiste una comprensione di fondo con V amministrazione Bush. Lo stesse presidente George Bush ha fatte eco a Sharon, poco dopo, dichiarando che «il mondo libero, che si sente attaccato alla libertà e alla pace, deve combattere con fermezza contro Hamas e i suoi assassini» i quali, a suo parere, cercane di sabotare il tracciato di pace Israele-palestinese. Proprio sulla leadership di Hamas a Gaza si concentrano adesse molteplici pressioni. Ieri a Gaza sono giunti due emissari personali del capo dei servizi di sicurezza egiziani, Omar Suleiman, secondo cui è necessario concordare una sospensione delle violenze per almeno sei mesi. Oggi le stesso Abu Mazen giungerà a Gaza accompagnato dal ministro di stato per la sicurezza intema Mohammed Dahlan, allo scopo di covincere i gruppi dell'Intifada armata a deporre le armi. Sfuggito a un attentato israeliane pochi giorni fa, Abdel Aziz Rantisi, uno degli esponenti di spicce di Hamas nella Striscia, era anche ieri di umore combattivo. ((Abbiamo accettato di incontrare gli emissari egiziani solo perché essi pensano di poter impedire nuove atrocità ai danni del nostro popolo, mediante pressioni diplomatiche sugli Stati Uniti», ha spiegate Rantisi a un sito internet islamico. Quindi ha dettato le condizioni di Hamas per una sospensione provvisoria delle violenze: il ritiro israeliano, a Gaza e in Cisgiordania, alle posizioni del 28 settembre 2000; la fine delle esecuzioni mirate e di altri raid o operazioni punitive di serta; il rilascio di 10 mila prigionieri che, secondo quanto gli risulta, sono stipati nelle «carceri sioniste». Ottenute tutte queste, Hamas - secondo Rantisi - continuerebbe ancora la lotta annata contro le forze di occupazione militare in Cisgiordania e a Gaza ma sospenderebbe gli attacchi «contro i cosiddetti civili», in territorio israeliano. L'ultimo dei quali, a Gerusalemme, ha mietuto 17 vittime. Ieri il ministro della Difesa Shaul Mefaz ha avute una doccia fredda quando è state in visita di condoglianza alla famiglia di una soldatessa uccìsa in quel massacro, Tamar Ben Elihau. La sorella, Hadas, ha detto al ministro che il governo israeliane è reponsabile della sua morte: «Se vi dedicaste maggiormente a garantire l'integrità del popolo israeliano, e non della biblica terra d'Israele, se vi dedicaste di più a costruire il futuro del nostro popolo e non insediamenti in zone centrover- se, mia sorella - ha esclamato sarebbe ancora viva». Mefaz ha replicato di aspirare lui stesso alla pace, non meno della famiglia a lutto. I lutti, malgrado tutte, proseguono. Ieri un'unità scelta israeliana ha freddato a Beit Hanun (nella zona che preste dovrebbe essere consegnata a Dahlan), un dirigente locale delle Brigate dei martiri di al-Aqsa, il trentenne Rafat Uzani. Altri due palestinesi, sorpresi nella striscia di Gaza a lanciare bombe a mano contro veicoli israeliani in transito, sono stati uccisi da soldati. E in un ospedale di Gaza è spirata una bambina palestinese di otte anni, rimasta ferita da un razzo israeliano nel fallite attentato a Rantisi. La comparsa all'improvviso nei cieli di Gaza degli elicotteri da combattimento israeliani esaspera da tempo la popolazione, seconde cui un efficiente sistema di sirene di allarme avrebbe negli ultimi giorni salvato numerose vite. L'Autorità nazionale palestinese ha premesso che presto le sirene saranno installate, e sostituiranno finalmente il precedente e rudimentale sistema di allarme basato sui clacson delle automobili di passaggio. Il primo ministro palestinese Abu Mazen con allespalle un grande ritratto del presidente Yasser Arafat ■- ■-
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