«Il disgelo con Roma prelude a una visita del Papa a Belgrado» di Giuseppe Zaccaria

«Il disgelo con Roma prelude a una visita del Papa a Belgrado» SVETOZAR MAROVIC, PRESIDENTE DELL'UNIONE SERBIA-MONTENEGRO «Il disgelo con Roma prelude a una visita del Papa a Belgrado» «Sarà un passo importante nel nostro awicinamento all'Unione europea». «Il patriarca Pavle vuole massima tolleranza religiosa» intervista Giuseppe Zaccaria ROMA LI AVVOCATO Svetozar Marovic è presidente dell'Unione fra Serbia e Montenegro da poco più di tre mesi e in questo breve volgere di tempo i rapporti fra il suo Paese e la comunità intemazionale hanno fatto un balzo di anni. Collaborazione con il tribunale dell'Aia, nuovi contatti con Europa e Stati Uniti. Mancava un passo storico che è si compiuto ieri: la riconcihazione fra chiesa ortodossa serba e Vaticano. Un incontro di venti minuti con Giovanni Paolo n ha aperto la strada alla prima visita di un Pontefice a Belgrado e ha posto fine a mezzo secolo di incomprensioni. Subito dopo l'incontro Marovie non nasconde la felicità; «Questo è l'inizio di ima nuova storia nei rapporti fra noi e il Vaticano e per me è stata anche una grande emozione: i presidenti passano, ma di Papa ce n'è uno solo...». Questo incontro, oltre a segnare il disgelo, prelude a una visita di Giovanni Paolo a Belgrado? «Ne abbiamo appena parlato: noi lo vorremmo il prima possibile, siamo d'accordo perchè da entrambe le parti si cominci subito a preparare l'evento. Nell'avvicinamento di Serbia e Montenegro all'Unione Europea questo sarà un passo decisivo, e anche il Papa na mostrato grande interesse. Mi ha detto che l'Europa ha due polmoni, quello che respira a Ovest e un grande polmone orientale». Prima di venire a Roma lei aveva incontrato il Patriarca della Chiesa ortodossa, serba, Pavle: anche lui appoggia l'idea della visita papale? «Il Patriarca è un uomo di novant'anni ancora giovanissimo di spirito e animato come il Papa da un grande spuito ecumenico: ha detto di gradire molto la visita di Giovanni Paolo II, ha aggiunto che come capo di Stato avrei avuto tutto il diritto di invitare a Belgrado un altro capo di Stato, vuole dimostrare a nome di tutta la Chiesa serba massima tolleranza verso le altre rehgioni». Però, presidente, non si può nascondere che molti ortodossi serbi confondono ancora i cattolici con i croati, i preti con i cappellani militari e sovrappongono la politica alla fede. Alcuni ex rifugiati della Krajna hanno scritto al Sinodo minacciando proteste: lei non teme contestazioni? «Proprio ieri in Macedonia, sul lago di Okrid, ho incontrato il presidente croato Stipe Mesic: abbiamo discusso a lungo del problema dei rifugiati, in preparazione dell'incontro di Salonicco. Ih Serbia e Montenegro ci sono ancora 120 mila profughi dalla Croazia, abbiamo deciso di comune accordo di fare il possibile per favorire il loro rientro garantendo a tutti le libertà essenziali, compresa quella di tornare in possesso della propria casa. Lavoriamo con un nnnoyato senso di fiducia e collaborazione, intendiamo estendere a tutti le stesse garanzie di pace e libertà di cui godono i cittadini dell' Unione, e se l'Europa ci darà una mano pensiamo efi raggiungere dei buoni risultati. Aiuti a parte, ci sono però cose che ciascun Paese dev'essere in grado di decidere da solo e noi abbiamo tutte le migliori intenzioni di proseguire su questa strada». Nell'Unione tra Serbia \ e Montenegro ci sono però anche altri passi da compiere: per esempio, quello di una legge sulla libertà religiosa. In Montenegro esiste già, in Serbia dev'essere ancora approvata dal Parlamento. «Io sono di Budva, e fra i montenegrini il problema della coesistenza religiosa non si è posto mai. Le posso dire che nella mia città la chiesa ortodossa della Trinità è più piccola della cattedrale cattohea di San Giovanni e da piccolo questo mi rendeva un po' geloso... A parte le celie, aggiungo che in Serbia l'opinione pubblica è animata dalla massima tolleranza, e una legge del genere sarà approvata presto». Come la prenderanno quelli che ancora considerano 1 cattolici come i persecutori della seconda guerra mondiale o li confondono con gli ustascia? «E' vero, esistono strati di popolazione - soprattutto i meno colti - che vivono ancora la storia come mito o illusione. Senza tornare alla seconda guerra mondiale, alcuni immaginano che il Vaticano avrebbe potuto fermare i bombardamenti della Nato ma queste sono soltanto scorie del passato di cui dobbiamo liberarci al più presto. Un altro errore è quello di considerare un criminale serbo o un criminale croato come espressioni di un intero Paese: molto sempheemente, è giusto che tutti i criminali vengano giudicati da un tribunale mentre le comunità riprendono il loro cammino verso l'Europa». A proposito di tribunali, la sua presidenza ha coinciso con una nuova fase di collaborazione con la Corte dell' Aia dove il processo a Milosevic continua all'infinito. E' interesse dei popoli ex jugoslavi che il giudizio si prolunghi ancora? «Dopo l'incontro col Papa, mi è stato detto che fra pochi giomi anche il procuratore Carla Del Ponte sarà in Vaticano, non so a quale scopo... In ogni caso Serbia e Montenegro hanno deciso che la collaborazione verso il tribunale dell'Aja è passaggio obbliga¬ to nel cammino verso l'Unione europea, i due terzi dei deputati hanno votato perchè così fosse e adesso secondo i sondaggi più della metà della popolazione approva la scelta. Naturalmente non possiamo influire sui tempi del giudizio, ma credo tutti possano capire che fino a quando non ci sarà una sentenza una nuvola nera continuerà a gravare sul nostro futuro». Tornando all'antica diffidenza dei serbi ortodossi verso i cattolici, qualche anno fa la beatificazione di Aloisje Stepinac, antico vescovo di Zagabria, fece riavvampare polemiche e divisioni... «Su questo punto penso si deb¬ ba essere estremamente chiari: ogni Chiesa ha il pieno diritto di scegliere come crede i suoi Beati e 1 sui Santi, anche se sul loro operato altri possono formulare fiudizi diversi. Il Sinodo ortoosso, tanto per farle un esempio, di recente ha santificato Nikolaj Velimirovic, vescovo e scrittore della stessa epoca, che alcuni accusano di essere stato troppo vicino agli occupanti tedeschi. E' tempo di riconoscere pienamente a ciascuno i propri ambiti di azione e di superare i condizionamenti del passato. Se poi qualche irriducibile vorrà protestare, pazienza: le minoranze esistono ovunque, ma dovunque prevale l'opinione della maggioranza». 66 Senza tornare alle rivalità della guerra mondiale, alcuni pensano che il Vaticano avrebbe potuto bloccare le bombe della Nato, ma queste sono scorie del passato di cui dobbiamo liberarci Se poi protesta qualche irriducibile, pazienza 99 ÉL^ Il nostro Paese ™" ha deciso che la collaborazione con il tribunale dell'Aia è passaggio obbligato nel cammino verso l'Europa. I due terzi dei deputati hanno votato perché così fosse, adesso più di metà della popolazione approva la scelta 99 Svetozar Marovic con il Papa. Nella foto piccola, il Patriarca della Chiesa ortodossa serbji, Pavle .\