Ragazzo si uccide all'ospedale di Ciriè

Ragazzo si uccide all'ospedale di Ciriè E' IL SECONDO SUICIDIO IN UN ANNO, APERTA UN'INCHIESTA. I PARENTI: NON DOVEVANO LASCIARLO SOLO Ragazzo si uccide all'ospedale di Ciriè Scoppiano le polemiche sull'assistenza ai malati psichici CIRIE' A.M. aveva appena 29 anni e da tempo voleva farla finita con la vita: a suicidarsi ci aveva già tentato una decina di volte. Ci è riuscito l'altra mattina nel posto forse più impensabile: l'ospedale civile di Ciriè dove era ricoverato nel reparto di psichiatria da una ventina di giorni ed era appena stato dimesso. Il ragazzo si è lanciato dal terzo piano della struttura di via Battitore. Molto probabilmente il giovane era seduto sul bordo di un davanzale e da lì si è lasciato cadere nel vuoto da una decina di metri finendo il drammatico volo sull'asfalto. A soccorrrerlo i sanitari ci hanno provato, ma non c'è statò niente da fare. Adesso sulla morte di A.M. la magistratura ha aperto un'inchiesta per capire se qualcuno ha delle responsabilità, se l'ennesimo «gesto anticonservativo» all'interno dell'ospedale poteva essere evitato da chi doveva sorveghare un soggetto considerato «molto a rischio» soprattutto per i tentativi di farla finita che aveva già messo in atto. Ma anche se era giusto dimetterlo perchè il paziente aveva appena preparato la valigia per trasferirsi in una comunità del Cuneese ed era uscito pochi minuti prima dalla divisione di psichiatria (che ovviamente è dotata di tutti gli accorgimenti necessari per evitare che i degenti si possano fare del male). Perchè la fine di A.M. ricorda quella di Giuseppe B., un geometra di Caselle di 38 anni afflitto dalla depressione. Il professionista un anno fa si uccise nello stesso modo saltando nel vuoto dal terzo piano dove era salito dalla psichiatria con la scusa di andare un attimo al bar nonostante la -moglie avesse chiesto al personale medico e infermieristi¬ co un controllo continuo sull'uomo. E anche per questa tragedia c'è un fascicolo aperto. Così pure i famigliari del ragazzo di Venaria, che soffriva di disturbi mentali, sono pronti a presentare una denuncia dopo il funerale che si terrà domani pomeriggio nella chiesa parrocchiale di Santa Maria. «Forse non servirà a nulla, ma speriamo di salvare altre vite spiega lo zio del ragazzo che viveva insieme alla madre, una dipendente del comune di Venaria, in un appartamento del centro storico -. Questi malati non devono essere persi di vista un attimo nemmeno dopo che sono stati giudicati in grado di lasciare l'ospedale. Invece possono vagare avanti e indietro senza controllo pine dopo che da anni sono in cura presso il servizio psichiatrico e i sanitari conoscono molto bene i loro problemi». Si dispera: «Mio nipote aveva bisogno di aiuto non doveva essere lasciato solo». «Mi dispiace molto per quel ragazzo ammette Sergio Bertone, il direttore generale dell'Asl 6 - ma era stato dimesso e francamente non conosco bene i fatti». [g. già.)

Persone citate: Sergio Bertone

Luoghi citati: Ciriè, Venaria