Muccino, Ozpetek, Salvatores il cinema italiano ricomincia da tre

Muccino, Ozpetek, Salvatores il cinema italiano ricomincia da tre GLI AUTORI DEI FILM PIÙ AMATI IN QUESTA STAGIONE SI DIVIDONO EQUAMENTE I «NASTRI D'ARGENTO» Muccino, Ozpetek, Salvatores il cinema italiano ricomincia da tre Nessuna rivalità: sudati e sorridenti dietro lo stesso tavolo parlano dei loro prossimi lavori della Marini ospite d'onore arriva solo il vestito (quello della Ekberg in «La dolce vita») Simonetta Robiony inviata a TAORMINA Se non si sapesse che i Nastri d'argento vengono fuori da una votazione anonima trai giornalisti di cinema, sipotrebbe sospettare una pastetta, visto che tre premi ciascuno sono andati ai film più amati della stagione: «Ricordati di me», «La finestra di fronte», «Io non ho paura». E così Gabriele Muccino, ignorato ai David ma premiato ai Ciak e qua, Ferzan Ozpetek, premiatissimo ai David e ai Ciak e qua per il soggetto con Romoli, nonché Gabriele Salvatores, troppo ignorato ai David e ai Ciak, qua vincitore come miglior regista, si trovano dietro un tavolo a congratularsi l'uno con l'altro, dopo mesi in cui i giornali avevano alimentato vere o presunte rivalità genere Lollo-LorenPampanini dei tempi che furono. Sudati e sorridenti tutti e tre in posa collettiva o foto singola, stanno pensando ai loro nuovi lavori e tutti e tre parlano della fase di scrittura come di quella più importante per il successo di una pellicola. Muccino, in attesa che gli americani gli facciano sapere se vogliono produrre o meno il remake di «C'eravamo tanto amati» ma sommerso da sceneggiature hollywoodiane di commedie sentimentali, comincia da domani a scriverne una sua. «Voglio completare la mia trilogia sulla famiglia e siccome il tema mi appassiona, magari, dopo un terzo titolo, potrei fame anche un quarto». Ozpetek è stato conquistato da Napoli dove vorrebbe andare a stare per un paio di mesi allo scopo di catturarne gli umori: «Mi ha colpito il contrasto tra ricchezza e povertà, buio e luce di questa città, un ambiente che mi pare perfetto per una riflessione sull'altruismo, sulla necessità di sacrificarsi, sul dovere di mettere da parte il dio denaro». Salvatores sta leggendo quattro libri insieme per capire se trova una storia forte come quella di Ammanniti: «Per sbagliare "Io non ho paura", un racconto perfetto, ci voleva un regista più bravo e ardito di me che mi sono limitato a rappresentarla». E «Cromosoma Calcutta» che fine ha fatto? «Sono scaduti i diritti del libro: li ho ceduti a un altro. Ma non mi addolora. E' come in amore : se una donna con te è infelice, meglio vada altrove a cercar la sua fehcità». Sfilano gli altri: Proietti e Marcorè, mighori protagonisti, Giovanna Mezzogiorno vincitrice di ogni premio quest' anno. Verdone che prende.un nastro per i suoi 25 anni di cinema. Maria Sole Tognazzi, l'esordiente più interessante, e poi i giovanissimi Silvio Muccino e Nicoletta Romanoff, il costumista Millenotti, Nicola Piovani per la colonna sonora di «Pinocchio», il musicista Luis Bacalov, Pino Insegno premiato per il doppiaggio, il produttore Procacci della Fandango. Diego Abatantuono, atto¬ re non protagonista, non c'è: sta lavorando. Monica Bellucci, attrice non protagonista, arriva in ritardo: sta girando in Spagna col marito Vincent Cassel. «E' il primo premio della mia vita - si emoziona -. Vorrei sempre lavorare in Italia, qui ci sono grandi talenti». Valeria Marini, ospite d'onore, non arriva affatto. In compenso arriva l'abito che avrebbe dovuto indossare, quello di velluto nero che la Eckberg aveva in «La dolce vita» quando faceva ilbagno a Fontana di Trevi. L'omaggio della serata, in diretta su Raiuno con Claudia Cerini a gestire il traffico tra premiati e premianti, va a Sordi che avrebbe fatto 83 anni e per cui nel Teatro Greco s'accendono decine di candeline. Ma l'ultima giomata del festival non è solo i Nastri. E' il ricordo del lunghissimo applauso ottenuto da «L'ultimo treno», film uruguayano su un gruppo di vegliardi ribelli in nome della libertà. E' l'immagine dell' autore di «Lettere al vento», Budina, un intellettuale albanese immigrato in Italia dove fa l'operaio e a volte l'attore per non piegarsi alla malavita. E' il divertimento lieve e appagante che ha suscitato il francese «Effroyable jardins» di Jean Becker con due grandi come DussoUer e Lhermitte. Sono le facce ragazzine dei registi dei corti ai quali la BNL, sponsor del festival, regala soldi perproseguire nella carriera. Felice Laudadio si dichiara soddisfatto: ((Avrei scelto le stesse opere se fossi stato direttore di Venezia». Due italiani hanno aperto e chiuso questi sette giomi: «La meglio gioventù» di Giordana e ((Alla fine della notte» di Piscicelli, entrambi in sala in questo giugno. Curioso. Parlano della stessa cosa: la generazione dei sessantottini. Ma quello di Giordana è un racconto corale, quello di Piscicelli la crisi di un singolo uomo cui dà faccia e tormenti Ennio Fantastichini. Monica Bellucci in ritardo perché impegnata in Spagna «È il primo premio della mia vita vorrei sempre lavorare in Italia, qui ci sono grandi talenti» Neri Marcorè in «Il cuore altrove» miglior attore ex aequo con Proietti RLNEStMsugtcCsvotqaiPMgPtEnmpb

Luoghi citati: Italia, Napoli, Spagna, Trevi, Venezia