Rabdomanti sotto test in laboratorio

Rabdomanti sotto test in laboratorio Rabdomanti sotto test in laboratorio Andrea Albini {*) L contrario di molte altre pratiche circondate da un alone di mistero, la rabdomanzia non ricorre a interpretazioni metafisiche ma si presenta come un'attività prettamente pratica, volta a individuare qualcosa di nascosto come, tipicamente, l'acqua, i metalli e il petrolio. Appare come un servizio svolto da un professionista: il rabdomante. Ma che cosa c'è di vero in questa pratica? Ed è veramente efficace?. I dati scientifici più significativi per rispondere al quesito saranno presentati al convegno «Il ritomo della magia?», organizzato dal Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale (Cicap) al Politecnico di Torino dal 6 all'S giugno. Sulla rabdomanzia esiste una vasta letteratura, fatta di testimonianze e racconti. Ma per una valutazione scientifica del fenomeno tutto ciò non basta. Per fortuna esistono alcuni esperimenti ben fatti, progettati per verificare l'efficacia della rabdomanzia escludendo tutte le interferenze naturali che possono portare una persona attenta ed esperta a trovare, ad esempio, il punto in cui scavare un pozzoper l'irrigazione. La ÉÉW^ttÒiteia nasce tra i minatp^UfdB^JI del XVI secolo, ed e proprio in Germania che si è svolto, nel 1990, il più rigoroso test controllato su di essa, impiegando una ventina di rabdomanti sia per l'individuazione della presenza/assenza di un flusso di acqua sotterranea sia per l'individuazione di vari campioni metallici nascosti. I risultati di queste prove, progettate da un'associazione tedesca per lo studio scientifico delle parascienze e concepite in modo da eliminare ogni ambiguità nell'interpretazione dei dati, dicono che i sensitivi non hanno ottenuto un numero di successi statisticamente significativo né per quanto riguarda le loro prestazioni complessive né guardando al massimo successo individuale tra i partecipanti. Nessun esperimento può provare la non esistenza di un fenomeno. Sembra però che, nonostante le percentuali molto alte di successo declamate dai singoU rabdomanti, i successi si affìevoliscono, fino a sparire, all'aumentare del rigore con cui sono ricercati. Anche le indagini sul campo hanno rivelato dati poco noti e sorprendenti. Nel 1946, Keith L Ward, esaminando i registri di un ente idrico del Nuovo Galles del Sud (Australia) scoprì che su 3581 pozzi indicati in un ventennio per metà da rabdomanti e per metà dai coloni locali in base al caso e alla loro esperienza, i successi erano stati simili per i due gruppi. Le prestazioni furono addirittura un po' migliori peri coloni. Come ha potuto sopravvivere questa pratica se i suoi successi non sono poi così sicuri? Nell'indagine del Cicap ci si è accorti che le informazioni sono frammentarie; cosa che ha fatto sospettare che forse anche esperti in campi differenti non hanno una visione d'insieme sull'argomento. I rabdomanti, quando sono impegnati nella ricerca dell'acqua, cercano quasi immancabilmente la "vena" (una specie di canalizzazione sotterranea) ma i geologi ci avvertono che questo tipo di conformazione è presente solo nel sottosuolo di regioniparticolari, come quelle carsiche-,-mentre nelle pianure alluvionali l'acqua si deposita nella falda freatica. Bisogna poi considerare che esistono vaste zone, per esempio la pianura Padana, dove le risorse idriche sono abbondanti, e ciò agevola il lavoro di rabdomanti e non rabdomanti: l'acqua si trova anche scavando a caso. O Università di Pavia

Persone citate: Andrea Albini

Luoghi citati: Australia, Galles, Germania, Pavia, Torino