Maroni replica «Questa riforma non è prevista»

Maroni replica «Questa riforma non è prevista» Maroni replica «Questa riforma non è prevista» ROMA Primo: non è la mia opinione, anche se questo conta poco. Secondo: non è ciò che il governo ha approvato un anno fa, dunque serve un nuovo passaggio in Consiglio dei ministri. E' dura e argomentata la replica polemica di Roberto Maroni nei confronti di Silvio Berlusconi il quale, dal vertice del G8 di Evian, fa sapere che per riformare le pensioni si procederà anche con «disincentivi». Vale a dire con misure che scoraggino i lavoratori dipendenti ad abbandonare l'impiego e ritirarsi. «Questa sarebbe una modifica alla delega», spiega il ministro del Welfare, «ma anche della posizione dell'Esecutivo. Siccome la delega è sotto la mia responsabilità, è stata approvata alla Camera e ora è in discussione al Senato, la novità arumnciata dal premier è importante, ma deve passare attraverso la formalizzazione del Consiglio dei ministri». Come a dire: il capo del governo non può alzarsi una mattina e decidere da solo che il lavoro fatto finora va mandato al macero, che la rotta diventa un'altra. Tantopiù che la posizione della Lega e di Maroni, contraria all'uso di disincentivi, è nota. E che, quando nella maggioranza qualche settimana fa cominciarono a rincorrersi le voci su una linea previdenziale più dura, per fare chiarezza, ricorda il ministro, «io stesso chiesi al premier un incontro che spero si faccia al più presto». Incontro che Silvio Berlusconi ha infatti accordato, ma che non si è ancora tenuto. Altrettanto ferme sono le risposte che arrivano al presidente del Consiglio dal fronte sindacale. «Se la delega non cambia e se in più vengono inseriti anche i disincentivi non ci resta che un conflitto pesante», dice Morena Piccinini. Il segretario confederale della Cgil ricorda che proprio alcuni giorni fa, da Praga, i tre leader sindacali Epifani, Pezzetta e Angeletti avevano ripetuto la loro unanime contrarietà a misure penalizzanti per i lavoratori. «Confermiamo il nostro no a soluzioni pasticciate e improvvisate. Non è questo il modo di affrontare il riequilibrio dei conti pubblici, tanto più in una situazione economica compbcata», concorda il segretario confederale della Cisl, Pierpaolo Baretta. «È un modo non adeguato quello di pensare che tutti gli squilibri nei conti dipendano dalle pensioni. Usando i disincentivi si abbassano tutte le pensioni e non si aiutano i giovani. Si deve invece pensare ad estendere la copertura contributiva, a cominciare dai co.co.co».!! numero due della Uil, Adriano Musi, si inserisce invece nei contrasti che agitano il governo, spiegando che l'uscita di Berlusconi «sembra l'addio alla coUegiabtà chiesta dal ministro Roberto Maroni in tema di pensioni». Aggiunge Musi: «Credo che quando uno va all'estero dovrebbe preoccuparsi del perchè della sua visita all'estero, lasciando le questioni nazionab abe decisioni del governo nel momento in cui rimette piede a palazzo Chigi. Un'esigenza ancor più importante sul tema pensioni, in considerazione della richiesta avanzata dal ministro del .Lavoro di coUegiabtà. Appare ben strano che sia proprio il capitano della squadra a dare il

Luoghi citati: Praga, Roma