Per Berlusconi in forse l'incontro con il premier palestinese di Augusto Minzolini

Per Berlusconi in forse l'incontro con il premier palestinese Per Berlusconi in forse l'incontro con il premier palestinese Augusto Minzolini Inviato a GERUSALEMME Silvio Berlusconi ancora non è atterrato in Isralele e già ha dovuto fare i conti con la complessa realtà palestinese dove la realtà è diversa da quella che appare. Rischia, infatti, di saltare l'incontro - mai previsto per precauzione nel programma ufficiale della visita - tra il premier italiano e il nuovo leader dello stato palestinese Abu Mazen. L'intoppo, aldilà della prudenza diplomatica secondo fonti palestinesi è uno solo: Berlusconi, seguendo la politica di George W. Bush, si sarebbe rifiutato di incontrare Yasser Arafat e questo - a quanto pare - è un ostacolo insormontabile per chiunque voglia avere un contatto con Abu Mazen. Finora l'unico capo di governo che è riuscito a violare questa liturgia è stato il presidente Usa. Tutti i capi di stato europei, infatti, seguendo una politica consolidata, avevano incontrato i due leader dei palestinesi, quello del passato e quello del presente. Berlusconi, invece, su consiglio dello stesso inquilino della Casa Bianca, ha tentato di seguire una strada diversa, non senza una ragione: consolidare l'autorevole^zaij di j Aim .,-Mazen.-;,non solo a livello intemazionale, ma anche presso il suo popolo ed eroancip.a](}ft.,daBa p^esjinta influenza di Arafat. Insomma, il presidente del consiglio italiano ha applicato la filosofia dell'amministrazione Bush e si è scontrato con la realtà palestinese che si trova alle prese con una dura lotta al suo intemo per la leadership, la ledaresbip reale non solo quella presunta. E l'atteggiamento palestinese è la conferma che questa lotta non ha ancora un vincitore. Ora probabilmente sul presidente del consiglio italiano pioverà più di un critica sia a livello europeo, sia a livello italiano, ma Berlusconi non avrebbe potuto fare altrimenti: buona parte delle chance di successo dell'ennesima trattativa tra israeliani e palestinesi è legata al carisma che Abu Mazen riuscirà ad esercitare sulla sua gente. Secondo il govemo di Washington è fondamentale che l'astro nascente del firmamento palestinese riesca a svolgere il suo ruolo aldifuori della tutela di Arafat. Se si continuasse a coltivare l'idea di un premier debole, che deve fare i conti con l'uomo del passato, l'intera impalcatura costruita per arrivare a un'intesa israeliano-palestinese verrebbe meno: oltre alla variabile di Hamas bisognerebbe inserire anche quella di Arafat e le possibilità di successo della mediazione diventerebbero minime. Così Berlusconi, attenendosi scrupolosamente alle linee della poltica estera americana, ha tentato anche lui di dare il suo contributo per accrescere l'autorevolezza della leadership di Abu Mazen. Solo che il premier italiano si è scontrato con i chiaroscuri tipici della situazione medio-orientale. Si è accorto che il govemo di Gaza è ancora alle prese con una difficile transizione. A questo punto, però, se non ci saranno sorprese, diventa quasi impossibile per il premier italiano una qualsiasi marcia indietro: è difficile che il cavaliere possa, infatti, accettare l'aut-aut palestinese. Per cui nei prossimi giorni assisteremo ancora a dei tentativi in extremis della Farnesina di mettere in discussione la liturgia del govemo di Gaza. Non per nulla, anche se oggi intorno alle 13 e 30 il premier italiano attererà all'aereoporto di Tel Aviv, non è ancora dato sapere il programma dei suoi colloqui, e soprattutto il suo ventilato incontro con Abu Mazen non ha avuto né conferme, né smentite.

Luoghi citati: Gaza, Gerusalemme, Tel Aviv, Usa, Washington