Una Convenzione tirata per la giacchetta
Una Convenzione tirata per la giacchetta IL DIBATTITO SULLA COSTITUZIONE EUROPEA E LE RADICI COMUNI, TRA RISULTATI POSITIVI E CONTRADDIZIONI Una Convenzione tirata per la giacchetta Giorgio Napolitano CARO Direttore, di fronte al crescere delle pressioni anche dall'esterno, di fronte al moltiplicarsi di sollecitazioni di segno opposto, si era temuto, ancora la scorsa settimana, che la Convenzione di Bruxelles potesse implodere, ovvero risolversi in una semplice sommatoria di opzioni le più disparate, da rimettere alla prossima Conferenza intergovernativa. Questo rischio è stato evitato; a mio avviso si trattava di un timore eccessivo, essendo facilmente prevedibile che sarebbe prevalso alla fine un approccio conciliante, per salvare la dignità stessa della Convenzione. Ma basta questo per ritenersi soddisfatti e addirittura per abbandonaci a dichiarazioni trionfalistiche? Non lo credo. È facile cadere nell'enfasi e parlare di un risultato «storico», visto che sta comunque per nascere una Costituzione europea, traguardo, questo, tanto agognato dagli europeisti di più vecchia data e ardente fede. Ma non si deve cedere alla retorica, né - da parte di quanti sono stati impegnati nella Convenzione e nel suo presidium - a ima qualche, pur comprensibile, autoesaltazione. Il testo che la Convenzione ha Mcenziato presenta, accanto a innovazioni di indubbio rilievo, limiti contraddizioni e incognite che non è serio né onesto minimizzare quasi che il parlarne criticamente significasse «cercare il pelo nell'uovo» o dar prova di non comprendere l'inevitabilità di soluzioni di compromesso. Il problema è che alcuni compromessi sono risultati squilibrati e tortuosi, tali da gettare ombre non bevi su aspetti essenziah del progetto di Trattato-Costituzione. Da ultimo, ad esempio, l'avere «concesso» ai britannici un arbit/ario vincolo limitativo nell'interpretazione della Carta dei diritti. O, già prima, l'aver subito la pretesa del governo spagnolo di rinviare al 2009 (e nemmeno ciò ha soddisfatto quel governo) il passaggio dall'indifendibile meccanismo di ponderazione concertato a Nizza al metodo della doppia maggioranza. Insomma, fino all'ultimo, si è subita la pressione di alcuni governi e capi di governo che hanno fatto ostacolo ai mutamenti indispensabili per un nuovo balzo in avanti dell'Unione. Di qui, due considerazioni critiche di fondo: l'ima di metodo, l'altra di sostanza. La prima: si era creata la Convenzione per sfuggire alla logica delle defatiganti trattative tra governi chiusi per lo più ciascuno in ima meschina difesa delle proprie posizioni - che aveva condotto alla miserevole conclusione della Conferenza di Nizza nel 2000. Si era creato un apposito organismo rappresentativo di diverse componenti istituzionali democratiche, perché avessero voce non solo i governi ma i Parlamenti, quello europeo e quelli nazionali. Ma il Presidium della Convenzione - pur nella sua interna dialettica - ha dato un peso prevalente alle esigenze e perfino alle richieste ultimative di alcuni governi e capi di governo, a danno degli orientamenti talvolta chiaramente prevalenti nell'assemblea della Convenzione. Di qui la mia considerazione critica di sostanza: non si è scongiurato - nonostante gli aggiustamenti dell'ultima ora - il rischio di un'alterazione dell' equilibrio istituzionale a tutela del ruolo degh Stati e a vantaggio dell'approccio intergovernativo, a scapito del ruolo della Commissione e del metodo comunitario. E restando questo rischio, se cioè si produrrà questa alterazione, ne sarà colpita la capacità dell'Unione di operare efficacemente in tutti i campi, in particolare nel campo della politica estera. Questo è anche il senso della riaffermazio- ne della regola dell'unanimità in materie sensibili, con il risibile «compromesso» di prevedere che il Consiglio possa in futuro decidere all'unanimità che il Consiglio voti a maggioranza qualificata. Un bilancio complessivo - at- tento e obiettivo - dei risultati della Convenzione sarà possibi- le solo dopo la definizione - rinviata a metà luglio - della IH parte del Trattato. Si può ancora metter riparo ad alcune delle scelte sbagliate o ambigue della I parte. Sarebbe auspicabile che si facesse sentire criticamente la voce e lo stimolo dei Parlamenti nazionali e dell'opinione europeistica, prima che la parola passi alla Conferenza intergovernativa senza più grandi speranze di soluzioni avanzate come quelle richieste dalla realtà del mondo d'oggi e dalle attese dai cittadini. Valéry Giscard d'Estaing dirige i lavori della Convenzione chiamata a redigere la Costituzione europea: la definizione della terza parte del Trattato è stata rinviata a metà luglio
Persone citate: Giorgio Napolitano, Giscard D'estaing
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