«Aumenteranno le piogge e si estingueranno piante e animali» di Gabriele Beccaria

«Aumenteranno le piogge e si estingueranno piante e animali» LE PREVISIONI SULL'IMPATTO DELL'OPERA «Aumenteranno le piogge e si estingueranno piante e animali» Gli scienziati: bacino troppo grande, probabile una catastrofe climatica e ambientale polemiche Gabriele Beccaria DA quando ha cominciato a rimpinzare i computer di dati, l'ansia di Zhu Changhan non ha smesso di crescere: le simulazioni che ha provato e riprovato all'Ente Meteorologico Cinese sono da thriller ecocatastrofico. Alterazioni dei flussi dei venti, aumento dei tassi di umidità, maggioregrado di riflessione della luce solare: i principali parametri ambientali risultano gravemente alterati, in un raggio di almeno 150 chilometri dall'immenso bacino della Diga delle Tre Gole, che si distende, minaccioso, lungo 600 chilometri (l'equivalente della distanza Torino-Roma). Provando e riprovando, i calcoli hanno emesso sempre il medesimo verdetto, vale a dire temperature medie ritoccate di un grado in più già a partire dal 2009, quando il progetto sarà concluso. Se la Terra soffre di effetto serra, la Cina si sta creando la propria serra nazionale, ancora più bollente e pericolosa. Comunque, sebbene ansioso, Zhu Changhan è uomo prudente. E eoa, insieme con gli allarmi - che da un po' di tempo hanno contagia- to il Primo Mondo e fanno discutere gli scienziati europei e americani - ha pensato bene di diffondere conclusioni forzatamente ottimistiche, in linea con le direttive del regime. D clima cambierà quasi di colpo, è vero, ma l'ecosistema della regione - ha sottolineato - «è forte» e «non dovrebbe essere stravolto». Anzi, sperando di essere ascoltato dalle masse di contadini spaventati, ha aggiunto che dall'apparente disastro si produrrà un evidente vantaggio, perché temperature maggiori e maggiori precipitazioni significheranno raccolti migliori. In Occidente tutti credono alla serietà dei dati climatici raccolti da Zhu, pochissimi alle sue stravaganti considerazioni finali. La venta è che dai computer dell'Arizona State University (ultima in ordine di tempo a elaborare studi e a tracciare scenari) emerge una probabile, quasi inevitabile, catastrofe, di cui proprio i contadini - anche quelli che verranno «risistematì» in altre aree - saranno le prime vittime. Semplificando: per piante e animali sarà una strage (in gergo, «l'ecosi¬ stema risulterà drasticamente impoverito»), mentre l'accresciuto inquinamento delle acque e le conseguenze della deforestazione scateneranno processi di erosione, con rischi di frane e mondazioni a catena, in una zona riconosciuta come sismica e in cui è un incubo ricorrente la natura turbolenta dello Yangtze (ogni volta che straripa a tremare sono 400 milioni di cinesi). Ma nemmeno questo affresco a tinte forti dà un'idea davvero completa. Il gigantismo della diga (che laun'altezza massima di 185 metri e ha imposto costi-record di 25 miliardi di dollari) ha costretto gli scienziati a rivedere i parametri standard e a concludere in un aiticelo apparso la scorsa settimana su «Science» che «la diga rappresenta il più grande esperimento mai condotto sugli effetti della fiammentazione dell'habitat»: si tratta, in altre parole, di un'opportunità di ricerca senza precedenti su quel processo onnai globale con il quale le concentrazioni agricole, industriali e metropolitane circondano e fanno a pezzi le' aree ancora intatte di natura, lasciando fragili frammenti di quello che un tempo era un continuum incontaminato. Per capire la curiosità del gruppo dell'università dell'Arizona ba¬ sta osservare le mappe. Il bacino inghiottirà pianure e colline su una superficie di 1080 chilometri quadrati (pari a un terzo della Valle d'Aosta) e farà emergere un fantastico arcipelago di un centinaio di montagne, mutate di colpo in isole e isolette. Lì resteranno prigionieri i rimasugli di piante e animali che costituivano l'oigoglio della provincia dello Hubei e lì si potrà valutare il grado di resistenza degli ecosistemi spezzettati. «la frammentazione dell'habitat - spiegano gli scienziati statunitensi - rappresenta la causa mondiale numero uno del crollo della biodiversità, ma i suoi meccanismi restano in gran parte ignoti. Si prepara una mega-verifica sul campo», con evidenti ricadute sulle future politiche di protezione ambientale. Non resta che consolarsi così, mentre gli archeologi non hanno ancora terminato l'elenco dei siti (almeno mille) perduti per sempre in quella che è universalmente nota come la «culla della civiltà cinese». L'altra faccia della catastrofe incombente ha fatto dire a Luo Erhu, dell'università del Sechuan: «Una parte della nostra eredità culturale finirà sott'acqua. D'ora in poi sarà più difficile capire da dove proveniamo». é? (é aV ^ 1& À& E 0^ #0 Jk* Ccf m IL PROGETTO EUE^UE^n^ CONSEGUENÌ ^ tm

Persone citate: Primo Mondo

Luoghi citati: Arizona, Cina, Roma, Torino, Valle D'aosta