Fratelli juventini non ci sarà una nuova cicatrice di Darwin Pastorin

Fratelli juventini non ci sarà una nuova cicatrice ~ON~ Fratelli juventini non ci sarà una nuova cicatrice Darwin Pastorin SE possibile, sono ancora più juventino. Perché è nella sofferenza e nella delusione che yiene fuori l'anima più nobile é sincera del tifo. Certo: non potrò mai giustificare le gambe molli di Camoranesi, il pallore di Del Piero, il nulla di Trezeguet, quel rigore calciato in quel modo poi; ma le storie di pallone, come insegnava Osvaldo Soriano, sono anche «pene e pianti». E voglio dire a Marcello Lippi che rimane, per me, il miglior allenatore del mondo. Perdere ai penalty fa male, tremendamente male. Soprattutto quando puoi contare, tra i pali, su un autentico mostro come Buffon. Soltanto che, dall'altra parte, c'era Mandrake Dida in una serata baciata dalla bravura e dalla fortuna. Dicono dei portieri brasiliani; ricordate Taffarel? All'Old Trafford l'ho rivisto in azione, stavolta con la maglia del Milan. Ho trascorso la notte in bianco. E ho rivisto e rivisto la partita, in ogni suo frammento e dettaglio. Ho pensato al mio Guido Gozzano e alle cose che potevano essere e non sono state, a un match che è stato sofferto, faticoso, per certi versi lacerante. Avrei voluto assistere a una prestazione indimenticabile di Alessandro Del Piero: doveva essere la «sua» finalissima, la firma sul Pallone d'Oro; invece il nostro Pinturicchio si è smarrito nei meandri della retroguardia milanista e nel labirinto delle sue tensioni. Proprio per questo gli vogliamo un bene maggiore. Tutti abbiamo capito, una volta per sempre, l'importanza di Nedved, vitale pure a mezzo servizio; la sua grinta e il suo cuore non si possono sostituire. Eppure, non possiamo lamentarci. Abbiamo stravinto lo scudetto e siamo vice-campioni d'Europa dopo aver impartito al Real Madrid di Zidane-Ronaldo-Figo-Raul una lezione memorabile. L'amarezza di queste ore non deve cancellare il senso di una stagione esemplare, che ci ha visto, a lungo, padroni d'Italia e d'Europa. Onore al Milan, perché è giusto e perché è nel nostro stile. Lavoriamo, sin da adesso, per la prossima finale. Non ci sarà una quarta cicatrice; lo sento, ne sono sicuro. Piuttosto, facciamo allenare ai rigori Trezeguet, Zalayeta e Monterò; un ritomo all'abc del football non guasta mai, nemmeno agli assi celebrati o agli aspiranti fuoriclasse. Cala il sipario sulla nostra annata; e non ci possono essere che applausi. Grazie, dunque, amico Lippi: per i tanti, tantissimi giorni da raccontare.

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