«E' stato il suo ultimo gesto d'amore» di Grazia Longo

«E' stato il suo ultimo gesto d'amore» LE REAZIONI DELLA FAMIGLIA E DEI VICINI DI CASA DELLA COPPIA DI IMMIGRATI ISTRIANI «E' stato il suo ultimo gesto d'amore» La figlia: si sentiva impotente perché non poteva salvarla la storia Grazia Longo PER quasi 50 anni hanno condiviso tutto. L'amore. L'emigrazione dall'Istria. I sacrifici per far studiare l'unica figlia. Le poche vacanze. Il «lusso» di una casa in campagna à Castellamonte. Nel 2000 il primo grande dolore senza soluzione: un cancro alla gola di Celestina che si è presto esteso al cervello. Tre anni di ricoveri a singhiozzo in ospedale, prima al San Luigi poi a Candiolo, la chemioterapia, la cura con i calmanti a domicilio. Definirli tre anni di calvario è riduttivo, solo questa famiglia sa quello che ha vissuto. «Papà era veramente distrutto - racconta la figlia Patrizia -. Psicologicamente perché non poteva fare niente per aiutare mia madre, fisicamente perché lei ormai non ce la faceva più nem¬ meno a camminare e andava seguita in ogni cosa». E ora Patrizia Bergamasco non sa come trovare le parole giuste per spiegare a sua madre quello che è successo. «Appena siamo arrivate in ospedale mi ha chiesto "dov'è papà? perché non è qui". Non si è minimamente resa conto che lui ha cercato di farla smettere di soffrire. Sente la sua mancanza e io non so che cosa dirle». Dramma della disperazione, doppia eutanasia, tragico gesto d'amore. Tutte parole vuote di significato per chi, come Patrizia, deve affrontare la perdita improvvisa del padre e quella sempre più vicina della madre. «Papà ogni tanto si lamentava, certo, ma mai in modo particolarmente insofferente o che potesse far pensare a una scelta del genere. Forse non ha retto più lo stillicidio di cure ed esami inutili ma necessari. L'ultimo controllo sarebbe dovuto avvenire giovedì prossimo, ma l'esito era praticamente scontato perché sapevamo già che le metastasi si erano estese fino al cervello. Mia madre ha i mesi contati e forse mio padre è crollato di fronte all'impotenza di non poter cambiare la situazione». Forse. Luciano Bergamasco, «Ciano» come lo chiamavano la moglie e gli amici, ha lasciato un biglietto per scusarsi. Se ne è andato chiedendo perdono, convinto di aver chiuso definitivamente la porta al dolore della sua Celestina. Purtroppo non è andata così. «Adesso dobbiamo pensare a come affrontare questi ultimi mesi - continua Patrizia -, non credo che mia madre possa restare a casa. Ha bisogno di un aiuto sanitario continuo, che può ottenere solo in ospedale. Vedremo cosa succederà». Preoccupata per il futuro di Celestina è anche Antonia Del Caro, sua vicina di casa e amica da 47 anni. «Da quando sono arrivata qui in via Millefonti dal Veneto - ricorda -. Loro abitava¬ no nella casa già da un anno. Abbiamo subito fatto amicizia. E anche adesso che stava molto male continuavamo la nostra abitudine di incontrarci almeno un'ora al giorno per fare due chiacchiere. Stamattina (ieri per chi legge) non ero ancora salita, ho incontrato Ciano per le scale». Un saluto veloce, qualche convenevole poi il pensionato ha salutato l'amica ed è salito sulla bicicletta. «"Io esco" mi ha detto e certo non dava l'impressione di essere uno che va ad ammazzarsi. Anche perché giovedì pomeriggio mi aveva chiesto una sedia vecchia da usare per quando doveva lavare Celestina. "Se ne hai una la usiamo solo per quello, così anche se si bagna non fa niente" mi avevo detto. È strano che vmo si preoccupi di aiutare la moglie malata e poi decida di farla finita. Ma si volevano troppo bene. Forse è per questo che Ciano ha fatto quello che ha fatto». Celestina Vallese, 70 anni, ricoverata al Cto

Persone citate: Celestina Vallese, Ciano, Di Casa, Luciano Bergamasco, Patrizia Bergamasco

Luoghi citati: Candiolo, Istria, Veneto