La Cgil: 2 ore di sciopero contro il piano Biagi di Gian Carlo Fossi

La Cgil: 2 ore di sciopero contro il piano Biagi EPIFANI: NO ALLA RIFORMA La Cgil: 2 ore di sciopero contro il piano Biagi Gian Carlo Fossi ROMA Iniziative di molilitazione a tappeto contro la riforma Biagi sul mercato del lavoro, a partire da due ore di sciopero e assemblee in tutti i luoghi di lavoro, sono state preannunciate dal leader della Cgil Guglielmo Epifani a conclusione dell'assemblea nazionale dei quadri e dei delegati. Convocata per lanciare la campagna della confederazione a sostegno del «sì» al referendum sull'art. 18, l'assemblea ha offerto l'occasione per contestare a fondo la riforma del mercato del lavoro varata dal governo senza «alcun confronto preventivo con il sindacato», ma sopratutto per sferrare un attacco durissimo a «due anni di politiche sbagliate del governo, che hanno costretto il paese a fermarsi con un serio danno quando si opera in mercati globali». Replica, secco, il sottosegretario al welfare Maurizio Sacconi: «Epifani rilancia la ginnastica dello sciopero, confermando l'idea di un sindacato antagonista». Ribatte anche il presidente di Confindustria Antonio D'Amato: «E' uno sciopero irragionevole che ha tutto il sapore di una strumentalizzazione politica». Ora che la riforma Biagi si appresta ad essere attuata, afferma Epifani, il referendun sull'art. 18 «serve di più» perché si rivela ancor più necessaria l'estensione dei diritti a tutti i lavoratori per combattere il rischio della crescente precarizzazione e impedire qualunque manomissione dell'attuale legge sui licenziamenti individuali senza giustificato motivo». Ma, il leader della Cgil va ben al di là e senza mezzi termini esorta governo e Confindustria a fare un «esame di coscienza» e a cambiare rotta per mettere in campo strategie efficaci che consentano di non perdere l'aggancio alla ripresa. «La prossima trattativa con Confindustria sul rilancio delle politiche industriali - ha aggiunto - può portare a un risultato positivo, però deve essere chiara qual'è la direzione di marcia. Al governo bisogna chiedere meno furbizie, come è successo con la Tremonti bis, e più impegni seri e concreti». E, qui, ancora una stoccata all'esecutivo: «Con due anni di politiche fallimentari i! Paese si è bloccato, non cresce, diventa sempre più precario. E quando Berlusconi afferma «produrre di più, scioperare meno» dimostra di non aver capito niente 0 di non voler capire. Il problema non è produrre di più, ma fare prodotti di qualità». Né, a suo avviso, si può ignorare che il governo rischia sul patto di stabilità «l'ennesima figuraccia a livello europeo». Ce n'è, poi, anche per il presidente di Confindustria Antonio D'Amato: «Perfino Fazio si è accorta che la Cgil aveva ragione. D'Amato, invece, ancora non comprende quali sono i problemi reali del Paese». Intanto, da Milano il segretario generale Savmo Pezzetta conferma la contrarietà all'estensione al Nord della Tremonti-bis e all'adozione di disincentivi per ritardare l'entrata in pensione; e valuta in modo positivo, cosi come anticipato da Epifani, il prossimo negoziato con gli industriali. «Potrebbe essere firmato in settimana con Confindustria - precisa - un accordo unitario su innovazione e ricerca, infrastrutture e formazione. Poi, questa intesa dovremo farla agire nei confronti del governo e delle forze politiche». Ribadite le sue critiche al referendom sull'art. 18, Pezzetta chiede al governo di avviare un confronto con le forze sociali sulla riforma Biagi: «La traduzione della delega in decreti legislativi ha bisogno di ritocchi e precisazioni. Ci sono alcuni elementi da correggere». Infine, riconosce che gli attacchi alla sua confederazione non partono, né sono alimentati dalla polemica sindacale: «La polemica sindacale fa parte della democrazia, anche se la auspicherei meno aspra e più tollerante; un'altra cosa é il terrorismo che non appartiene in alcun modo al sindacato e che é nemico del sindacato».

Luoghi citati: Milano, Roma