Il sogno della «marea rosa» è svanito nella grande beffa

Il sogno della «marea rosa» è svanito nella grande beffa UNA FOLLA OCEANICA DI TIFOSI SICILIANI HA SEGUITO IL MATCH IN PIAZZA O ALLA TV: MA L'ILLUSIONE E' DURATA POCO Il sogno della «marea rosa» è svanito nella grande beffa reportage Urto Abbate corrispondente da PALERMO LA festa è stata annullata. I caroselli rinviati e le bandiere riavvolte. I palermitani hanno sognato per una settimana, hanno creduto di poter agganciare il sogno degli ultimi trent'anni, quello di vedere i rosa nel campionato di serie A. Lo hanno immaginato così tanto che le loro sensazioni e passioni sono state trasmesse a tanti, a migliaia di palermitani, anche a chi di calcio non capisce nulla. Il fermento e il sentimento che la gente dei quartieri popolari e gli ultra hanno mostrato, sono stati capaci di far muovere ieri pomeriggio una città da un milione di abitanti. I vincitori sono loro, non la squadra che ha fatto sperare in queste ultime tre giornate di campionato. A Palermo ieri sono stati tutti imbambolati davanti ad uno schermo. Sì, perché solo 1500 tifosi hanno potuto seguire in trasferta la squadra di Nedo Sonetti. Gli altri sono rimasti qui, a soffrire, a bollire e a sperare. Ma alla fine nulla è cambiato. L'euforia si è spenta subito dopo la ripresa di gioco. E la festa è stata annullata. Le strade di Palermo si erano trasformate dal pomeriggio di ieri in fiumi umani colorati di rosanero. E per tutto il giorno è stato uno sbandieramento continuo, accompagnato da suoni di trombe e clacson, fino a quando è iniziata la partita. Poi è calato il silenzio, per novanta minuti. Dopo il primo gol, il gelo. Le ondate di tifosi si sono riversate sul lungomare della città, al Foro Italico, dove in ventimila hanno assistito davanti ad un maxischermo all'incontro storico, un appuntamento che i paler¬ mitani attendevano dal campionato 1972-73, l'ultimo a cui hanno preso parte. Uno spettacolo, il tappeto umano infinito che lambiva il mare, una distesa di persone da cui era visibile il punto d'inizio ma, ad occhio nudo, era difficile vederne la fine. Palermo per questi novanta minuti si è bloccata, ammutolita. Per le strade l'unico suono era l'eco dell'audio della radiocronaca da Lecce. Si sono fermate le auto, il traffico è sparito, i locali senza la pay tv sono rimasti deserti. Per novanta minuti i ventimila del Foro Italico hanno continuato a sognare, a sperare di recuperare il gol subito dopo appena 12 minuti di gioco. Poi è arrivato il raddoppio e il terzo gol. Nonostante questo, dal Foro Italico i ventimila hanno continuato a spingere gli undici rosanero con la forza del pensiero verso l'area pugliese, verso la rete. Molte di queste persone non conoscevano nemmeno i nomi dei giocatori. Sono rimasti lì a gridare «Forza Palermo», per il gusto di crederci, di tentare il salto. Ci hanno creduto fino al fischio finale. Si sono arresi solo al risultato. Davanti a loro è svanita l'occasione di tuffarsi nella prima lettera dell'alfabeto, quella lettera A attesa per trent'anni. Nonostante la delusione in ventimila hanno applaudito Pippo Maniero e compagni. Padre Luigi, parroco della chiesa di San Francesco, vicina al quartiere popolare del Capo, dove c'è il mercato più antico di Palermo, aveva promesso, da tifoso con saio e sciarpa rosanero al collo, che in caso di vittoria avrebbe suonato oggi per mezz'ora le campane «a gloria». Si limiterà, ha detto, ad una omelia da tifoso sconfitto. La sua, non è la sola promessa fatta in questa settimana dai big che tifano Palermo. Fra i tanti l'ex calciatore e allenatore della squadra rosanero, Ignazio Arcoleo, aveva giurato di smettere di fumare in caso di vittoria. Il fumo, però, si sa, è un cattivo vizio, difficile da togliere. Una tifosa rosanero delusa: la sua squadra non ha centrato l'obiettivo serie A

Persone citate: Ignazio Arcoleo, Nedo Sonetti, Padre Luigi, Pippo Maniero

Luoghi citati: Lecce, Palermo