Aksakov adolescente oltre il Volga, dove la terra è nera

Aksakov adolescente oltre il Volga, dove la terra è nera Aksakov adolescente oltre il Volga, dove la terra è nera RECENSIONE Nadia Caprioglio A KSAKOV è un discreto gentiluomo di campagna, amante della pesca, della caccia ed esperto collezionista di farfalle, ma è anche uno scrittore che ha vissuto immerso nella vita letteraria e teatrale del proprio tempo e ha dato un contributo significativo allo sviluppo della prosa russa dell'Ottocento dopo il Romanticismo. Per quanto si avvertano nella sua vita ombre e inquietudini, è uno scrittore dolcemente febee che riempie di quiete i propri lettori. Fra i vari scrittori russi che all'epoca si dedicano all'autobiografia (primo fra tutti Tolstoj della trilogia Infanzia. Adolescenza. Giovinezza) non c'è nessuno che si abbandoni con maggior pienezza di Sergej Aksakov ai ricordi della famiglia e degli anni giovanili. L'opera cui deve maggiormente la propria fama, la mirabile Cronaca di famiglia (tradotta in italiano dall'editore Adelphi, 1984), si chiude con la nascita improvvisa del piccolo «Serèza», bambino desiderato e festeggiato da tutti, e noi lo lasciamo «su un cuscino di piuma, avvolto in una copertina di mussola foderata di raso rosa». Serèza non è altri che l'autore e Adolescenza a Kazarì, pubblicato per la prima volta nel 1856, lo stesso anno di Cronaca di famiglia (quando Aksakov aveva sessantacinque anni), rappresenta la continuazione ideale, più espheitamente autobiografica (il titolo originale è Ricordi] dell'opera precedente. Siamo fra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento e chi voghe rappresentarsi l'atmosfera storica del libro può richiamare alla memoria La figlia del capitano di Puskin, anche se il lirismo di Aksakov è molto più avvolgente. In apertura Serèza ha otto anni e la sua infanzia è trascorsa serena nel villaggio di Aksakovo, nella profonda provincia russa al di là del Volga, con la sua natura vergine e la sua ricca terra nera. Alla fine del diciottesimo secolo queste terre non costavano nulla: i russi le acquistavano per pochi rubli, ubriacando i proprietari baàkiri; i confini non erano segnati sulle carte, si tramandavano di generazione in generazione, come in Esiodo: «Dalla foce del ruscello Konlelga sino alla betulla secca, sul sentiero dei lupi, e dalla betulla secca in linea retta sino allo spartiacque, e dallo spartiacque alle tane delle volpi, dalle tane delle volpi agli alveari di Soltamratkin». Qui la civiltà occidentale non poteva lasciare che labili tracce e anche se i proprietari, come aveva fatto a suo tempo il nonno di Serèza, avevano posto confini, imbrigliato i fiumi, costruito case e mulini, l'inattingibile respiro dell'infinito continua ad avvolgerli da ogni parte, come la steppa che si stende tutt'intomo. Serèza si vede costretto ad allonta¬ narsi per la prima volta da questo Eden perché l'educazione impartita in casa dalla madre non è più sufficiente ad aprire al primogenito maschio di una famigha della buona nobiltà di campagna la via verso l'ambiente sociale urbano, dove il giovane avrebbe dovuto trovarsi una posizione. Adolescenza a Kazari (tradotto con cura e delicatezza da Mario Alessandro Curletto) è la storia della vita di questo ragazzo dagli otto ai sedici anni e della sua formazione morale e intellettuale, dei primi ostacoli che incontra lontano dal guscio della casa patema, delle prime nostalgie, dei primi interrogativi di fronte all'esistenza. Il distacco dalla madre, donna raffinata di origine cittadina, da cui il giovane ha ereditato la sottile tensione dei nervi, l'incessante inquietudine e la predisposizione alla fantasticheria, è straziante per entrambi e causa di una violenta malattia nervosa di Serèza. Il tetro pensionato liceale di Kazan', dove vige un'austera disciplina militare, non può riuscire congeniale al giovane che sogna le gelide e trasparenti acque del Buguruslan, dove il fido servo Evseic gli aveva insegnato a prendere all'amo tutte le specie di pesci di cui il fiume riboUiva, le battute di caccia nella steppa straripante di selvaggina o le lunghe escursioni nei campi. Dopo un soggiorno di qualche mese ad Aksakovo, per riprendersi dalla malattia con il ritemprante affetto materno e il contatto con la natura pura, Serèza ritoma a Kazan' come allievo estemo del liceo dove nel 1804 sarà istituita la seconda università della Russia. Da questo momento, grazie a nuove esperienze e a nuove amicizie, sarà più forte nel fronteggiare gli attacchi della nostalgia: la vita familiare lascerà gradualmente il posto all'uingenua e chiassosa» vita studentesca, la caccia e la pesca durante i mesi scolastici saranno sostituite dal nuovo amore per il teatro. L'aUievo Aksakov discute con i colleghi adolescenti di arcaisti e innovatori, partecipa ad accese dispute su classicismo e romanticismo, dedica molto tempo alla letteratura, recita, come membro di una società di artisti dilettanti, gli autori russi e tedeschi del momento. Il suo percorso intellettuale è quello tipico della gioventù russa dell'Ottocento, per la quale lo studio rappresenta il trampolino di lancio verso la carriera nella burocrazia statale. Il libro si chiude con l'addio di Serèza a quegli «irripetibili anni di una giovinezza appassionata, irragionevole, piena di errori e tuttavia limpida e generosa», prima che le illusioni e i sogni di felicità possano scontrarsi con l'inevitabile prosaicità dell'impiego in una qualche Commissione statale di Pietroburgo. Serèza, seguendo le orme del suo giovane precettore, partirà per la capitale, a metropoh che non conosce e schernisce lo stile di vita di Aksakovo, contrapponendogli le leggi del successo e del profitto. Prima, però, lo attendono le vacanze, «la primavera, la caccia, il risveglio della natura e il ritomo degli uccelli» ad Aksakovo, dove dimenticherà, «almeno per qualche tempo, la guerrra contro Napoleone, l'università e i compagni». La provincia russa ra Sette e Ottocento: a continuazione ideale di «Cronaca di famiglia» «La tosatura delle pecore», dipinto di Natalija Sergeevna Goncarova Sergej Aksakov Adolescenza a Kazan' trad. e cura di Mario Alessandro Curletto, Il melangolo, pp. 212, Gì 4 ROMANZO

Luoghi citati: Aksakovo, Kazari, Pietroburgo, Russia