«L'Ue inviti Israele al suo tavolo, sarà d'aiuto» di Francesco Manacorda

«L'Ue inviti Israele al suo tavolo, sarà d'aiuto» L'EX GOVERNATORE DELLA BANCA CENTRALE CHE IL PREMIER VOLEVA COME MINISTRO DELLE FINANZE «L'Ue inviti Israele al suo tavolo, sarà d'aiuto» Frenkel: è il modo migliore per avere un ruolo maggiore nell'area e nella pace intervista Francesco Manacorda inviato a CERNOBBIO SE lEuropa vuole giocare un ruolo in Medio Oriente deve invitare Israele al suo tavolo. Ma deve farlo subito, dando il suo contributo per raggiungere la pace». Jacob A Frenkel è stato governatore della Banca centrale israeliana per 8 anni. Dal 2000 è presidente della banca d'affari Merril Lynch International, ma ancora lo scorso marzo Sharon gli ha chiesto di essere il suo ministro delle Finanze. Offerta declinata, dice Frenkel - ospite all'appuntamento di Cemobbio del Consiglio per le relazioni Italia-Usa - perché «in momenti come questi è meglio che ci siano dei politici al governo». Perché l'Europa dovrebbe stringere i rapporti con Israele? «Europa e Stati Uniti dibattono da tempo su chi debba giocare il ruolo predominante in Medio Oriente. Oggi questo ruolo spetta senza dubbio agh Usa, ma penso che se lUe invitasse Israele ad avere rapporti più stretti - sotto qualsiasi forma, dall'adesione alla candidatura per l'allargamento a una semplice affiliazione - questo vi permetterebbe anche dì avere un'influenza maggiore nell'area». Vista la sua posizione avrà accolto di sicuro con favore le parole di Silvio Berlusconi che spinge per Israele nell'Ue... «Sono state musica per le mie orecchie, anche perché penso che qualsiasi rapporto con lUe avrebbbe implicazioni non solo economiche, ma pure politiche. Intendiamoci, non voglio dire che da un giorno all'altro Israele deve adottare l'euro. Ma ad esempio può adottare una strategia per entrare nella stessa categoria dei Paesi candidati all'adesione all'Uà». «Deve offrire rapporti più stretti, dall'adesione alla candidatura per rallargamentoauna semplice affiliazione Le parole di Berlusconi per me sono musica» Non tutti in Europa la pensano come Berlusconi, però. C'è chi - come la Francia - ritiene che sarebbe meglio per Israele inseririsi in una futura unione mediorientale. «Penso che alla base di questo ragionamento ci sia un grandisimo errore. Se un marziano scendesse oggi sulla Terra e potesse vedere i dati statìstici di ciascun Paese senza conoscerne la situazione pohtica, Israele sarebbbe naturalmente parte dell'Europa. Invece c'è un paradosso per cui un Paese che risponde ad alcuni criteri economici viene messo da parte per problemi politici». Ma come è possibile pensare a un rapporto stabile con l'Ue finché Israele non avrà raggiunto la pace con i palestinesi? «E' il classico problema dell'uovo e della gallina. Io ritengo che la soluzione per il Medio Oriente si fondi su tre gambe: la prima è una decisiva e radicale battagha contro il ierrorismo, che è il nemico dei palestinesi come degh israeliani; la seconda è di tipo economico; la terza di tipo politico. In tutti e tre questi ambiti l'Europa può dare il suo apporto». E' sul secondo aspetto che lei cita, quello economico, che l'Europa può giocare il ruolo maggiore? Jacob A. Frenkel «Sì, ma non solo su quello. Certo, più prospero è il Medio Oriente, o se voghamo stringere il campo più ricche sono l'economia palestinese e quella israeliana, più i due popoli avranno da perdere se non colgono un'opportunità dì pace. Bisogna ridurre lo spazio per la psicologia della disperazione, anche se non voglio cadere nell'errore di dire che la povertà è la madre del terrorismo». Dal punto di vista più stremamente politico quale ruolo vede per l'Ue? «L'Europa non è monolìtica. C'è chi come l'Italia o la Spagna mostra dì capire i problemi e chi meno. Ma in generale ritengo che l'importante sia evitare l'isolamento di Israele. La Road Map per la pace messa insieme con un approccio congiunto della comunità internazionale è un ottimo esempio e msotra che alla fine del tunnel c'è luce». Poi però, dopo la Road Map, dopo l'incontro di Aqaba, sono ricominciate le violenze. «Sì, ma dobbiamo accettare che questi episodi blocchino il processo di pace? Se si vuole sostenere chi vuole davvero la pace, se si vogliono aiutare Sharon e Abu Mazen a superare gli ostacoli che ancora ci sono, servono aiuti nei tre campi di cui parlavo e serve un impegno allo stesso tavolo, non una posizione presa a distanza. Non si può dire a Israele: prima raggiungi la pace e poi tratteremo con te. Quello della pace deve essere proprio l'obiettivo di tutta la comunità intemazionale».

Persone citate: Abu Mazen, Berlusconi, Frenkel, Jacob A. Frenkel, Merril Lynch International, Silvio Berlusconi