Gli Usa: la Road Map non si deve fermare Aiutiamo Abu Mazen di Maurizio Molinari
Gli Usa: la Road Map non si deve fermare Aiutiamo Abu Mazen «NONOSTANTE GLI ATTACCHI SHARON MANTENGA GLI IMPEGNI PRESI» Gli Usa: la Road Map non si deve fermare Aiutiamo Abu Mazen Powel! e la Rice fanno quadrato intorno al leader: «Gli estremisti vogliono colpirlo, noi dobbiamo metterlo in condizione di operare» Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK L'amministrazione Bush ritiene l'attacco a Erez un tentativo di sabotare la «Road Map» e reagisce facendo quadrato attorno al premier palestinese Abu Mazen, per rafforzarlo politicamente ed aumentare la sua capacità di combattere il terrorismo a Gaza e in Cisgiordania. L'analisi dell'attentato antiisraeliano commesso congiuntamente da Hamas, Jihad e Brigate al-Aqsa di Al Fatah porta Washington ad affermare che l'obiettivo vero sia Abu Mazen. «Il premier palestinese al summit di Aqaba della scorsa settimana con il presidente Bush e Ariel Sharon - ha spiegato il consighere per la sicurezza nazionale Gondoleezza Rice alla tv \ "Nbc" r ha compiuto due passi importanti annunciando la fine dell'intifada annata e riconoscendo che anche Israele ha il diritto a esistere su quella terra». E' Abu Mazen il pilastro pohtico della «Road Map» che «ha come punto di partenza la sconfìtta del terrorismo» aggiunge il Segretario di Stato, Colin Powell. Da quando il presidente Usa nel discorso del 24 giugno del 2002 escluse ogni intesa con Yasser Arafat - a causa del suo mancato impegno contro il terrorismo - Washington ha costruito il progetto della «Road Map» per arrivare a «due Stati fianco a fianco nel 2005» attorno all' espressione di un «nuovo leader» da parte dei palestinesi. Da qui il timore che i fondamentalisti di Hamas e Jihad islamica e l'ala militare del Fatah - che fa capo ad Arafat - abbiano deciso di far fallire Abu Mazen, e forse anche di eliminarlo fisicamente. Il rischio di un attentato contro il premier è considerato «alto» a Washington. Da qui lo sforzo americano per proteggerlo sul piano della sicurezza e consohdarlo su quello della politica intemazionale. Per quanto riguarda la sicurezza gli Stati Uniti vogliono affrettare i tempi della costituzione di un apparato di polizia efficiente dentro i territori di Cisgiordania e Gaza. «Abu Mazen ha fatto ciò che gli avevamo chiesto, si è impegnato a combattere i terroristi, adesso dobbiamo metterlo in condizione di operare, ha bisogno di un contingente perla sicurezza, di apparati per le comunicazioni, di veicoh e di molto altro» assicura Powell, aggiungendo che «noi ed altri Paesi siamo pronti ad aiutarlo», l'inviato Usa John Wolf è in arrivo nei prossimi giorni in Medio Oriente per coordinare i primi passi per il «monitoraggio delle intese di Aqaba». Sarà Mohammed Dahlan, designato da Abu Mazen responsabile della sicurezza nonostante l'opposizione di Arafat, a ricevere e gestire questi «aiuti» e Washington si aspetta dai Paesi arabi e da Israele contributi per creare forze di sicurezza affidabili. Sul piano pohtico rafforzare Abu Mazen per Washington significa chiedere ai leader arabi di tagliare ogni aiuto ai gruppi terroristi ed a quelli europei di isolare Yasser Arafat. «A colpire sono stati i gruppi palestinesi del rifiuto - sottolinea la Rice - e sono questi gruppi che devono essere rifiutati dalla comunità intemazionale». Gli impegni sottoscritti dai leader arabi al summit di Shann el-Sheik con Bush devono essere rispettati: «Finanziamenti ed armi non devono più arrivare ai terroristi». Per quanto riguarda gli europei è Powell a parlare, contestando ad Arafat di «non aver fatto molto negli ultimi giorni, al pari di quanto avvenuto negli ultimi due anni, per sostenere la pace». Le recenti dichiarazioni eh Arafat contro il summit di Aqaba sono state per Powell la conferma che il presidente palestinese rema al contrario. L'appello agli europei è esplicito: «Devono esercitare una forte pressione su di lui affinché aiuti Abu Mazen ad avere successo e non si auguri invece un suo fallimento». Una forma di pressione può essere quella di interrompere le visite a Ramallah - come quelle recenti del responsabile della politica estera dell'Ue Javier Solana e del ministro degh Esteri francese Dominique de Villepin - anche perché «ogni volta che Arafat va sulle tv del mondo la sensazione è che Abu Mazen si indebolisce». Sempre al fine di non far cadere le speranze di pace legate ai risultati del summit, Washington si rivolge a Sharon riconoscendogli il «diritto di difendere i suoi cittadini» ma augurandosi che «mantenga gh impegni presi» come lo smantellamento degli avamposti illegali perchè «non si può consentire al terrore di bloccare la Road Map». ||||| ':,.,,: i Un controllo dell'esercito israeliano ad un posto di blocco
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