Un Faust per stupirci con gli effetti speciali

Un Faust per stupirci con gli effetti speciali LO SPETTACOLO DI GOUNOD DIRETTO DA DE ANA IN PRIMA AL REGIO Un Faust per stupirci con gli effetti speciali Un'opera piena di colore e di momenti mirabolanti: la partitura è più complicata di quanto non si creda, l'autore ha trasformato il dramma di Goethe in una vicenda ad uso della borghesia parigina Paolo Galtarati TORINO Alcuni degli spettacoli migliori visti al Regio negli ultimi anni sono legati al repertorio francese che il nostro teatro ha coltivato con particolare interesse sin da quando Carlo Majer ne guidava le sorti artistiche. La tradizione è quindi di buon auspicio per il «Faust» di Gounod che, dopo il primo atto, s'annuncia capace di rinverdire, lo straordinario successo cui quest'opera andò incontro dopo la prima parigina del 1859. Il direttore Michel Plasson è uno specialista di questo repertorio che vuole bacchette raffinate. I compositori francesi hanno sempre avuto innato il senso della strumentazione elegante, mor¬ bida, sottile nelTawolgere le voci e il loro melodizzare aperto, che non possiede la precisione di contomi tipica della melodia italiana, ma è capace di incantare e avvolgere l'orecchio in spirali voluttuose. Diremo domani, alla fine dell'esecuzione, come i tre cantanti principali Giuseppe Sabbatini, Carlo Colombara e Leontina Vaduva hanno affrontato e reso questa partitura molto più insidiosa di quanto generalmente non si creda, piena di pagine memorabili che fecero la popolarità dell'opera, andata curiosamente scemando dopo la seconda guerra mondiale. Il regista Hugo de Ana annuncia uno spettacolo mirabolante, pieno di colore e di effetti spettacolari: vedremo se e come questo desiderio di stupire si adatti al capolavoro di Gounod che trasforma il dramma di Goethe in una vicenda ad uso e consumo della borghesia parigina amante di un'intimità riservata e di sentimenti delicati. Non bisogna dimenticare, infatti, che il «Faust» nacque come opera comique, con le parti parlate al posto dei recitativi, e solo in un secondo momento fu adattata al genere del grand opera. Ma, fino alla fine dello spettacolo, è impossibile rendersi conto di come regista, direttori e cantanti abbiano risolto questo equilibrio tra componenti diverse e complementari. Per ora, sembra che l'avventura che ogni sera il mondo meraviglioso del teatro musicale offre al suo pubblico s'annunci assai interessante. Un momento del «Faust», in scena da ieri sera al Regio di Torino

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