Gli Usa traditi dall' idolo Mazza truccata per Sosa

Gli Usa traditi dall' idolo Mazza truccata per Sosa X \ LA CNN DA PIÙ SPAZIO ALLO SCANDALO DEL BASEBALL CHE A BUSH Gli Usa traditi dall' idolo Mazza truccata per Sosa Si spezza in due a Chicago, gli arbitri scoprono un'anima di sughero per rendere più facili i fuoricampo che gli hanno regalato la fama Nel 1998 era stato protagonista di un mitico duello con McGwire Giancarlo Laurenzi Abituato a spedirci la pallina, a 34 anni Sammy Sosa ha mandato fuoricampo il proprio mito. E' accaduto in un istante, ma è stato un dardo all'eternità, a Chicago: per rispondere al fulmine partito dal malefico lanciatore di Tampa Bay, la sua mazza nera si è aperta in due parti e la frattura inconsueta del legno ha aperto la strada alla verità che ha sconvolto gli Stati Uniti. Prima di chiamare a raccolta i colleghi, riuniti al capezzale come chirurghi intomo al malato, Tim McClelland, capo degli arbitri ed esperto del ramo, ha allungato un braccio al suolo per raccogliere una delle .sezioni scheggiate e dalla smorfia perplessa del suo muso venato sì è subito capito che i conti non sarebbero più tornati. Nell'improvviso silenzio dello stadio appassito, McGlellariii ha scoperto, che la inazza, aveva un'anima dilsughertìaélìè' " sioni di'. ui^-rmoneta'.;à^ . dollaro. Corcxéd, tàppàtà.iJh trucco semplice e infame per rendere lo strumento più leggero e micidiale: ogni colpo guadagna 15 metri,discesa libera verso il record come se Vieri giocasse col lanciarazzi nascosto tra le.stringhe. L'arbitro ha guardato Sosa. con l'aria schifata e lo ha espulsò,'Sapimy ha abbassato sugli occhi il casco blu dei Chicago Cubs, rintanandosi nello spogliatoio prima di trovare il coraggio di presentarsi in tv: «Un errore, ecco tutto. Ho preso la mazza sbagliata dal box, ne ho usata una da allenamento, di quelle scelte per far felici i tifosi, dare spettacolo quando vengono a « ddermi mentre mi alleno. Chiedo scusa, non accadrà più». La «mazza truccata» non è novità, nel baseball. Mai, però, aveva coinvolto stelle della fama di Sosa. Bimbo affamato, emigrò da San Fedro De Macòris, pimtmo della Repubblica Dominicana, per salire sul tetto d'America: 505 fuori campo in carriera, in 3 delle ultùnè 5 stagioni oltre la barriera dei 60, record assoluto per il batti&coiri.Era tornato a giocare dopo un mese e mezzo di stop causato da im pallina che gli aveva spaccato il casco, spedendolo al tappeto. Quell'elmétto in pezzi, spiegarono i medici, gli dàlvò levita. Per salvare l'immagine e la camera, invece, chissà se boterebbe Perry Mason, La gente 'filttetó' aainnganno." k na pau di essersi appassionataà un duello di cartapesta, quando nel '98 Sosa e Mark McGwire. finirono 66-70 la sfida tra i totem del luóricampo, sbriciolando il primato impolverato di Roger Maris (che era di 61). McGwire gioca a St. Louis con i Cardinals e da clone ben riuscito di Neanderthal ammise di far uso di ormoni anabolizzanti (l'androstenedione) per crivellare la palli¬ ndpctaco'trsriill'C7ingsnsatMintdcitYmptpdMbdc na col solo aspetto, approfittando dell'assenza di controlli antidoping che lo sport Usa rigetta, considerandoli antidoto allo spettacolo. Sosa, invece, si presentava come l'amico della porta accanto, ometto semplice e leale, che a ogni 'tragedia prendeva una fetta del suo stipendio (17 milioni di dollari) e lo spediva alla sua gente. Quando nel 1919 Joe Jackson, il più leggendario giocatore dell'epoca, truccò la finale contro Cincinnati, vendendosi insieme a 7 compagni, i tifosi in lacrime lo inseguirono sotto la casa di Chicago: «Dicci che non è vero, Joe». Lo stesso ritornello, ieri: «Dicci che non è vero, Sam». Per le strade, sui giornali più venduti. La Cnn, addirittura, ha dedicato più minuti a Sosa che al vertice di Bush in Medio Oriente. I siti sono rimasti intasati dalle mail di appassionati traditi da Sammy: «Hai sempre detto che l'America è stata buona con te. Perchè ci hai fcrt^sfue-ito?»:'Mentre Duaty-.pdffiSF/iì suojll6nàtore,ii^:cercato cU difenderlo («non 'sajbeva cosa c'era dentro»), Joe Torre, coach degli Yankees, ha tagliato corto: «Un marchio sporco che segnerà Sosa per sempre, up imbarazzo per tutti noi». L'imbarazzo e il dolore è di un paese che ha eletto il baseball spot dell'identità nazionale. Da Joe Di Maggio in poi: il fuoricampo, simbolico volo oltre il limite. E che dramma, quando la mazza ha il cuore truccato. \