Delitto D'Antona, «nessuna prova contro la Lioce» di Vincenzo Tessandori

Delitto D'Antona, «nessuna prova contro la Lioce» ROMA, DEPOSITATE LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DEL TRIBUNALE DEL RIESAME Delitto D'Antona, «nessuna prova contro la Lioce» Accettata la tesi della difesa: «Non era lei la donna ripresa dalla telecamera» Vincenzo Tessandori ROMA Dieci pagine, quasi un pamphlet, per spiegare un «no». Non Ucet accusare Nadia Desdemona Lioce, brigatista rossa, di concorso nell'omicidio di Massimo D'Antona. O più precisamente, tutto ciò che è stato raccolto non basta perché queU'accusa venga considerata vabda. Cosi ieri il Tribunale del riesame di Roma, presieduto da Giancarlo Millo, ha depositato le motivazioni aba base della decisione di non soddisfare le richieste dei pm Franco lonta e Pietro Saviotti. In altre parole è stato accettato il punto di vista del difensore AttiUo Bacciob, che aveva sostenuto l'inconsistenza debe accuse e l'impossibibtà di dimostrare la presenza deUa brigatista in via Salaria, il 20 maggio '99, il giorno che assassinarono D Antona. Non solo. Non era lei, aveva sostenuto l'avvocato, la donna ripresa alla vigilia deU'agguato dalla telecamera in quella strada. E aveva elencato una serie di motivi. Per esempio: la scobosi impedirebbe a Nadia Lioce di muovere il braccio come fa queba ripresa daUa telecamera. Eppoi, altro argomento in apparenza suggestivo che il tribunale pare aver preso seriamente: il bacino. QueUo deUa brigatista sarebbe diverso da quebo della sconosciuta del filmato. «Eppoi com'è possibile riconoscere una donna dal bacino?», si chiede Bacciob. Il documento del tribunale che spiega la decisione, presa il 7 magjio, e ora in mano ai magistrati che lanno due settimane per decidere se rivolgersi aba Corte ài Cassazione o se accettare il verdetto. Osserva lenta: «Sto esaminandolo per vedere se può essere condiviso oppure no. Nei prossuni giorni decideremo il da farsi: in teoria possiamo ritenere questa decisione giusta e non fare nulla o fare un ricorso per Cassazione». Oggetto della discussione, chiamiamola cosi, precisa tonta, «è il provvedimento emesso dal gip, che ovviamente, è sulla falsariga di quello die abbiamo fatto noi. Ripeto, dobbiamo vedere che cosa dicono queste motivazioni per poi valutare se siano o no condivisibib». Nell'udienza di aprile il gip Maria Teresa Covatta aveva deciso l'arresto anche per il possesso di un'arma e per il furto di due fiutoni usati dabe Br neb'agguato a D'Antona. Tutto possMe, logico, magari anche probabile ma tutto troppo fragile per rischiare un processo. E dunque, discutibile. Ciò che non è in discussione, naturalmente, è l'appartenenza della donna abe Br: in fin dei conti l'ha rivendicata lei stessa quando ha detto: «Mi ritengo una prigioniera pobtica». Poi, ha rafforzato la dichiarazione di militanza con quattro documenti scritti nel carcere e che sono indirizzati non tanto ai magistrati che U hanno sequestrati quanto ai «compagm» in libertà. Dunque, un'accusa che non è stata scalfita da dubbi: partecipazione ad associazione eversiva con finabtà di terrorismo e a banda annata, ricettazione di alcuni modub per la contraffazic ne del documento che aveva il 2 marzo quando, in compagnia di Mario Galesi sul treno Roma-Firenze, si era bnbattuta in una pattugba deUa poUzia ferroviaria che aveva deciso un controUo di routine. Finì in tragedia, nella sparatoria morirono l'ispettore Emanuele Petri e Galesi il terrorista. È un lavoro di grande pazienza la ricostruzione dei mosaici dei deUtti D'Antona e Biagi. Ieri a Bologna i magistrati hanno deciso il sequestro deUó zainetto di Paolo Persichetti, brigatista rosso già condannato per l'omicidio del generale Gioiteli ed estradato daba Francia il 25 agosto del 2002. Atto indispensabile, come l'iscrizione del brigatista nel registro degb indagati per l'assassinio del professore. «Una testimone ha detto di averlo riconosciuto neUe foto come uno che per tre giorni aveva sostato sotto la casa di Biagi e ha aggiunto di aver individuato lo zainetto che Persichetti aveva quando arrivò in Italia». Repentina la reazione del difensore Francesco Ro- meo, che parla di ((tardiva e sorprendente iscrizione di Persichetti sul registro degb indagati» e di «carattere vessatone e pretestuoso di un tale modo di agire». E anche la situazione di Nadia Lioce, neU'mchiesta Biagi, pare ancorata a impressioni: «Si dovrà fare il riesame, probabilmente la settimana prossima». Per non trovarsi colpiti da altre 10 pagine, quasi un pamphlet, che spieghino un «no». Nadia Desdemona Lioce

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Francia, Italia, Roma