Delle pastiglie Leone resterà il profumo di Patrizio Romano
Delle pastiglie Leone resterà il profumo NATA NEL 1934, L'AZIENDA CERCA NUOVI SPAZI PER POTERSI ESPANDERE Delle pastiglie Leone resterà il profumo La storica fabbrica lascia corso Regina Margherita e va a Collegno Patrizio Romano Delle Pastiglie Leone, tra qualche anno, a Torino non resterà che il profilino. Quell'intenso profumo che sente chi arriva in corso Regina Margherita 242. La fabbrica, lì dal 1934, si trasferisce a Collegno. «Se tutto va bene ci spostiamo nel 2006» afferma il titolare Guido Menerò. «Un tempo era bello passeggiare da queste parti - dice Monero -, c'erano ditte come la Caffarel, la David, la Ringler, la Feletti e la sera si sentiva la musica del cioccolato: sì, quel suono stupendo che fa quando sbatte nelle conche piane per dare il finissaggio. Ed ora non c'è più nulla». Tocca alle Pastìglie Leone portar via l'ultimo profumo in quell'angolo di città. Quel profumo di caramelle, gommose, gelatine... «Lasciare questo posto? Certo che piange il cuore - spiega Monero -. Ma se voghamo vivere dobbiamo rilocalizzarci, anche per espanderci». Lui lo sa bene quanto costi chiudere quel¬ la ditta. Perché tra le mura di quella villa in stile liberty c'è nato 62 anni fa, ci ha vissuto e lavorato. Lì la mamma Giselda Balla Monero, e lo zio Celso Balla, trasferirono l'attività rilevata dalla famiglia Culasso che a sua volta l'aveva comprata dal fondatore, quel Luigi Leone di Alba che nel 1857, nel laboratorio della sua confetteria, inventò le famose Pastiglie: e il mito della «marca Leone». «Mia madre lo disse subito, di lavorare in quella cantina in corso Vittorio 78 non ne voleva neanche sentir parlare - ricorda -. E rilevarono la villa e il capannone già sede di una fabbrica di casseforti». Inizia così l'avventura. Un'avventura difficile. «Perché noi abbiamo sempre avuto l'orgoglio di voler conservare una tradizione - ammette -, anche quando tutto si americanizzava». Guido, giovanissimo, girava alimentari e panetterie per proporre il loro prodotto. «Siamo andati sempre avanti, anche quando in un bombardamento abbiamo perso la fab¬ brica e tutto l'archivio storico» racconta. E oggi, tutto quel passato custodito in corso Regina si trasferirà a Collegno. «Conserveremo ogni cosa - dice -. La villa? Non so, forse ne faremo la sede ufficiale. Per il resto spero che il comune mi dia la possibilità di rifarmi di tutte queste spese». Ma la ditta Leone andrà avanti comunque. «Potrei vendere e di offerte non me ne mancano - confessa -. Però io voglio conservare questa tradizione, e non farla finire tra le mani delle multinazionali». E' del suo stesso avviso anche il sindaco Umberto D'Ottavio: ((Anzi, spero che il loro marchio si leghi nel tempo alla nostra città». Ma Guido Monero, adesso, deve pensare ai suoi cinquanta operai e al domani quando saranno i figli Emanuele e Daniela a prendere il suo posto. «Noi - conclude - siamo ormai la storia del dolce torinese, non possiamo permetterci di far sparire tutto». Una promessa «Marca Leone».
Persone citate: Celso Balla, Culasso, Feletti, Guido Monero, Luigi Leone, Marca Leone, Monero, Umberto D'ottavio
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