«Stavo pedalando, ho visto il disastro» di Giorgio Viberti
«Stavo pedalando, ho visto il disastro» «Stavo pedalando, ho visto il disastro» Paura e dolore alla Cronometro: pronti a interrompere Giorgio Viberti inviato a MILANO Paura al Giro d'Italia. C'erano centinaia di persone ieri all'Idroscalo di Milano intomo ai corridori che si stavano preparando per prendere il via a turno nell'ultima tappa del Giro, una cronometro individuale di 33 chilometri per le vie cittadine con conclusione in piazza del Duomo. All'improvviso, la tragedia: l'aereo volteggia impazzito prima di schiantarsi contro un capannone industriale in via Lambro a Peschiera Borromeo, vicino allo scalo di Linate. Carmine Castellano, il direttore di corsa del Giro d'Italia, si è subito allertato: «Ho dato la nostra disponibilità per quanto riguardava mezzi di soccorso, ambulanze, auto e moto della polizia. Pronto se necessario anche a interrompere la corsa». Damiano Cunego, giovane promessa della Saeco e compagno di squadra di Gilberto Simoni che proprio ieri ha conquistato il Giro, è parso molto scosso. Il 22enne corridore veronese aveva da poco inizia¬ to la sua fatica quando è avvenuta la tragedia: «Ho visto quell'aereo che volava un po' storto, con una linea non certo rassicurante, ed era anche piuttosto basso. Subito non ci ho fatto caso perché ero tutto preso dalla mia gara. Poi però ho visto che la gente intomo al circuito non badava più alla nostra corsa ma era distratta e guardava da un'altra parte. Poco dopo ho notato molta agitazione e infine mi sono accorto del fumo. Allora ho capito che cosa era successo. Quel jet era caduto. Terribile». Il giovane gregario di Simoni non ha potuto far altro che continuare la sua corsa. «Non avrebbe avuto senso fermarsi, non avrei comunque potuto fare nulla. Però è stata dura arrivare fino al traguardo. Ho provato davvero dolore per quanto accaduto. Al mondo ci sono già troppe disgrazie». Anche uno dei direttori sportivi della Saeco, che seguiva Cunego in ammiraglia, ha confermato la versione del corridore: «L'aereo ero molto basso, ha virato sulla destra poi non l'ho più visto. Mi hanno detto poi che era precipitato». Pietro Caucchioli, corridore dell'Alessio che fu terzo al Giro 2002, ha saputo della disgrazia solo all'arrivo. «La festa del Giro è rovinata - ha detto - c'era tanta gente anche a Milano per questa cronometro finale, ma come si fa a gioire dopo una cosa del genere?». L'ucraino Serhiy Gontchar, il vincitore della cronometro di ieri, era invece stato informato prima del via: «Difficile mantenere la concentrazione dopo una tragedia così. Alla partenza c'era un'agitazione insolita, una sorta di apprensione che gravava su tutto l'ambiente. Ci ho pensato per tutta la gara. Da una parte sentivo la grande fatica per una corsa condotta sempre al massimo, dall'altra la tristezza per le persone morte nell'incidente». Gilberto Simoni, il dominatore del Giro, da leader della classifica era l'ultimo a partire: è stato messo al corrente dell'accaduto quando si stava ancora riscaldando sui rulli. «Una cosa incredibile, sono rimasto senza parole. Ci siamo tutti preoccupati, ma non per noi. Abbiamo subito temuto che potesse essere successo qualcosa di molto grave, come infatti è stato. Mi dispiace molto per le persone morte. Non ho potuto esultare come avrei voluto perla mia vittoria». Anche Stefano Garzelli, principale rivale di Simoni in questo Giro, si stava riscaldando quando gli è giunta la notizia: è rimasto smarrito. Alessandro Petacchi, il re dello sprint, stava invece seguendo a bordo di un'auto il compagno di squadra Kirchen: «Chi era in ammiraglia con me mi ha fatto notare la nuvola nera. Poi abbiamo saputo via radio dell'aereo. Non ci volevo credere, invece purtroppo era tutto vero».
Luoghi citati: Italia, Milano, Peschiera Borromeo
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