«La salute? Per le classi medie è un lusso» di Francesca Paci
«La salute? Per le classi medie è un lusso» SANITÀ SOTTO LA LENTE D'INGRANDIMENTO «La salute? Per le classi medie è un lusso» Le Adi: il bisogno di cure può farle precipitare nella povertà Francesca Paci Pazienti in ospedale, i piemontesi lo sono davvero. Secondo uno studio commissionato dall'Adi regionale su 359 cittadini (156 torinesi), l'attesa di un esame prescritto nel 2002 è durata almeno un mese per il 54,507o degli intervistati. Il solito disservizio pubblico? La lettura del sociologo Bruno Guglielminotti è più articolata: «La società del benessere lo è solo nominalmente. Domina, ài contrario, la cultura della sanità su quella della salute. Scarsa cura alla prevenzione produce un sovraffollamento di bisogni cbe potrebbero essere intercettati con largo anticipo». Il medico di base, per dire. Il 940Zo del campione vi ha fatto ricorso almeno una volta nell'anno passato. Nonostante il TS.a'ft dichiari alto gradimento della prestazione, il presidente provinciale dell'Associazione cattolica lavoratori Stefano Tassinari stigmatizza l'abuso: «I medici curanti sono diventati dei passacarte che delegano ad altri. Causa la mancanza d'aggiornamento professionale, il graduale sradicamento del territorio, l'oblio delle motivazioni, la visita domicUiare ha abdicato alla vecchia funzione diagnostica di filtro dirottando chi accusa disturbi su un farmaco, un esame, un check up». Risultato: ima valanga di richieste in strutture pubbliche e private. A fare domanda d'un controllo specialistico sono stati il Té"}* di quelli interessati dalla ricerca, con un incremento di dieci punti a Torino. I tempi d'attesa sono a prova di guarigione, e molti pazienti (il 31,90Zo) si rivolgono al pronto soccorso. Bruno Gughelminotti interpreta questo dato come «la risposta ad una certa refrattarietà della guardia medica alle visite domiciliari». Piuttosto d'un generico consigho telefonico, meglio un salto all'ospe¬ dale più vicino. Il costo delle cure lievita neanche fosse legato all'impennata attuale della moneta unica europea. Il 4707o degli intervistati ha speso più di 300 euro per prodotti farmaceutici e per i ticket (il 510Zo a Torino), per il 45,807o gli acquisti sanitari accessori tipo occhiali, busto, calze elastiche, sono costati dai 300 ai mille euro, il 42,3^0 ha ricevuto dal dentista parcelle da oltre 600 euro. I sostenitori del Welfare devono rimboccarsi le maniche: la privatizzazione della salute è alle porte. Il presidente dell'Adi del Piemonte, Giovanni Miglietta, teme l'instabilità delle fasce medie, le deboli sembrano già in condizione critica: «Nella nostra regione numerose famighe con reddito normale rischiano di precipitare sotto la soglia della povertà in seguito a un incidente, l'assistenza a un invalido, problemi prolungati di salute». L'Associazione cattolica dei lavoratori ha promosso un Progetto Sviluppo Sociale (PSS) per ricordare, con una campagna di prevenzione, la rete assicurata dall'articolo 32 della Costituzione Italiana, quello che «tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti». «Il sostegno diffuso non è una buona azione, conviene», chiosa Stefano Tassinari. Secondo il presidente provinciale Adi «tagliare fondi alle strutture sanitarie dà una boccata d'aria alle casse dello Stato ma finisce lì». Sul lungo termine, prevede, «i costi triplicheranno scavalcando, attraverso la finestra, la porta da cui erano stati estromessi». Il paziente vedrà. L'Associazione cattolica dei lavoratori: «Tagliare fondi alle strutture sanitarie dà una boccata d'aria alle casse dello Stato ma è una politica miope perché rischia di provocare, nel tempo, un aumento incontrollato della spesa sociale Occorre invece investire su corrette forme di prevenzione» I RISULTATI DI UNA RICERCA IN PIEMONTE: META DEGLI INTERVISTATI HA SPESO 300 EURO IN UN ANNO PER FARMACI E TICKET
Persone citate: Bruno Gughelminotti, Bruno Guglielminotti, Giovanni Miglietta, Stefano Tassinari
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