Tenta di strozzare la 11 lie malata e si uccide di Massimo Numa

Tenta di strozzare la 11 lie malata e si uccide L'UOMO NON RIUSCIVA PIÙ A TOLLERARE LE SOFFERENZE DELLA MOGLIE: SICURO DI AVERLE TOLTO LA VITA, SI È POI GETTATO NEL PO Tenta di strozzare la 11 lie malata e si uccide n via Millefonti la tragedia di due pensionati Massimo Numa Una vita intera. Fabbrica e famiglia: lui anziano Fiat, lei operaia alla Pirelli. Pensionati da decenni, una figlia. Patrizia, che fa l'impiegata di banca e abita a Pino Torinese. Casa popolare in via Millefonti, numero 7 bis, alloggio al terzo piano. Niente ascensore, le piante sul ballatoio e muri imbiancati di fresco, piastrelle di vetro per aiutare la luce a illuminare gli androni tutti eguali di queste palazzine rosse costruite a un passo dallo stabilimento, divise da aiuole e viali asfaltati, rettangoli regolari, delimitati da interminabili cancellate dipinte di grigio. Qui, all'alba di ieri, Luciano Bergamasco, origine istriane, 75 anni, ha deciso di mettere fine alle atroci sofferenze della moglie. Celestina Vallese, 70, malata da tempo. Notte orribile, la sua, spesa nel vano tentativo di dare un significato qualsiasi a ore interminabili, avvolte dall'afa; una dopo l'altra, scandite dai lamenti, da un pianto sempre più flebile, non spento neppure dai farmaci anti-dolore. Sul comò della càmera dà letto le grosse buste gialle degh esami, le scatole delle niedicine, le pile di ricette ih perfetto ordine, i tracciati misteriosi della Tac. Così uno dice basta. Luciano ha preso una corda, corta e spessa, la stringe attorno al collo di Celestina (incosciente per i farmaci), crede di averla uccisa. Sul foglio quadrato di un bloc-notes scrive: «Rita perdono». Rita di cognome fa Tomasello e lo aiuta ad assistere la moglie solo da qualche giorno, inviata dalla San Vincenzo per non lasciarli soli con la loro disperazione senza polemiche, rimpianti e proteste. Lo racconta Yuri Fenoglio, un altro assistente del Comune. Ha gli occhi lucidi: «Due persone che non chiedevamo mai nulla, che non si lamentavano mai...Sono venuto qui per vedere cosa è successo». L'ex operaio affronta la situazione con apparente freddezza. Celestina sta sempre male, lui si dedica ai lavori casalinghi. Si organizza. Lava i piatti, cucina, tutte le mattina in bici per fare la spesa. Come se quell'esilo filo, legato ai ricordi, non dovesse comunque spezzarsi. Più forte di tutto, malattia compresa. In quella parola, «perdono», c'è soprattutto la consapevolezza di esporre la signora Rita a vmo choc. Non vuole coinvolgerla in ima tragedia che non le appartiene. Cioè: «Mi scusi per quello che troverà dietro la porta, ma non c'era altro da fare»». Un pensiero che non ammette compromessi. Mai dare fastidio agli altri, questa è la cosa peggiore. Il secondo passo è il più semphee da attuare. Uccidersi. Nel modo più razionale. Cioè salire sulla bicicletta, raggiungere il Po, gettarsi nelle acque immobili, morire il più in fretta possibile. Prima s'è tolto la camicia, l'ha ripiegata con cura nel cestello sopra il manubrio. Sotto, documenti, portafoglio e una copia delle chiavi. Alla vicina di casa, dice tranquillo, una sola unica parola: «Esco». L'ultima immagine è la bicicletta che si allontana verso la collina. Le altre chiavi le ha lasciate inserite nella porta, così Rita Tomasello scopre tutto subito, senza perdere tempo. Tutto previsto. La logica è ferrea, c'è ima particolare geometria in ogni gesto, che è poi il vero testamento di Luciano Bergamasco, il marito di Celestina. Tanto che i primi ad accorgersi (è accaduto senz'altro qualcosa di grave) sono i poliziotti della volante «Nizza 2». Vedono la bici, trovano i documenti, pensano al peggio e avviano le ricerche lungo il fiume. Altri agenti vanno in via Millefonti e lì c'era già la signora Rita che non perde un secondo. Chiama il 118, l'ambulanza è già lì. Celestina è riuscita ad alzarsi, poi cade proprio davanti al letto. Al collo ha ancora la corda che avrebbe dovuto ucciderla. Piccole ferite, nulla. Guarirà in 10 giorni. Il corpo di Luciano è in acqua, cinquanta metri dagli alberi dove ha appoggiato la sua bici. Il disturbo è minimo. Alle 12 il vice questore Salvatore Sanna chiude le indagini. Entrambi ex operai, vivevano in un alloggio popolare al Lingotto Lui l'assisteva da mesi con totale dedizione Sul tavolo in cucina trovato un biglietto indirizzato a un'assistente: «Rita perdono» vs.v^^jMy'&i".: La polizia recupera nel Po il corpo di Luciano Bergamasco

Persone citate: Celestina Vallese, Luciano Bergamasco, Rita Tomasello, Salvatore Sanna, Tomasello, Yuri Fenoglio

Luoghi citati: Nizza, Pino Torinese