Appello di Berlusconi: non scioperate, producete di Augusto Minzolini

Appello di Berlusconi: non scioperate, producete LE RICETTE DEL PREMIER ESPOSTE AL VERTICE DI EVIAN: NON DOBBIAMO PENALIZZARE I GIOVANI Appello di Berlusconi: non scioperate, producete ^oi annuncia disincentivi per le pensioni. Polemiche per una frase sul deficit Augusto Minzolini inviato ad EVIAN «Nell'epoca della globalizzazione tutte le economie sono interdipendenti. Bush a Evian ha spiegato ai grandi della terra che ha stanziato 350 miliardi di dollari in dieci armi attraverso una riduzione della pressione fiscale per rilanciare 'economia Usa». Silvio Berlusconi vorrebbe assumersi un impegno simile, ma nella giornata di ieri si è scontrato più di una volta con la rigidità e con i vincoli che regolano l'economia della Uè e dei suoi Stati. Ha toccato ancora una volta con mano «il problema dei problemi» del vecchio continente, cioè proprio quell'aggettivo, «vecchio». Sull'onda dei discorsi di Bush, di Blair e in fondo dello stesso Chirac il premier italiano ha tentato di tracciare le linee di una risposta europea alla stagnazione che dia un senso al coro che i grandi hanno intonato ad Evian, cioè - sono sue parole - «un messaggio di ottimismo sul futuro dell'economia». Ma, come gli altri leader europei, ha cominciato a fare i conti con il come? L'europa è tutt'altra storia rispetto agli Usa. ) «Jte noi f ha sospirato il cavaliere un intervento di politica economica non è alla portata dei singoli .Stati».. E .ieri, se ne è.^ accorto ancora ima vòlta. Al mattino, infatti, Berlusconi si è spinto molto avanti. «Stiamo pensando - ha annunciato - a possibili interventi che discuteremo al consiglio d'autunno,e di cui magari anticiperemo qualcosa nel vertice di Salonnico. Un'interpretazione non soltanto elastica del patto di stabUità e di crescita, ma con un accento puntato sulla crescita, positivo e forse indispensabile in un momento di staticità dell'economia». Di più, il cavaliere ha fatto suo anche un concetto espresso dall'amico Blair nella riunione dei grandi, quello del «deficit virtuoso». «In un momento come questo - ha osservato - può essere considerato virtuoso un incremento del deficit di uno Stato se va a sostegno dello sviuluppo». Il premier ha individuato anche i settori su cui investire per rilanciare l'economia, «quelli in cui lo stato può sostituirsi al consumatore», cioè «infrastrutture» e «spese per la tecnologia militare». In questo ampio discorso il pre¬ mier italiano ha azzardato anche un richiamo alla responsabibtà chr è bagaglio di ogni leader conservatore e non solo, se si pensa a Tony Bliar. «Ciascun cittadino ha teorizzato -deve sentire là propria responsabibtà nell'essere più produttivo e nel non astenersi dal lavoro al seguito di scioperi che possano incidere sul risultato dell' economia nazionale perché è la somma dei comportamenti individuali a determinare il comportamento generale». E' bastato questo elenco di aspirazioni, in alcuni casi quasi ovvie, a scatenare un mezzo putiferio. Prodi ha tenuto a dire che «i parametri di Maastricht» non si toccano, mentre in Italia quella mezza frase sugli scioperi, ha fatto insorgere sindacati e soci. Così nel briefing del pomeriggio il presidente del consiglio ha mantenuto le sue aspirazioni, ma è stato più problematico sulla terapia, come un medico che ha le mani legate. «C'è chi si affeziona al cane, chi al gatto e c'è persino chi si affeziona al patto di stabilità. Siamo tutti affezionati al patto. Poi per modificarlo bisogna essere in 15 e i paesi virtuosi capitanati dalla Spagna non accetterebbero mai. Comunque una maggiore stabilità ai parametri la dà già la norma del "dose to balance"». Naturalmente non ha mancato di ironizzare anche sulle polemiche scatenate dalle sue dichiarazioni sullo sciopero: «Se c'è qualcuno che pensa di cambiare la Costituzione per dire che l'Italia è una repubblica fondata sullo sciopero o che gli scioperi fanno aumentare il pil, lo dica...». Chiuse quelle due polemiche il premier ne ha però aperta involontariamente un'altra quando ha tirato in ballo il tema delle pensioni. «E' un problema europeo - ha osservato-. Non possiamo non porcaio per non penalizzare il futuro dei nostri giovani, quindi prima o poi dovremo intervenire. Abbiamo una legge delega che ci dà la possibibtà di intervenire con il sistema dei disincentivi. Vedremo se questo sistema ci porterà dei risultati accettabib nel medio periodo». E' bastato quest'ultimo particolare a far saltare sulla sua poltrona il ministro Maroni. Meno male che il premier aveva già messo le mani avanti: «Tutti siamo d'accordo nel fare le riforme ma poi occorre ima maggioranza in parlamento e il gradimento delle parti sociali». Appunto, e spesso il risultato è che non si può agire. Ecco perché il Cavaliere invidia l'amico Bush. GU altri leader europei, infatti, stanno come lui. Oggi Chirac dovrà fare i conti con lo sciopero dei lavoratori,dei trasporti, proprio sulle pensioni. «Dialogo e fermezza» è il motto del presidente fran :ese e dopo tante scaramucce con ui su questo punto è d'accòrdo anche Berlusconi: «Se pensano che per fare il leader bisogna seguire le masse, anche quelle più estreme...si accomodino». Ma intanto o per l'opposizione interna, o per i sindacati, o per i vincoli europei i propositi del Cavaliere rischiano di rimanere solo dei desideri. «Forse ha ragione il primo ministro canadese quando dice - è stato l'ultimo commento del premier - che gb stati europei hanno meno autonomia delle regioni del Canada». Il premier Silvio Berlusconi scherza con gli studenti della scuola chef che hanno cucinato il pranzo di lavoro al G8 di Evian

Luoghi citati: Canada, Evian, Italia, Spagna