Enelpower, tangenti per 12 milioni «Corruzione con pochi precedenti»

Enelpower, tangenti per 12 milioni «Corruzione con pochi precedenti» MILANO, INCHIESTA SULLA COSTRUZIONE DI CENTRALI NEI PAESI ARABI E IN SARDEGNA. DUE ARRESTI E ALTR110 INDAGATI Enelpower, tangenti per 12 milioni «Corruzione con pochi precedenti» Silvano Rubino MILANO Non c'era solo la corruzione di funzionari di Paesi del Golfo Persico per ottenere commesse milionarie per la costruzione di centrali elettriche da parte di Enelpower. 11 vorticoso giro di denaro individuato dagli inquirenti milanesi in mesi di indagini era destinato anche a finire nelle tasche di alcuni dirigenti della società nata nel 1999 da una costola dell'Enel (e da questa interamente controllata), die si occupa della costruzione di centrali in tutto il mondo. Almeno 12 milioni di euro, sottratti illecitamente dai bilanci della società in poco più di un anno e mezzo e finiti sui conti esteri di Luigi Giuffrida, ex amministratore delegato e di Gabriele Caressa, ex vicepresidente. Giufirida e Caressa sono stati arrestati ieri dagli uomini della Guardia di Finanza su richiesta dei pm Francesco Greco ed Eugenio Fusco. Le accuse sono associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio. Insieme con loro sono state iscritte sul registro degli indagati altre 10 persone. Nella sua ordinanza, il gip Guido Salvini scrive che (d'illecito amechimento personale di alcuni dirigenti in danno della società e dei suoi clienti esteri sembra avere pochi termini di paragone con gli episodi di corruzione che sono emersi nelle indagini degli ultimi 20 anni». L'inchiesta, partita nel febbraio scorso «sulla base delle informazioni di un soggetto intemo alla società», aveva portato alla luce una serie di tangenti pagate a funzionari locali per la costruzione di centrali elettriche ed impianti di desalinizzazione in Oman, Qatar ed Emirati Arabi per un valore di circa un miliardo di euro. La società - è l'accusa - pagava le mazzette dovute tramite intermediari del posto. Ma quello che è venuto fuori in seguito è che parte di quei soldi rientravano in Europa e finivano sui conti svizzeri e monegaschi dei dirigenti di Enelpower. E' stato proprio uno degli intermediari, Hussain Al Nowais, titolare di una società degli Emirati Arabi, a spiegare agli inquirenti il meccanismo, svelando anche i conti utilizzati per i passaggi di denaro. Agli agenti locali, formalmente, veniva pagato un 2 per cento sulla commessa. Ma ima parte di questa quota, in realtà, rientrava in Europa e finiva sui conti dei dirigenti. Circa cinque milioni di euro di illecito guadagno, per i manager. Un altro sistema per sottrarre denaro alla società, secondo gli inquirenti, era quello delle consulenze fittizie, solitamente affidate ad ex dirigenti della società in pensione. Uno di questi, Giunaluigi Contini, ha confessato e spiega¬ to agli inquirenti il meccanismo: buona parte dei soldi pagati per quelle consulenze fantasma tornavano ancora una volta ai diligenti. Con questo sistema, sarebbe stato sottratti alle casse della società circa un milione di euro. Nel mirino degli inquirenti non sono finite solo le commesse estere del gruppo. Per un contratto relativo a ima centrale del Sulcis, in Sardegna, sarebbe stata pagata una tangente. La società AJstompower, che ottenne da Giuffrida l'appalto per la fornitura di una serie di boilers, pagò una mazzetta ad Al Nowais, che poi provvide a girarne l'SO per cento sui soliti conti esteri dei manager: 436 mila euro. Su quegli stessi conti, poi, sono stati individuati altri sei milioni di euro, di cui gli inquirenti devono chiarire l'origine. Lo faranno nelle prossime settimane, anche grazie alle rogatorie già inoltrate alle autorità svizzere e monegasche. L'Enel, intanto, in una nota, ribadisce che Giuffrida fu sostituito dai nuovi vertici, nell'agosto del 2002, proprio per i risultati di un'indagine intema che aveva portato alla luce operazioni poco chiare: «Enel - si legge in una nota - ha collaborato con la magistratura per chiarire la vicenda».

Luoghi citati: Europa, Milano, Oman, Qatar, Sardegna