Hamas: la parola «tregua» non esiste nel nostro dizionario

Hamas: la parola «tregua» non esiste nel nostro dizionario DI FRONTE ALLE MINACCE ISRAELIANE DI UCCIDERLO, LO SCEICCO YASSIN SI DICE PRONTO A MORIRE DA MARTIRE Hamas: la parola «tregua» non esiste nel nostro dizionario Arafat presiede una serie di riunioni e chiede piani concreti per ripristinare l'ordine. Tra i responsabili delle due parti si è svolto un incontro: lo Stato ebraico cederebbe alla polizia di Abu Mazen il controllo di porzioni di Gaza Aldo Baquis TEL AVIV Hamas resta contrario a qualsiasi ipotesi di tregua con Israele, malgrado le energiche pressioni esercitate nei suoi confronti dalla Autorità nazionale palestinese e dall'Egitto. «Nel nostro vocabolario, la parola tregua non esiste» ha esclamato uno dei dirigenti di Hamas, Abdel Aziz Rantisi, che nei giorni scorsi è miracolosamente sfuggito ad un attentato israeliano. Anche il leader di Hamas, sceicco Ahmed Yassin, ha ribadito ieri di essere pronto a morire da martire in qualsiasi momento e dunque ha assicurato che le minacce israeliane di eliminarlo non gli fanno impressione. Ma le crescenti pressioni dell' Egitto, aggiunte a quelle degh Stati Uniti, sembrano aver invece influenzato la leadership palestinese che si accinge adesso ad assumere il controllo di alarne porzioni della striscia di Gaza, sulla base di intese ad hoc con le forze armate israeliane. Nella notte si è svolto un incontro di lavoro fra il coordinatore delle attività israeliane, generale Amos Ghilad, e il ministro di Stato per la sicurezza interna, MohammedDahlan. Intanto oggi atterra in Israele John Wolf , un dirigente del Dipartimento di stato americano accompajnato da dodici ispettori che avrà 'incarico di seguire sul terreno la realizzazione degh impegni assunti da israeliani e palestinesi nel contesto del Tracciato di pace. Negh ultimi giorni circa 60 israeliani e palestinesi sono rimasti uccisi in una impressionate serie di violenze e di attentati, magrado i quali Washington intende comunque procedere. Ieri il presidente Yasser Arafat ha convocato a Ramallah i responsabili dei vari servizi di sicurezza e ha chiesto loro piani concreti per ripristinare l'ordine. Secondo una delle ricostruzioni, Arafat era molto con.trariato per l'atteggiamento ribelle adottato da Hamas e dalla Jihad islamica e ha ripetutamente battuto il pugno sul tavolo. «Nei Territori - ha esclamato, secondo uno dei partecipanti - ci deve essere un unico centro di potere politico». Osservatori palestinesi attribuiscono questa presa di posizione alle pressioni esercitate su Arafat nei giorni scorsi dal generale Omar Suleiman, comandante dei servizi segreti egiziani. Nei prossimi giorni emissari egiziani si recheranno a Gaza, per incontrare i rappresentanti di vari gruppi politici. I dirigenti statunitensi, da parte loro, si sono assunti l'incarico di premere parallelamente su Israele. Dov Weisglass, uno dei più stretti consiglieri del premier Ariel Sharon, è stato convocato d'urgenza a Washington, dove è atteso da Condoleezza Rice, consighere del presidente George Bush per le questioni di sicurezza. Proprio dagli Stati Uniti Arafat e Dahlan si attendono che diano un contributo per stabilizzare la situazione nelle zone che potrebbero essere evacuate dall'esercito israeliano. I palestinesi esigono precise assicurazioni da parte di Washington che una volta sgomberate quelle aree Israele non tornerà ad agirvi: né con esecuzioni mirate, né con raid terrestri. Ieri l'associazione israeliana Pea: ce Now ha denunciato la nascita di quattro nuovi insediamenti ebraici illegali in Cisgiordania. La scoperta è stata fatta grazie a fotografie aeree. Lo ha riferito il quotidiano israeliano «Hàaretz». Alla base della road map c'è il dovere di Israele non solo di impedire la costruzione dì nuovi insediamenti nei territori, ma di smantellarne molti. Nel frattempo le violenze proseguono. Un adolescente palestinese è rimasto ucciso ieri a Nablus dal fuoco di militari mentre lanciava sassi. E a Tulkarem, in Cisgiordania, soldati israeliani hanno catturato un giovane palestinese in procinto di compiere un attentato suicida, in una operazione coordinata assieme dalla Jihad isalmica e da al Fatah. A Gerusalemme, infine, centinaia di pacifisti israeliani e palestinesi sono convenuti presso le mura della Città Vecchia per lanciare assieme verso il cielo pallonicini colorati e un messaggio di speranza. Stringendosi mano nella mano, hanno assicurato che la coesistenza pacifica è possibile. Un simpatizzante di Hamas strappa con i denti una bandiera americana nel campo profughi di Rashidiyeh vicino a Tiro, in Libano