Maschi «in briciole» tra corpo e incorilo

Maschi «in briciole» tra corpo e incorilo Maschi «in briciole» tra corpo e inconscio Debole, insicuro, impaurito dalle femmine: «Il maschio in crisi». Ovvero una «maschera sociale» costruita su falsi stereotipi. Un esercito di uomini si alza ogni mattina per provvedere a sé e alle persone che ama, con coraggio e dedizione, senza neppure chiedersi perché lo fa, secondo un «programma» ancestrale che si tramanda dalle ere preistoriche. Certo, ci sono anche uomini che hanno paura di esserlo, che sono sleali o meschini. Ma non sono la maggioranza. E tuttavia è proprio in Occidente, dove il potere (VISIBILE...) è ancora in gran parte in mano agli uomini, che prevale la tesi dell'uomo in briciole. Perché? E a che cosa serve questa nuova maschera? Se si cerca di rispondere ci si accorge che i sentimenti dell'uomo verso il proprio genere sono nella maggior parte dei casi negativi o estremamente negativi. L'immagine del «maschio in crisi» che, come quella dell'uomo «brutto, sporco e cattivo», ha cominciato a diffondersi dopo la seconda guerra mondiale, non ha le sue origini nel femminismo ma nell'inconscio dell'uomo occidentale. Un uomo che, per la prima volta nella storia, non è stato iniziato al mondo maschile dal padre o da altri uomini. Ma dalla madre. Non solo, ma sembra meglio non esservi iniziati affatto, visto il modo sprezzante in cui viene descritto! Una «maschera» che è servita, e serve tuttora, a dirottare le energie maschili sul lavoro piuttosto che sulla «tribù» dell'uomo: i figli, la donna, gli amici. Anche lo stereotipo di «femmina vincente», forte, poco emotiva è funzionale alla societàazienda, dove contano poco sia le relazioni affettive sia quelle istintuali, con il proprio corpo, negate nell'anoressia e nella bulimia. Ci si accorge così che queste «maschere» che vengono cucite addosso, e che rendono le persone così spesso infelici, servono soprattutto a un sistema che forse è sfuggito di mano. Sandro De Santis IL fatto è che non viviamo più nelle caverne, ma nella società-azienda, non siamo più soggetti alle sole regole naturali e abbiamo scoperto che i ruoli ogni tanto hanno bisogno di essere ridefiniti. Insomma: meno corpo, più incoscio. Non so dirti se sia un bene, ma è così. Colpa del caldo E' forse colpa della calura estiva, che le donne egli uomini (piuttosto giovani, mi pare) che scrivono a «Come va» si rimbalzano la palla come fosse un pallone e non una palla da tennis, in modo da colpire alla grande chi discorda dalie proprie vedute? Le idee, si sa, sono sempre state tante; adesso comunque, anche se la popolazione è aumentata, le idee non sono aumentate in proporzione, in quanto si tende al livellamento dei media. Gira e rigira sono sempre le medesime. Come gira male il mondo, che tristezza guardarlo dall'alto sapendo che da vicino è solo un rovo di spine che sembrano, da lontano, un mazzo di rose. Giovanni Reverso Cattiva morte Cara Stefania, poche righe per dire che la lettera di oggi, sulla «cattiva morte», mi ha molto colpita. Ho perso mio padre pochi mesi fa, era in un ricovero per anziani, non in ospedale, e noi, io e mia sorella, eravamo lì accanto a lui. Eppure... il medico chiamato d'urgenza, il via vai di infermiere, la nostra agitazione, il modo in cui le cose si sono svolte mi ha lasciato un po' di amarezza in più, mi chiedo se non avrei dovuto dire: «uscite tutti quanti, lasciateci tranquilli», per avere almeno un po' di silenzio e di raccoglimento di fronte a un avvenimento ineluttabile (papà era anziano e molto malato). L.V. Gentile Stefania, ho provato anch'io quello di cui parla oggi Giuliana Tesio («La cattiva morte lascia feriti sul campo»), ma voglio dirle che la caposala che la signora descrive è forse un'eccezione; almeno io la penso così perché ho sempre incontrato infermiere gentili e dedite. Forse anche loro hanno i loro momenti di stanchezza e nervosismo, come tutti! Piera Cattiva lingua Ormai andiamo a fare shopping al supermercato, troviamo con il last-minute un ali-inclusive per le nostre vacanze, pratichiamo jogging vicino al parco di casa e ci dedichiamo al body-building per essere sempre ok. Stiamo cancellando un po' alla volta la nostra cara e vecchia lingua italiana, tanto bella e varia, a favore di quella inglese, così brutta fredda, estremamente vicina ai computers, ma così lontana dagli esseri umani. Riccardo Santipolo MA no, Riccardo! Anche la lingua muta, e fin che muta, vive. «Ok» ormai è a tutti gli effetti una parola italiana; «Last-minute» non sarà il massimo, ma pure il nostro «attimino» fa abbastanza schifo. Vero è che la parole contano e che noi siamo, anche, le parole che scegliamo di usare. l.E LETrERE VANNO INVIATE A: come va? - LA STAMPA - VIA MARENCO 32,10126 TORINO SMS: 335/7520300-e-mail: slcfania.mirclti'Hilastampa.it come va? RISPONDE STEFANIA MIRETn

Persone citate: Gentile Stefania, Giovanni Reverso, Giuliana Tesio, Piera Cattiva, Sandro De Santis

Luoghi citati: Torino