Becker-Edberg, come era verde quell'erba di Stefano Semeraro

Becker-Edberg, come era verde quell'erba Becker-Edberg, come era verde quell'erba Stefano Semeraro Lo splendore dell'erba erano loro. Tre finali consecutive in condominio a Wimbledon, vissute e lottate su sponde opposte della stessa arte: il tennis serve and volley. Ouello romantico, quello all'attacco. Boris Becker e Stefan Edberg tornano in campo, l'uno contro l'altro armati (di racchetta, s'intende). Succederà oggi pomeriggio, sulle tenere radici del Oueen's Club, a Londra, poco prima della finale del torneo che -tradizionalmente - serve a lustrare le volée in vista di Wimbledon. E chissà se saranno ancora loro. Il dionisiaco Becker, tutto servizioni piatti e furore, tutto tuffi e cuore buttato oltre l'ostacolo, molto coraggioso, molto tedesco. L'apollineo Edberg, che non a caso - il ciuffetto paglierino al vento, il nasino all'insù chiamavamo Stefanello: l'uomo dal rovescio-che-colpisce-da-lontano, l'eleganza fatta tennis. Non giocheranno una partita intera, ma un «firstto-eight-match», una di quelle formule anglosassoni per pensionati, il primo che arriva a otto game vince. Ma va bene così, in fondo, perché i due pensionati ormai lo sono davvero. Inglesizzato e quieto come sempre Edberg, casinaro e instabile - come sempre - Bum-bum. Stefan ha 37 anni, vive fra Londra e la Svezia, si occupa con attento disinteresse del torneo di Stoccolma, sorride paziente in qualche «evento» oi^anizzato dal suo antico sponsor, gioca a golf, gioca in borsa. Non si è fatto ancora catturare dal circuito dei matusa, dove spadroneggia, ingrigito ma tignoso più che mai, John McEnroe. Becker ha un anno di meno, e da qualche tempo di esibiziom ne gioca parecchie: in cerca di grana, visti i soldi che deve scucire con involontaria e sofferente generosità per rimediare alle numerose disattenzioni (fiscali ed erotiche) degli ultimi anni. Nel tennis è rimasto radicato, Boris, tanto che attraverso una sua società ha riscattato l'indebitato torneo di Ambm-go dalla federtennis tedesca e ora lo gestisce da sirail-direttore, distribuendo sorrisi e trofei. I due ricominceranno, fra l'altro, da dove avevano smesso: il loro 35" e ultimo scontro andò in scena proprio sull'erba del Oueen's, nel 1996. Vinse Becker, che nel conto personale è in vantaggio 25-10, e che sul vegetale ha vinto 4 dei 6 match che i due hanno recitato insieme, perdendo giusto due di quelle tre finali ai Championships, nell'88 e nel '90, e vincendo quella di mezzo. Sempre da quell'erbetta, contornata dalle antiche e vezzose palazzine brune del Club, molto british, Boris -diciassettenne bimbone rossissimo di lentiggini - iniziò la sua vera grande carriera annettendosi il torneo appena 15 giorni prima di trionfare nel suo primo Wimbledon, nel 1985. I due, insieme, hanno incarnato l'era di transizione fra il jet tennis che, esploso in fenomeno di massa, ma sempre molto chic, negli Anni 70, andava estenuandosi come arte nel decennio successivo, prima della brutale rivoluzione (o involuzione?) muscolare degli Anni 90. Due fenomeni carichi di classe, e divertentissimi. Incontrarsi di nuovo in campo, per noi e per loro, sarà probabilmente un brivido di quelli che danno insieme piacere e dolore. Edberg (di spalle) e Becker ai tempi d'oro

Luoghi citati: Londra, Stoccolma, Svezia