«Ce l' aspettavamo ma si va avanti» di Emanuele Novazio

«Ce l' aspettavamo ma si va avanti» ' i ^.. DA BEIRUT IL MINISTRO CONFERMA CHE LE VIOLENZE NON INTERROMPONO L'IMPEGNO INTERNAZIONALE «Ce l' aspettavamo ma si va avanti» Frattini: non dobbiamo perdere l'opportunità di Aqaba colloquio Emanuele Novazio .1M ROMA .-RI ON si poteva escludere W | il lo sapevamo bene - che gh attacchi terroristici dei nemici della pace sarebbero continuati. Ma noi proseguiamo sulla strada per la pace, e lavoriamo affinché la violenza e le uccisioni non fermino la volontà coraggiosa delle parti di realizzare una pace giusta e stabile che dia sicurezza all'intera regione mediorientale». Da Beirut, penultima tappa di un lungo tour nella regione che si conclude oggi a Damasco, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, conferma a La Stampa che le violenze delle ultime ore cinque soldati israeliani e cinque palestinesi uccisi al valico di Herez e nella casbah di Hebron - non interromperanno l'impegno della comunità internazionale per la ricerca della pace. Attentati e azioni militari, è il senso del messaggio del capo della nostra diplomazia, devono spingere al contrario a far presto per non farsi sfuggire la «finestra di opportunità» aperta con il vertice di Aqaba fra il presidente americano Bush, il premier israeliano Sharon e quello palestinese Abu Mazen. In questo processo l'Italia resterà in prima linea, come confermano il viaggio di Frattini e la missione che Silvio Berlusconi inizia stamane a Gerusalemme, Amman e il Cairo (con probabile tappa finale a Gerusalemme ma quasi certamente senza un incontro con il premier palestinese Abu Mazen - una dimenticanza che solleverà polemiche - e tantomeno con Yasser Arafat, considerato a Roma e Washington ormai fuorigioco). La presidenza di turno dell' Unione europea, che il nostro Paese raccoglierà dalla Grecia il 1 '' luglio, attribuisce infatti un particolare significato alla mediazione italiana, come lo stesso segretario di Stato americano ha sottolineato nei giorni scorsi: assumendo la guida dell'Ue l'Italia diventa «il quarto attore intemazionale» impegnato per il successo della «road map» accanto a Usa, Onu e Russia, gli altri membri del «Quartetto», ha detto Colin Powell. Berlusconi non va in Medio Oriente per conto di Bush ma, come ricorda il suo portavoce Paolo Bonaiuti, «il presidente americano, che ha telefonato al premier italiano venerdì alle 17, lo ha avvertito che dovranno lavorare "spalla a spalla"»: al ritomo Berlusconi riferirà a Bush, Frattini a Powell e quindi ai colleghi europei in vista del vertice di Salonicco che il 20 e 21 giugno chiuderà il semestre greco di presidenza Uè. Ma al di là dell'ottimismo di facciata, certo autorizzato dal «buon inizio» di Aqaba, la diplomazia italiana ritornata al centro dello scacchiere mediorientale non si nasconde le difficoltà. Frattini avverte che la «finestra di opportunità non resterà aperta per molto tempo»: se davvero il processo di pace sarà avviato secondo il calendario della «road map» e non subirà deraghamenti o ritardi, sarà proprio il semestre di presidenza italiana che si conclude a fine dicembre a rappresentare l'intera estensione della «finestra». Come ricorda il ministro degh Esteri, la «road map» prevede infatti che la prima conferenza di pace si svolga in autunno (il govemo itahano ha rilanciato l'offerta di Elice, in Sicilia). Il 2004 sarà inoltre anno di elezioni presidenziali negli Stati Uniti, con tutti i condizionamenti che questo comporta; e alla guida dell'Unione europea ci saranno da gennaio Paesi nordici, potenzialmente meno sensibili allo scacchiere mediorientale e comunque meno legati diplomaticamente alle parti in causa. Alla Farnesina si ricorda che per palestinesi e arabi moderati l'ottimo rapporto fra il govemo itahano e quello israeliano è la premessa perché si mantenga aperto un canale «di amicizia» ma anche «di pressione» su Gerusalemme. Allo stesso modo, Israele guarda con favore alle buone relazioni fra Roma e Paesi come la Siria, in previsione di un nuovo e positivo molo di Damasco nella regione dopo la caduta di Saddam Hussein. Damasco, appunto. Da Beirut, Frattini conferma il grande interesse itahano per un suo diretto coinvolgimento nella «road map», ribadendo quanto affermato di recente al vertice euromediterraneo di Creta. «Il processo di pace in Medio Oriente non può prescindere dalla presenza e dal supporto del Libano e della Siria», sottolinea il ministro degh Esteri, secondo il quale esiste ormai «l'assenso pohtico» a un coinvolgimento dei'due Paesi, nell'ambito di una «regionalizzazione della cri- si» che tenga conto - da una parte - delle rivendicazioni siriane su territori sotto occupazione israeliana; e non dimentichi dall'altra la presenza in Libano di oltre 300 mila rifugiati palestinesi. - La «road map» non riguarda Siria e Libano, ma alla Farnesina si ricorda che al G8 di Evian si è convenuto sulla necessità di coinvolgere in prospettiva i due Paesi nella soluzione definitiva del problema israelo-palestinese. In proposito «non c'è una formula», ma come presidente di turno l'Italia sarà in prima linea nella ricerca di quella che Frattini definisce «una soluzione pratica» in grado di coinvolgere questi due attori-chiave della crisi mediorientale. La vera stabilità, secondo il capo della nostra diplomazia, può essere raggiunta «soltanto sul nano regionale», perché «la stajilità e la pace dell'intera regione sono nell'interesse di tutti». I parenti e gli amici di Yuval Emet, uno dei soldati israeliani caduti a Erez, piangono alla notizia della sua morte Il ministro degli Esteri, Franco Frattini ÉLjQk il processo ™" di pace non può prescindere dalla presenza e dal supporto del Libano e della Siria Esiste ormai l'assenso politico a un coinvolgimento dei due Paesi w