Un omaggio al lato oscuro del rock

Un omaggio al lato oscuro del rock Un omaggio al lato oscuro del rock «Counterfeit 2», Martin Gore reinterpreta Bowie e Nick Cave MILANO «Counterfeit 2» di Martin L. Gore è un atto d'amore verso certi piccoli gioielli che illuminano il lato oscuro del rock. Ci sono canzoni di Lou Reed, John Lennon e di Bob Dylan, c'è un vecchio brano di Hank Thompson (la splendida «I Cast A Lonesome Shadow») e un successo dimenticato di David Essex (il singolo «Stardust»). Come il mini album che lo ha preceduto, uscito nel 1989, contiene brani di autori diversissimi tra loro, che però suonano quasi fossero classici dei Depeche Mode. Merito degli arrangiamenti, dei raffinatissimi effetti elettronici, certo, ma anche di un'affinità genetica che mai come ora appare così evidente.. Gli accordi minimali di «By This River», ad esempio, si ripetono secondo una struttura circolare, proprio come in «Just Can't Get Enough» e in cento altre canzoni della band di Basildon. E l'atmosfera ricorda gli Anni Settanta perfino più dell'originale di Brian Eno, che Nanni Moretti ha usato per «La stanza del figlio». L'unico brano acustico dell'album è «Lost In The Stars» di Kurt Weill: gelido, distante, siderale, è un tributo al Kabarett espressionista tedesco cui devono molto anche nomi come David Bowie (del quale Gore riprende «Tiny Girls», scritta con Iggy Pop) e Nick Cave. La sua «Loverman» diventa un blues spettrale e disincarnato, mentre un rispettoso omaggio è riservato alla diva ctonia dei Velvet Underground, Nico, qui ricordata con «Das Lied Von Einsamen Màdchen», da «Camera Obscura» del 1985. [b.mf.l

Luoghi citati: Lonesome Shadow, Milano