Il governo basco dice no a Madrid di Gian Antonio Orighi
Il governo basco dice no a Madrid LA SFIDA PIÙ' CLAMOROSA IN VENTICINQUE ANNI DI DEMOCRAZIA Il governo basco dice no a Madrid il Parlamento locale rifiuta di sciogliere il partito filo-Età Gian Antonio Orighi MADRID La rivolta del governo basco contro il potere centrale di Madrid non potrebbe essere più grave: venerdì scorso il parlamento regionale di Vitoria ha infatti rifiutato, e per la seconda volta, di ottemperare a una delibera obbligatoria del Tribunal Supremo (l'equivalente della Corte di Cassazione), che gh ingiungeva di sciogliere il gruppo parlamentare «Sozialista Aberzaleaz» (Sa, socialisti nazionalisti), uno dei tanti lifting politici adottato da Batasuna, il braccio politico dei terroristi dell'Età, dopo la sua messa la bando nel marzo scorso. «La decisione di Vitoria avrà gravi conseguenze», minacciava ieri Angel Acebes, il ministro degh Interni. La sfida dell'esecutivo di Euskadi, un tripartito indipendentista (cattolici del Pnv, centristi di Ea, comunisti di Eb) è assolutamente inedita nei 25 anni di storia della giovane democrazia post-franchista e, come sottolineavano ieri unanimi i giornali, «comporta conseguenze imprevedibili». Dopo la messa al bando di Batasuna, il Tribunal Supremo aveva ordinato di sciogliere, come gruppo parlamentare, i «terroristi in doppio petto» di Sa. Sono sette deputati, tra i quali l'ex portavoce (ed ex etarra, condannato a 6 anni per concorso in sequestro di perso¬ na) Arnaldo Otegi, che dovrebbero passare al gruppo misto. Ma il governo basco, in cui è maggioritario il Pnv (dalla cui organizzazione giovanile nacque l'Età nel 1958) si è sempre schierato contro la messa al bando. E, per non eseguire l'ordine dell'Alta Corte (l'unica a poter deliberare quando si tratta di parlamentari), il parlamento di Vitoria è ricorso a un escamotage ridicolo: il regolamento non contempla la possibilità di sciogliere un gruppo di eletti dal popolo. A questo punto, mercoledì scorso, il Tribunal Supremo ha dato 5 giorni di tempo a Juan Maria Atutxa, presidente del parlamentino, per dissolvere Sa. In caso contrario, avvertiva la delibera, l'Alta Corte si rivolgerà alla Procura Generale del Regno affinché agisca contro i membri del Parlamento per «disobbedienza a una risoluzione». Ma Atutxa e i capo gruppi dei partiti, questa volta con l'assenza dei comunisti ma con la partecipazione di Sa, hanno respinto l'ultimatum dopo 48 ore. La ragione? Per poter ottemperare alla risoluzione, bisogna prima cambiare il regolamento. «Sarebbe drammatico che tutti gli spagnoli e gli europei (giovedì scorso Bruxelles ha incluso Batasuna e i suoi lifting nella lista Uè delle organizzazioni terroriste, ndr) debbano ottemperare alle ordinanze di un tribunale tranne il parlamento basco e Atutxa», sottolineava il ministro della Giustizia José Maria Michavila. Resta da sapere in che modo l'esecutivo di Madrid farà rispettare la legge. Anche se fossero arrestati Atutxa é i capigruppo anti-ultimatum, il problema di Sa rimarrebbe. Ci sarebbe, Costituzione alla mano, la possibilità di sciogliere il governo basco. Ma sarebbe come gettare benzina sul fuoco. Viteria alla Alta Corte: il regolamento non prevede la messa al bando di un partito eletto dal popolo
Persone citate: Angel Acebes, Arnaldo Otegi, José Maria Michavila, Juan Maria
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