Arriva Bush. Arafat: «Finisci l'opera di tuo padre» di Aldo Baquis

Arriva Bush. Arafat: «Finisci l'opera di tuo padre» it LEADER IPOTIZZA UNA SOSPENSIONE DELLE OSTILITÀ DA PARTE DI HAMAS E DELLA JIHAp ISLAMICA «ENTRO UNA SETTIMANA» Arriva Bush. Arafat: «Finisci l'opera di tuo padre» «Nel '91 avviò lui il processo di pace che porterà allo Stato palestinese» Aldo Baquis "tIlaviv 1 palestinesi si attendono dal presidente George Bush che «completi l'opera intrapresa dal padre» nel 1991, quando convocò a Madrid una Conferenza di pace da cui maturò poi il riconoscimento reciproco fra Israele e Olp. Alla vigilia di nuovi appuntamenti regionali - il vertice arabostatunitense di Sharm el Sheikh e il summit di Aqaba fra Bush, Ariel Sharon ed il palestinese Abu Mazen - Yasser Arafat ha ieri auspicato che sia l'attuale presidente degli Stati Uniti a «edificare lo Stato indipendente palestinese, con Gerusalemme per capitale». Per Bush, Arafat resta comunque un impedimento al processo di pace e nei prossimi incontri regionali la sua contropartepalestinese sarà appunto il premier Abu Mazen. Arafat, in un'intervista rilasciata al giornale «al Hayat» e a una stazione tv libanese, ha ostentato noncuranza. Restare bloccato nel proprio quartier generale di Ramallah non lo cruccia in quanto, ha spiegato, «i fratelli che compongono la delegazione rappresentano me e l'intero popolo palestinese». L'avvio ad Aqaba della realiz¬ zazione del Tracciato di pace è considerato dai palestinesi un zazione del Tracciato di pace è considerato dai palestinesi un evento importante e i contatti con Hamas e la Jihad islamica sono stati accelerati nella speranza - ha spiegato Arafat - che una sospensione delle ostilità possa essere annunciata da loro entro una settimana. Al tempo stesso Arafat non ha saputo rinunciare alla retorica incendiaria: ricevendo ieri nel proprio ufficio un gruppo di bambini palestinesi, ha voluto ricordare loro che «il martirio di chi si sacrifica per Gerusalemme equivale al martirio di 40 persone altrove». NelTimminenza dell'arrivo di Bush nella regione, anche Sharon ha cercato di fare la propria parte ordinando un graduale allentamento della pressione militare nei Territori e preannunciando al governo l'imminente evacuazione di avamposti selvaggi eretti dai coloni. «Le proteste dei coloni rischiano di degenerare in una guerra civile», ha avvertito il ministro delle infrastrutture Avigdor Liberman. Sharon ha reagito con fastidio: «Attraversiamo una congiuntura difficile. Sarebbe opportuno che tutti si esprimessero in maniera responsabile». Lo Shin Bet, il servizio di sicurezza intemo, ha ripreso a seguire da vicino le attività degh zeloti ebrei di estrema destra, i loro siti internet e i proclami dei rabbini che li animano. Finora, sul terreno, Sharon ha comunque progetti limitati. Saranno rimossi solo gli avamposti «eretti per fini politici», e non quelli che hanno «ragioni di sicurezza». Anche l'allentamento della pressione militare israeliana ha deluso le aspettative dei palestinesi. La maggior parte dei posti di blocco sono rimasti sul terreno. Dei 25 mila pendolari palestinesi che hanno ricevuto i permessi, solo alcune migliaia sono state ieri ammesse in Israele. E la promessa scarcerazione di 120 detenuti non è ancora iniziata. I reclusi destinati a riacquistare per primi la libertà, ha spiegato Israele, saranno i più anziani, i più malati, e quanti non hanno versato sangue di israeliani. La limitatezza delle misure umanitarie adottate finora da Israele è stata giustificata con il persistere dello stato di massima allerta. Ancora la settimana scorsa tre auto-bomba palestinesi sono state disinnescate in Cisgiordania mentre erano già in partenza verso lo Stato ebraico. Una volta completato il ritiro israeliano (Sharon prospetta un ripiegamento per fasi fuori dalla striscia di Gaza e dai centri urbani cisgiordani) i raid militari e l'intercettazione dei kamikaze non saranno più possibili per Israele. «Non saremo certo disposti a tollerare le attività di militari israeliane nelle zone di nostra responsabilità» ha ribadito ieri il ministro palestinese per la sicurezza interna, Muhammad Dahlan. Saranno i suoi uomini a persuadere gh irriducibili dell'Intifàda a cessare la lotta. «Con loro useremo la forza della logica, e non la logica della forza», ha teorizzato il colonnello Dahlan. Un atteggiamento del genere può essere «solo un buon prologo, ma non la meta definitiva», ha spiegato il ministro della sicurezza intema Zahi Hanegbi, un dirigente del Likud. «I terroristi devono essere disarmati e le loro cellule smantellate. Altrimenti la sospensione degh attacchi sarà da loro utilizzata per riprendere forza, organizzarsi, produrre armi». Ma queste preoccupazioni appartengono al futuro. Alla presenza di Bush, prevedono i dirigenti israeliani e palestinesi, l'atmosfera sarà serena. Sharon ribadirà di non voler mantenere sotto occupazione militare 3,5 milioni di palestinesi, e Abu Mazen replicherà che gh attacchi terroristici devono cessare. Le loro solenni strette di mano saranno il punto di inizio di un Tracciato di pace su cui gravano ancora molti interrogativi. Il premier Sharon ordina un graduale allentamento della pressione militare nei Territori e lo sgombero di alcuni avamposti illegali eretti dai coloni. Il ministro delle infrastrutture Liberman avverte: «Così rischiamo la guerra civile» jfflK* \ V HHMHMBHii^^^''^^^ f ^j , \ « B^^^\Vi 4imi Il Presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Yasser Arafat: escluso dal vertice del 3 giugno a Sharm el-Sheikh