Lo scandalo dei falsi travolge il direttore del New York Times

Lo scandalo dei falsi travolge il direttore del New York Times HOWELL RAINES SI E' DIMESSO CON IL SUO VIGE Lo scandalo dei falsi travolge il direttore del New York Times Il bubbone era esploso con la scoperta che un cronista, Jayson Blair, si era inventato molti articoli. L'editore Arthur Sulzberger: «Questo è un giorno che mi spezza il cuore» Paolo Mastrolilli NEW YORK La verità rende liberi e in America fa cadere i direttori dei giornali, anche se le bugie le ha raccontate un ragazzino infido e ingrato. «Questo è un giorno che mi spezza il cuore», ha detto ieri l'editore del «New York Times» Arthur Sulzberger, annunciando alla redazione che lo scandalo di Jayson Blair è costato la testa al direttore Howell Raines e al suo braccio destro Gerald Boyd. Fino all'ultimo Sulzberger aveva cercato di difenderli dalle ricadute della bomba atomica del cronista imbroglione, ma negli Usa in generale, e nell'America di questi tempi in particolare, la credibilità sanguinante non è ferita che si rimargini in pochi giorni. Al posto di Raines, per ora, tornerà Joseph Lelyveld, suo predecessore, che nel 1998 aveva aperto la porta della «Gray Lady» al giovane Jayson. Ma l'ironia più crudele della sorte è che adesso Bruto Blair starà ridendo nel suo appartamento di Brooklyn, dove falsificava gli articoli, oppure nel Realization Center e nella Silver Hill, le cliniche di Manhattan e del Connecticut dove si era ricoverato per curare la dipendenza dalla cocaina, pensando a quanto saliranno le sue pretese economiche quando qualche casa editrice gli chiederà di trasformare la sua infamia in una speculazione letteraria. Il bubbone più purulento nella storia della cattedrale del giornalismo americano era infetto da anni, ma aveva cominciato ad esplodere il 26 aprile scorso, quando il «Times» aveva pubblicato una corrispondenza di Blair dal Texas. Il reporter nero di 27 armi era andato a raccontare l'angoscia dfr ima famiglia che aveva un Aglio disperso in Iraq, ma invece di prendere l'aereo aveva navigato su internet, copiando l'articolo scritto otto giorni prima da Macarena Hemandez per il «San Antonio Express-News». Il direttore del giornale texano se n'era accorto e aveva chiamato i colleghi di New York. Siccome Blair aveva un passato pieno di smentite, il giornale aveva aperto un'inchiesta che si era conclusa il primo maggio con le dimissioni del reporter. Domenica 11 maggio, poi, la «Gray Lady» si era dovuta abbassare a una vergogna senza precedenti nella sua storia: pubblicare in prima pagina un articolo di scuse lungo oltre 14 mila parole, documentando tutte le bugie che Jayson si era inventato in almeno 36 dei 73 articoli scritti da ottobre ad aprile. Poteva finire lì, ma già qualche anno prima il capo della cronaca, Jonathan Landman, aveva avvertito la direzione che «bisogna fermare Blair, ora». Quindi la redazione, risentita anche per lo stile autoritario di Raines, voleva sapere perché non fosse intervenuto. Perciò il 14 maggio il «sergente di ferro» del «Times», il direttore, si era sottoposto a un altro impensabile bagno d'umiltà, convocando una riunione dei dipendenti al cinema Astor Plaza. «Sono qui aveva detto - per ascoltare la vostra rabbia. So che la nostra istituzione è stata danneggiata. Accetto la mia responsabilità e prometto di aggiustarla». Quando il capocronista Joe Sexton gli aveva domandato se avesse favorito Blair perché era nero, il direttore aveva risposto così: «Avete il diritto di chiedere se io, come bianco dell'Alabama con certe convinzioni, gli abbia dato una chance di troppo. Quando guardo nel mio cuore per trovare la verità, scopro che la risposta è sì». Poi Raines aveva detto al giornalista Alex Berenson che non si sarebbe dimesso, anche se girava la voce che avesse protetto Jayson perché era fidanzato con Zuza Glowacka, un'impiegata del «Times» amica della moglie polacca del direttore. Il 21 maggio, però, lo scandalo si era trasformato in umiliazione, quando il «New York Qbserver» aveva pubblicato un' intervista con Blair fatta due giorni prima. «Raines? Questa storia gli farà bene, lo renderà più adulto». «Il nero Boyd mi proteggeva? Cazzate, al "Times" sono tutti razzisti». Il giovane Jayson aveva addirittura sfottuto i suoi ex capi: «Se sono così bravi, perché non mi hanno beccato prima? I miei direttori erano degli idioti». Aveva detto di sentirsi liberato e di aver assunto l'agente letterario David Vigliano, allo scopo di vendere le sue memorie per un milione di dollari. Il 22 la «Gray Lady» aveva creato una; commissione d'inchiesta per rivedere la qualità del suo intero giornalismo, e il 28 aveva sospeso il premio Pulitzer Rick Bragg per un articolo firmato con la data di un posto dove era stato solo due ore, sfruttando il lavoro di un collahoratorq. La valanga ormai rotolava, e la Gallup aveva pubblicato un sondaggio secondo cui, dopo lo scandalo, solo il 360Zo degli americani crede a quello che legge sui giornali. Il 14 maggio, davanti al cinema Astor Plaza, c'era un tizio mascherato da Saddam con questo cartello: «Ex reporter del "New York Times", pronto a mentire in cambio di cibo». Davvero troppo per resistere, proprio mentre la «Gray Lady» monta la campagna contro le presunte bugie dell'amministrazione Bush sulle armi svanite in Iraq. In crisi la credibilità del giornale americano proprio quando il presidente Bush viene accusato sulle armi di distruzione in Iraq Invano la proprietà ha cercato di difendere lo staff dalie ricadute della vicenda: prò tempore torna dalla pensione l'ex responsabile Lelyveld e^^wi3^kSiine La prima pagina del «New York Times» uscito ieri. La tempesta era già nell'aria Howell Raines, il direttore che si è dimesso ieri Jayson Blair, il giornalista che scatenò lo scandalo NYT, una «signora in grigio» bella e longeva che con «re Abraham» è nata a nuova vita Il più autorevole giornale d'America, fondato nel 1851 dal banchiere albanese George Jones e dal politico locale Henry Raymond, è nelle mani della famiglia Sulzberger da quattro generazioni, cioè dal 1896. Questa continuità è uno dei segreti della longevità del «New York Times»: grigio e noioso per tutti i decenni in cui l'autorevolezza non si coniugava con la vivacità, ha conosciuto una svolta radicale negli Anni 80, con la leggendaria direzione di «re Abraham». Abe Rosenthal prese un giornale sull'orlo della bancarotta e ne fece una miniera di dollari, geniale e frizzante, diviso in sezioni e arricchito da grandi supplementi. Oggi il NYT tira un milione di copie in settimana che salgono a un milionee mezzo il week end quando, con le decine di pagine pubblicitarie, arriva a pesare anche quattro chilogrammi' LE BUGIE VÌA STAMPA FERISCONO UNA GRANDE ICONA USA La sede del «New York Times», il giornale d'America più venduto, ora nella spirale di una grave crisi di credibilità