Illy regala il Friuli all' Ulivo, Polo alla resa dei conti

Illy regala il Friuli all' Ulivo, Polo alla resa dei conti IL COMMISSARIO AZZURRO ROBERTO ROSSO: «E' UNA SCONFITTA PESANTE» Illy regala il Friuli all' Ulivo, Polo alla resa dei conti La Guerra sotto di dieci punti. Lega dimezzata. Ma Fi resta primo partito dall'inviato a TRIESTE Il tam-tam dei sondaggi era già circolato domenica pomeriggio in tutta Italia: dalle spiagge di Miramare a quelle di Capalbio, direttori di giornali e dirigenti della Casa delle libertà erano stati avvisati. «Perdiamo la Regione Friuli Venezia Giulia». Dunque sia in via dell' Umiltà a Roma, sede di Forza Italia, sia in via Bellerio a Milano, quartier generale leghista, erano preparati. Quello che però Alessandra Guerra, la vicepresidente uscente della giunta Tondo, proprio non si aspettava, era un divario tanto pesante, di oltre dieci punti, tra lei e il suo avversario. Riccardo Illy sarà il nuovo «governatore» della Regione, il primo eletto direttamente. Una vittoria così netta è stata certamente una sorpresa. Una «forchetta» stabile per tutto il giorno, fin dal primo sondaggio Rai Nexus delle 15, confermato poi più tardi sul finire dello scrutinio; con 1245 sezioni su 1382, il candidato del centrosinistra era a quota 53,48 "/o, contro un 43,02 della leghista sostenuta dai quattro partiti della Cdl. Una rivoluzione che qui nessuno si aspettava. Non a Trieste, la città dove il prossimo governatore del Friuli ha fatto il sindaco (e tutti dicono che ha lavorato «bene») per otto anni, passando direttataente dai consigli di amministrazione della sua impresa al municipio. Non a Udine, la capitale «furlana» dove si è riunito lo stato maggiore della Cdl. E così, quando alle 16,30, nelle stanze del primo piano nel centro storico di Udine, coperte ormai inutilmente dai grandi manifesti con la «lady di ferro», è comparso il sottosegretario di Bossi, il forzista Aldo Brancher, il suo commento è stato piuttosto pesante. «Si dovrà aprire una forte riflessione, non ci aspettavamo questo risultato», ha detto ai giornalisti presenti. Ovvero, una resa nei conti si aprirà in tutta l'alleanza. Analogo il commento «a caldo» di Roberto Rosso, il commissario regionale di Forza Italia chiamato a guidare la campagna elettorale e a tenere insieme il partito dopo la «rivolta» azzurra contro la scelta di non candidare alla Regione il presidente uscente, il camice Renzo Tondo. «Una sconfitta pesante», ha ammesso, ma soltanto perché in Illy hanno trovato «il Berlusconi del Friuli», perché in lui hanno votato «il loro amministratore delegato». Un ragionamento suffragato anche dal calcolo fatto sui risultati di lista, sia pure ancora più parziali di quello per i candidati presidente, che assolve gli azzurri dalla «débàcle». Nei conti di Rosso, infatti Forza Italia e Udc sono saliti di sei punti rispetto all'elezione regionale del 1998. Non così lusinghiero il risultato di An (passata dal 13,3 del '98 all'attuale 12) e soprattutto della Lega Nord, precipitata dal 17,407o ad un misero 6,5. Dunque ha vinto Illy, ha vinto la sua campagna «ragionata», la prova generale di un «Ulivo allargato», ha vinto un imprenditore che con i programmi, con 40 mila chilometri di campagna elettorale percorsi in 5 mesi, è riuscito a risalire la china di quei sedici-punti-sedici che dividevano la sua coalizione (nove partiti, compresa una lista civica. Rifondazione, i dipietristi e tutto l'Ulivo) dall'alleanza Polo-Lega. . Neppure l'attivismo di Berlusconi, che in Friuli Venezia Giulia è venuto tre volte, è riuscito a bloccare la frana. Del resto già venerdì pomeriggio all'Hotel Savoia, a Trieste, si era capito. Il premier, tirato per la giacca dai suoi, non aveva voluto rinunciare all'ultimo comizio per la «cara Alessandra». Ma il Cavaliere aveva messo le mani avanti: sarà un voto locale, non politico, aveva sentenziato. Con quelle «contrapposizioni personali» che forse «si possono chiamare pohtiche» ma «in realtà sono qualcosa d'altro». Il risultato si è visto. La ferita aperta in Forza Italia dopo la rivolta contro Alessandra Guerra, imposta da Bossi agli alleati dopo un lungo braccio di ferro, non si è ancora chiusa. Il 6 marzo è la data dell'impazzimento della politica in Friuli: appena sanno che Berlusconi ha deciso di mettere da parte il presidente uscente e di non ricandidarlo, si dimettono prima Tondo (il diretto interessato, che poi rientra in giunta ma non in campagna elettorale), poi il coordinatore regionale Ettore Remoli, quello provinciale di Udine Ferruccio Saro, fino a Roberto Anto¬ nione, il coordinatore nazionale «scavalcato» dalla scelta di Claudio Scajola, il responsabile della campagna elettorale. Saro, alla guida della sua Usta «Libertà e autonomia», era il «terzo incomodo» tra Illy e Guerra: l'hanno espulso dal partito con il suo 2,3 l07o. Almeno, non sarebbero bastati a far vincere la «maestrina di Buia», l'ostinata leghista che ha seguito i risultati nella sua casa di Tricesimo, alle porte di Udine, per poi commentare soltanto a tarda sera i risultati: «Ho dato tutto quello che potevo. Delle colpe si occuperanno le segretarie politiche. Peccato, ma le vittorie e le sconfitte fanno parte della pohtica. Ora farò una opposizione costruttiva non come quella di Rutelli». E poi un riconoscimento anche al suo avversario: «Ihy ha lavorato e ha approfittato degli errori degli altri, cioè della baruffe interne alla Casa delle Libertà», [g.pa.l . V^-i Riccardo Illy mentre vota a Trieste. A sinistra il sindaco uscente di Udine Sergio Cecotti, in testa al ballottaggio