Sindrome russa per Venus e Jennifer di Stefano Semeraro

Sindrome russa per Venus e Jennifer ROLAND GARROS, TRA I MASCHI LA RIVELAZIONE VERKERK BATTE SCHUETTLER Sindrome russa per Venus e Jennifer La Williams e la Capriati s'arrendono alle nuove leve dell'Est Stefano Semeraro La notizia del giorno è che, a Parigi, dopo quattro big-match consecutivi dello Slam giocate fra sorelle, di certo non avremo una finale fra Serena e Venus Williams. E che, di certo, avremo una semifinalista russa, come qui non capitava dair88, quando addirittura in finale arrivò l'ancora sovietica Zvereva, poi massacrata dall'attuale Mrs. Agassi, Steffi Graf. Venus, che da qualche tempo pare quasi stanca di tennis, ieri ha infatti perso da Vera Zvonareva, diciottenne russa numero 21 del mondo, una delle infinite migranti slave che da qualche stagione inondano i tabelloni femminili del circuito. Vera ha coraggio e gioca un tennis aggressivo, ma ieri una mano gliel'ha data Venere, che più che l'agitato, ma vago, problema muscolare all'addome, ha sofferto un diritto insolitamente inconsistente e una concentrazione errabonda. Nei quarti Vera si ritroverà di fronte la paesana Nadia Petrova, che ha firmato, in un match ancora più bello, la seconda sorpresa della giornata eliminando in tre set, e con merito, Jennifer Capriati. Metteteci l'infortunio che ha costretto il ritiro della Davenport, e avrete un quadro del piccolo terremoto che ha minato il tabellone delle ragazze e che minaccia di trasformare a breve gli equilibri geo-tecnici del Tour rosa, Fra i maschietti, una torrida settimana di trincea parigina ha invece promosso come previsto la fanteria iberica: cinque spagnoli al quarto turno, uno dei quali, Robredo, capace anche di buttare fuori dal torneo il number one del mondo, Lleyton Hewitt. Il più tosto degli Slam, a metà del suo cammino, ha dunque confermato la sua legge, promuovendo i terraioli e bocciando, quasi completamente, fantasisti (vedi alla voce Federer) e attaccanti. L'eccezione, e fino a questo momento la rivelazione del torneò, è Martin Verkerk, un olandesone dall'aria torpida ma dal cranio lucidissimo, che ieri ha fatto fuori il finalista degli Australian Open, il teutonico Schuettler. Strappato al calcio (3I difensori mi macellavano le caviglie, così sono passato al tennis2), Martin ha sviluppato un servizio omicida (22 ace, ieri), mantenendo il gusto, oltre che di divertire gli spettatori, di attaccare l'avversario, non più in area di rigore, ma nei pressi della rete. In un tabellone farcito anche di argentini, altra etnia in gran voga - lo confermano, a dispetto della catastrofica situazione economica del paese, gli 8 biaricocelesti infilatisi nei top-50 del ranking e guidati da un gaucho creativo come Coria - le alternative più convincenti all'idioma spagnolo sono Agassi, che continua a vincere, il bombardiere Gonzalez, cileno, e Kuerten, l'ex-tricampeon che pare sulla strada del recupero. E gli italiani? Tutti a casa, ragazze comprese, già da sabato scorso.

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